Una vita che non vale

 


Vivere sospesi tra un presente incerto e un futuro che non c’è, è una vita che non vale. Da oltre un anno a questa parte la pandemia del coronavirus oltre a mietere milioni di vittime ha prodotto tanti effetti collaterali tra i quali la privazione di un abbraccio, di un contatto fisico di qualunque tipo che ai tempi di una normalità, ora fortemente rimpianta, rappresentava l’anello di congiunzione più naturale e necessario delle relazioni umane.

Certo, si può vivere benissimo da soli surrogandosi delle emozioni visive e virtuali di un’immagine, di una fotografia o di un video messaggio ma è niente rispetto al calore che ti può dare una stretta di mano, o semplicemente una pacca sulla spalla tanto propizia e desiderata in determinati momenti della nostra vita.

E’ un dramma nel dramma di  tante morti ingiuste colpite a caso come il tragico gioco della roulette russa in cui si spera di essere risparmiati fino alla prossima ... puntata.  Morti che si dissolvono nel distanziamento come ombre umane avvolte nella nebbia prima di scomparire nel nulla senza nemmeno ricevere il conforto dell’ultima carezza.

Questa sospensione a tempo indeterminato della vitalità delle nostre azioni è una vita che non vale perché la provvisorietà genera incertezza, apnea del respiro intesa come impossibilità di ricevere aria in faccia, fresca e incontaminata, senza trincerarsi in maschere o mascherine con gli occhi spalancati ad indovinare l’espressività di uno sguardo che invece sembra perdersi nel vuoto.

Il dubbio di quando tutto questo finirà e si potrà ritornare a fare le cose di un tempo lacera quanto l’attesa di essere vaccinati e immunizzati per sempre. Ma anche qui non c’è certezza di niente poiché si ascoltano oracoli contrastanti per bocca degli stessi esperti del settore, virologi, infettivologi e quant’altro che invece di rassicurarci ci consegnano responsi non definitivi costellati di tanti “se”, “ma” o “forse”.

Resta una vita che non vale con cui dovremo imparare a convivere e ad accettare per quella che è, centellinando giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, attimi di respiro in un tempo presente che può trasformarsi improvvisamente in un futuro che è già passato.

Chi vuol esser lieto, sia di doman non c'è certezza...” (Lorenzo de’ Medici).

 

 

Amici e no

 

E lui guarda la televisione
si lascia andare senza avere voglia
e lei lo guarda con incomprensione
si domanda se l'ama oppure la imbroglia
Ed io tra di loro cerco una parte
Ma che squallore!
Perché mai c'è dentro di me
questa nuova voglia di partire…
di scoprire…

Che noia stare senza parlare!
Che desiderio matto di gridare!
Ma i complici si sono chiusi nel silenzio
con l'aria triste di chi ha capito
che ormai non c'è amore
e né la tentazione di scappare
di volare di giocare
di respirare aria pura
o di cercare un'altra avventura

Noi, chi siamo noi? Amici e no!
Che ipocrisia restare qui senz'allegria
a controllare il tempo e poi
con distrazione andare avanti
non più diversi non più amanti
Ma noi, chi siamo noi? Amici e no!

Eppure si potrebbe inventare
qualcosa di diverso e d’importante
magari aprire una conversazione
per scoprirci dentro senza inibizione
Si può fare…
si può cercare…
si può tentare…
ora… parlerò
ma il cuore mio si diverte
a darmi del bugiardo bugiardo
non avrai mai il coraggio
oramai sei in ritardo

Noi, chi siamo noi? Amici e no!
Ma che pazzia restare qui senza andare via
E' un’indecenza far l'amore
con il pensiero di tradire
con lo scopo amaro di morire
Noi, chi siamo noi? Amici e no!

Con distrazione andare avanti
non più diversi non più amanti
Ma noi, chi siamo noi? Amici e no!

(Tratto da Le parole del mio tempo)

                                            (Puoi ascoltare il brano anche cliccando qui: Le mie canzoni sono differenti

 


Sanremo 2021 nel segno del rock

 


Il 71° festival di Sanremo chiude i battenti nel segno del rock. Vincono i Maneskin, gruppo sconosciuto al grande pubblico festivaliero, che ha sovvertito tutti i pronostici della vigilia e delle classifiche provvisorie delle serate precedenti che davano invece per favorito Ermal Meta, retrocesso al terzo posto.

Che fosse un festival atipico, unico e (si spera) irripetibile, lo si sapeva e la vittoria del gruppo rockettaro romano ne è forse la dimostrazione più lampante di quanto tutto non sia e non sarà più come prima. La virtualizzazione della manifestazione, in smart-working più che nel classico smoking delle serate di una volta, ha confezionato un festival che ha acuito non solo il distanziamento sociale ma anche quello dei gusti musicali.

I social hanno inciso non poco in questa trasformazione e la musica, per quanto unica e universale, ha subito le influenze nascenti di stili di vita e di comportamenti sociali diametralmente diversi da quelli che si registravano fino a poco tempo fa. Insomma, niente sarà come prima e a Sanremo, che è lo specchio della nostra vita,  tutto questo si è visto in maniera chiara e marcata.

