ULTIMO POST
- Ottieni link
- X
- Altre app
Romanzo
del neorealismo, capolavoro indiscusso dell’indimenticabile Pier Paolo
Pasolini, “Ragazzi di vita”, è il ritratto crudele e nello
stesso tempo autentico e popolare dell’Italia del dopoguerra alle prese con la
ricostruzione, oggi completamente soppiantata dall'era del consumismo e della
disaggregazione socio-culturale.
Le vicende
di giovani borgatari della Roma degli anni ’50, figli di un Dio minore
rappresentato dalla fame e dalla sopravvivenza, segnano uno spaccato di vita
nel quale l’ascesa della borghesia “accecata” dal boom economico, si
contrappone all'emarginazione sempre più "perversa" e imperversante del sottoproletariato.
Prosa
rude e genuina, con numerose espressioni dialettali a sottolineare un “de
vulgari eloquentia” tipico del gergo spontaneo e casareccio dei
protagonisti, che rivela comportamenti o stati d’animo dell’agire comune
sintomatici e riproduttivi di una medesima estrazione sociale.
La
dicotomia integrazione/emarginazione sociale è affrontata e
risolta (in negativo) attraverso l’esperienza del protagonista, il Riccetto,
che dopo aver vissuto di espedienti e di imprese delinquenziali, si “ammodella” ai canoni della nascente società dei consumi e del lavoro.
Il
libro, uscito nel 1955, subì nello stesso anno una pesante censura
per i riferimenti alla prostituzione maschile considerata, secondo
la morale dell’epoca, oscena e scandalosa. L'autore ottenne l’assoluzione grazie alla
testimonianza di alcuni letterati di
spicco, tra i quali Carlo Bo e Giuseppe Ungaretti che operarono
una sorta di giustificazione postuma dei contenuti del romanzo con il
comune senso del pudore. Determinante fu la “deposizione” dello
stesso Bo che escluse ogni proposito osceno dell’opera dichiarando che “i dialoghi sono dialoghi di ragazzi e
l'autore ha sentito la necessità di rappresentarli così come in realtà".
LA
TRAMA: Siamo alle fine della seconda guerra mondiale con Roma presidiata
dai tedeschi. Il Riccetto, ragazzino di borgata, si rende artefice con i compagni Agnolo e Marcello di una serie di
furti, atti di teppismo e di vagabondaggio. Marcello muore a seguito del crollo
di un palazzo ma la combriccola si rinnova e si allarga nel tempo con altri
personaggi come Alduccio e il Begalone (con i quali il Riccetto partecipa
alla vendita di poltrone), il Caciotta e Amerigo (che insieme
al Riccetto si addentrano in una bisca clandestina), il Lenzetta (con il
quale il Riccetto, partecipa al furto di materiali da un'officina). Nel mezzo l’iniziazione
sessuale con la prostituta Nadia, la defiance di Alduccio
in un bordello, il fidanzamento del Riccetto con una delle figlie di sor
Antonio e il suo impiego come garzone di un pescivendolo. Arriviamo al capitolo
finale (La Comare Secca, cioè la morte) nel quale la scissione
tra i ragazzi di vita superstiti, che vanno incontro al proprio destino
infausto nell’Aniene, e il Riccetto, completamento integrato nel mondo del
lavoro, è netta e irreversibile …
UN
PASSO DEL ROMANZO: Amerigo è morto, - disse. Il Riccetto si alzò a
sedere puntando i gomiti e lo guardò in faccia. Gli angoli della bocca gli
tremavano come per un sorrisetto divertito; era una notizia eccitante, e si
sentiva tutto pieno di curiosità. - Ch’hai fatto? - chiese. - È morto, è morto,
- ripeté Alduccio, contento di dare quella notizia inaspettata. - È morto ieri
ar Poricrinico, - aggiunse. Quel cavolo di sera che il Riccetto aveva tagliato
dalla casa di Fileni, il Caciotta e gli altri s’erano fatti beccare, ma non
avevano fatto resistenza. Amerigo invece s’era lasciato portar fuori tenuto per
le braccia da due carabinieri, ma appena sul terrazzino li aveva sbattuti
contro la parete e aveva fatto un zompo di due o tre metri sul cortile; s’era
acciaccato un ginocchio, ma era riuscito lo stesso a trascinarsi avanti lungo
il muro del lotto: i carabinieri avevano sparato e l’avevano colto a una
spalla, e lui ugualmente ce l’aveva fatta a arrivare fin sulla sponda
dell’Aniene lì stavano quasi per acchiapparlo, ma lui sanguinante com’era s’era
buttato in acqua per attraversare Il fiume e nascondersi negli orti dell’altra
riva, scappare verso Ponte Mammolo o Tor Sapienza. Ma in mezzo al correntino
s’era sturbato e i carubba l’avevano acchiappato e portato al commissariato
zuppo di sangue e di fanga come una spugna: così che dovettero trasferirlo
all’Ospedale e piantonarlo. Dopo una settimana gli era passato il febbrone, e
lui tentò d’ammazzarsi tagliandosi i polsi coi vetri d’un bicchiere, ma anche
stavolta lo avevano salvato; allora una decina di giorni appresso, prima che
Alduccio e il Riccetto s’incontrassero all’Acqua Santa, s’era gettato giù dalla
finestra del secondo piano: per una settimana aveva agonizzato, e finalmente se
n’era andato all’alberi pizzuti…
L’AUTORE:
Bolognese, classe 1922, Pier Paolo Pasolini ha collezionato opere di
spessore come Ragazzi di vita (1955), Una vita violenta (1958), Il
sogno di una cosa (1962) Teorema (1968 ), e produzioni
cinematografiche in veste di regista come Accattone (1961), Mamma Roma
(1962), il Decameron (1971) e Salò e le 120 giornate di Sodoma (1975).
Morì
nella notte del 2 novembre 1975 a Ostia, travolto dalla sua stessa
auto guidata dall'omicida Piero Pelosi, un ragazzo di vita …
GIUDIZIO: Opera piena di intercalari dialettali che descrivono in maniera egregia l’ambientazione scenica e il contesto sociale in cui sono narrate le vicende dei protagonisti. Parole che fin dalla loro lettura si elevano ad immagini di vita reale e che spingono il lettore all'introspezione e meditazione critica. Un manifesto-denuncia del declino sociale apparentemente arginato dalla corsa verso la ricostruzione e il progresso. Il meglio di Pasolini, “maestro/ragazzo di vita” …
Commenti
Posta un commento
Posta il tuo commento. Sarò lieto di conoscere la tua opinione.