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Non
sono un sostenitore delle feste comandate, né tanto meno della ricorrenza di San
Valentino che proprio in questi giorni sta imperversando la rete
pubblicitaria con spot mielosi e di dubbia autenticità.
Penso
che l’importanza di certi valori non vada confusa (e trasfusa) con gli slogan propagandistici,
il cui fine è esclusivamente quello di abbagliare l’immaginario collettivo
(già di per sé carente) con stereotipi scontati e minimalisti che tutt'al più
servono solo a lambire le coscienze.
“L’amore
è la distanza più breve tra un uomo e una donna”. Avevo letto questa frase
qualche tempo fa scartando uno di quei cioccolatini che si ricevono in
occasioni simili. Mi ero perfettamente adeguato al contesto e non c’era bisogno
di riflettere e di comprendere. Ero io il contesto, e il contesto era me.
Fantasticherie
e voli pindarici tipici dell’età giovanile in cui qualsiasi trasporto
emotivo sembra durare per sempre. Poi crescendo è il ricordo ad essere
l’unica cosa che rimane anche quando l’emozione che lo ha germogliato non c’è
più.
L’eternità
è un’invenzione dei poeti, fatta apposta per sopravvivere al malessere
esistenziale, il compromesso che si frappone tra la realtà e l’immaginazione:
quanto più la prima si allontana dalle nostre aspirazioni, tanto più la seconda
si avvicina alle nostre evasioni intellettuali. Un serbatoio che riempiamo di
sogni e di speranze che ritornano a noi dopo essere stati respinti dalle mancate
condivisioni.
Meglio
tuffarsi nelle canzonette che in questi giorni si stanno ascoltando dal teatro Ariston
di Sanremo e che qualcuno proverà a fischiettare in macchina mentre va al lavoro prima che il loro eco svanisca non appena si affronteranno i
soliti problemi.
In
fondo è bene non prendersi sul serio e non pensare troppo all'amore.
L’amore
è un’altra cosa. E’ per sempre.
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