Kermesse lunghissima con 26 “big” in gara (troppi) e una modalità di votazione che alla fine ha favorito il pubblico nottambulo dei giovani, mentre quello in età più matura alle due di notte era già forse nelle braccia di Morfeo. Di qui la vittoria finale dei Maneskin, al primo acchito inaspettata, che non deve stupire più di tanto.

 Ecco le mie pagelle (in ordine di classifica finale):

  1. MANESKINZitti e buoni. Alla fine hanno messo a tacere tutti con un brano che fa rumore in tutti i sensi. Voto 6 
  2. MICHIELIN-FEDEZ: Chiamami per nome. Brano firmato da una miriade di autori, tra cui gli interpreti e Mahmood. Multicolore e orecchiabile . Voto 7,5 
  3. ERMAL METAUn milione di cose da dirti. Bella melodia con quell’inciso “mi allunghi la vita inconsapevolmente” da consegnare ai posteri. Voto 8 
  4. COLAPESCE/DI MARTINOMusica leggerissima.  I nomi dei due interpreti fanno pensare a due brigadieri o impiegati ministeriali. Sembrano catapultati dagli anni ’80 con un canzone che li evoca a mo’ di rimpianto. Voto 7 
  5. IRAMALa genesi del tuo colore. Ritmato, orecchiabile, di facile presa già alle radio e sui social. Voto 7
  6. WILLIE PEYOTEMai dire mai (la locura). Confesso che all’annuncio di Amadeus pensavo apparisse un cartone animato. Invece eccolo il Willie che non ti aspetti (e  che non conoscevo). Godibile. Voto 6,5 
  7. ANNALISADieci. Ma senza lode, anche se la canzone  piace già a molti giovani. Voto 7 
  8. MADAME: Voce. Forse l’interpretazione più bella e intensa di questo festival. Il premio “Sergio Bardotti" per il miglior testo è il giusto riconoscimento a questo brano. Voto 7,5
  9. ORIETTA BERTI: Quando ti sei innamorato. L’unica esponente di un Sanremo che non c’è più. Orietta non sfigura in mezzo a tanti semi-sconosciuti. La classe non è acqua. Voto 7 
  10. ARISAPotevi fare di più. Anche tu cara Arisa. Brano così così. Voto 6- 
  11. LA RAPPRESENTANTE DI LISTAAmare. Il duo Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina poteva scegliere uno pseudonimo meno... sindacale. Brano che appartiene alla lista del pop moderno. Voto 5- 
  12. EXTRALISCIO- DAVIDE TOFFOLOBianca luce nera. La canzone è più nera che bianca. Da consegnare alle balere post lock-down. Voto 5- 
  13. LO STATO SOCIALECombat pop. Ripetersi è difficile. Fanno rimpiangere la vecchietta di “Una vita in vacanza” .Voto 5
  14. NOEMIGlicine. Si presenta in splendida forma, non più “rotondetta” dei tempi di “Vuoto a perdere”. Non male. Voto 6 
  15. MALIKA AYANE: Ti piaci così. Canzone “anti-femminicidio” dedicata alle donne che devono prendersi cura di sè e piacersi di più. Il testo supera la melodia e il risultato è una media tra queste due componenti. Voto 7
  16. FULMINACCI: Santa Marinella. A dispetto del nome dell’interprete che fa pensare ad un’imprecazione (tipo mortacci tua), il brano non è malaccio. Voto 7 
  17. MAX GAZZE’Il farmacista. Più spettacolare che sostanziale. La versione nei panni che ricordano il pittore Dalì è la più riuscita. Voto 6
  18. FASMA: Parlami. Reduce dal terzo posto dell’anno scorso nella sezione “Nuove proposte” (ma vincitore nelle vendite), Fasma si presenta con un brano che non sfigura. Voto 7 
  19. GAIACuore amaro. Spagnoleggiante e godibile, Gaia ci rende il cuore più dolce. Voto 6,5
  20. COMA COSEFiamme negli occhi. Sembrano i nuovi Jalisse ma il brano è... un fumo negli occhi. Voto 5 
  21. GHEMONMomento perfetto. Brano “perfetto” per le serate da piano bar ma nulla di più. Voto 5 
  22. FRANCESCO RENGAQuando trovo te. Brano difficile a due ottave con cambi di ritmo e di ritornello. Non all’altezza dei precedenti proposti dall’artista bresciano. Voto 5
  23. GIO EVAN:  Arnica. Canzone che è uno sfogo di conflitti interiori irrisolti e che resterà così (irrisolta) anche nel dopo festival. Voto 4
  24. BUGO:  E invece sì. Stonato come una campana. Sarebbe stato meglio se avesse abbandonato il palco come l’anno scorso. Voto 4
  25. AIELLO:  Ora. E mai più. I grandi artisti napoletani storici si sono già rivoltati nella tomba Voto 4-
  26. RANDOM: Torno da te. E noi ti aspettiamo in tempi migliori. Voto 4+