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Il 71° festival di Sanremo chiude i battenti nel segno del rock. Vincono i Maneskin, gruppo sconosciuto al grande pubblico festivaliero, che ha sovvertito tutti i pronostici della vigilia e delle classifiche provvisorie delle serate precedenti che davano invece per favorito Ermal Meta, retrocesso al terzo posto.
Che fosse un festival atipico, unico e (si spera) irripetibile, lo si sapeva e la vittoria del gruppo rockettaro romano ne è forse la dimostrazione più lampante di quanto tutto non sia e non sarà più come prima. La virtualizzazione della manifestazione, in smart-working più che nel classico smoking delle serate di una volta, ha confezionato un festival che ha acuito non solo il distanziamento sociale ma anche quello dei gusti musicali.
I social hanno inciso non poco in questa trasformazione e la musica, per quanto unica e universale, ha subito le influenze nascenti di stili di vita e di comportamenti sociali diametralmente diversi da quelli che si registravano fino a poco tempo fa. Insomma, niente sarà come prima e a Sanremo, che è lo specchio della nostra vita, tutto questo si è visto in maniera chiara e marcata.
Kermesse lunghissima con 26 “big” in gara (troppi) e una modalità di votazione che alla fine ha favorito il pubblico nottambulo dei giovani, mentre quello in età più matura alle due di notte era già forse nelle braccia di Morfeo. Di qui la vittoria finale dei Maneskin, al primo acchito inaspettata, che non deve stupire più di tanto.
Ecco le mie pagelle (in ordine di classifica finale):
- MANESKIN: Zitti
e buoni. Alla fine hanno messo a tacere tutti con un brano che fa
rumore in tutti i sensi. Voto 6
- MICHIELIN-FEDEZ: Chiamami
per nome. Brano firmato da una miriade di autori, tra cui gli
interpreti e Mahmood. Multicolore e orecchiabile . Voto 7,5
- ERMAL META: Un
milione di cose da dirti. Bella melodia con quell’inciso “mi
allunghi la vita inconsapevolmente” da consegnare ai posteri. Voto
8
- COLAPESCE/DI MARTINO: Musica
leggerissima. I nomi dei due interpreti fanno pensare a due
brigadieri o impiegati ministeriali. Sembrano catapultati dagli anni ’80
con un canzone che li evoca a mo’ di rimpianto. Voto 7
- IRAMA: La
genesi del tuo colore. Ritmato, orecchiabile, di facile presa già
alle radio e sui social. Voto 7
- WILLIE PEYOTE: Mai
dire mai (la locura). Confesso che all’annuncio di Amadeus pensavo
apparisse un cartone animato. Invece eccolo il Willie che non ti aspetti
(e che non conoscevo). Godibile. Voto
6,5
- ANNALISA: Dieci.
Ma senza lode, anche se la canzone
piace già a molti giovani. Voto 7
- MADAME: Voce.
Forse l’interpretazione più bella e intensa di questo festival. Il premio
“Sergio Bardotti" per il miglior testo è il giusto riconoscimento a questo brano. Voto 7,5
- ORIETTA BERTI: Quando
ti sei innamorato. L’unica esponente di un Sanremo che non c’è
più. Orietta non sfigura in mezzo a tanti semi-sconosciuti. La classe non
è acqua. Voto 7
- ARISA: Potevi
fare di più. Anche tu cara Arisa. Brano così così. Voto
6-
- LA RAPPRESENTANTE DI
LISTA: Amare. Il duo Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina
poteva scegliere uno pseudonimo meno... sindacale. Brano che
appartiene alla lista del pop moderno. Voto 5-
- EXTRALISCIO- DAVIDE
TOFFOLO: Bianca luce nera. La canzone è più nera
che bianca. Da consegnare alle balere post lock-down. Voto 5-
- LO STATO SOCIALE: Combat
pop. Ripetersi è difficile. Fanno rimpiangere la vecchietta
di “Una vita in vacanza” .Voto 5
- NOEMI: Glicine.
Si presenta in splendida forma, non più “rotondetta” dei tempi di “Vuoto
a perdere”. Non male. Voto 6
- MALIKA AYANE: Ti
piaci così. Canzone “anti-femminicidio” dedicata alle donne
che devono prendersi cura di sè e piacersi di più. Il testo supera la
melodia e il risultato è una media tra queste due componenti. Voto
7
- FULMINACCI: Santa
Marinella. A dispetto del nome dell’interprete che fa pensare ad
un’imprecazione (tipo mortacci tua), il brano non è malaccio. Voto
7
- MAX GAZZE’: Il
farmacista. Più spettacolare che sostanziale. La versione nei
panni che ricordano il pittore Dalì è la più riuscita. Voto 6
- FASMA: Parlami.
Reduce dal terzo posto dell’anno scorso nella sezione “Nuove proposte” (ma
vincitore nelle vendite), Fasma si presenta con un brano che non sfigura. Voto
7
- GAIA: Cuore
amaro. Spagnoleggiante e godibile, Gaia ci rende il cuore più
dolce. Voto 6,5
- COMA COSE: Fiamme
negli occhi. Sembrano i nuovi Jalisse ma il brano è... un fumo
negli occhi. Voto 5
- GHEMON: Momento
perfetto. Brano “perfetto” per le serate da piano bar ma nulla di
più. Voto 5
- FRANCESCO RENGA: Quando
trovo te. Brano difficile a due ottave con cambi di ritmo e di
ritornello. Non all’altezza dei precedenti proposti dall’artista bresciano. Voto
5
- GIO EVAN: Arnica.
Canzone che è uno sfogo di conflitti interiori irrisolti e che resterà
così (irrisolta) anche nel dopo festival. Voto 4
- BUGO: E
invece sì. Stonato come una campana. Sarebbe stato meglio se
avesse abbandonato il palco come l’anno scorso. Voto 4
- AIELLO: Ora.
E mai più. I grandi artisti napoletani storici si sono già rivoltati nella
tomba Voto 4-
- RANDOM: Torno
da te. E noi ti aspettiamo in tempi migliori. Voto 4+
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