GIORNO QUALUNQUE




Guardo quell’uomo in cerca di avventura
Vaga nel buio forse perché ha paura
Si lascia andare con mezza sigaretta
e mi fa pena anche lui non ha fretta

E voglio andarmene da questa strana vita
che mi trascina con sé con una valigia
Guardo le case e quelle luci accese
i campanili a vela delle chiese

Tu …un tempo tu con me
Tu …chissà ora dove sei?

Tutti gli amici son andati a ballare
ma questa volta non voglio divertirmi
mi basto solo con questo mio dolore
e voglio ridere e darmi del buffone

Ma forse è vero che tutto intorno è amore
Ma forse è vero che non c’è più dolore
Solo un pensiero che presto o tardi muore
Un dispiacere che dura poche ore
in un giorno qualunque che tu
ad un tratto non ricordi più

Tu …un tempo tu con me
Tu …chissà ora dove sei?

Ma forse è vero che è solo un’illusione
questo cercarsi anche se fuori piove
Ma forse è vero che tutto nasce e muore
in un pensiero al sorgere del sole
in un giorno qualunque che tu
ad un tratto non ricordi più





IL MIO SANREMO VENTI VENTICINQUE




Qualcuno lo ha definito il Festival della restaurazione dopo le cinque edizioni di Amadeus in cui l’innovazione e la capacità di attrarre un pubblico più giovanile erano stati, a buon diritto, i punti di forza.

Con Carlo Conti il Sanremo venti venticinque ha offerto sul palcoscenico dell’Ariston canzoni più melodiche, ancorché tra loro molto somiglianti, rispolverando un certo retrogusto che ha ricordato le atmosfere musicali degli anni novanta.

I dati di ascolto non hanno però tradito le attese: pur con il cambio della conduzione, la kermesse più popolare dell’anno ha fatto registrare un ottimo riscontro del pubblico televisivo, a cui si è aggiunto quello delle piattaforme digitali che ha concorso non poco a far lievitare l’audience.

Dicevamo delle somiglianze delle canzoni: qualcuno ha parlato addirittura di plagio e forse, in qualche caso, c’è stato. Ad esempio, la melodia del brano di Cristicchi ricorda molto quella di Pianeti, la canzone di Ultimo. Stessa cosa per La cura per me, il brano di Giorgia, che nel refrain evoca le reminiscenze de La sera dei miracoli di Lucio Dalla. Si dice però che le note musicali sono sette e questo può accadere, come già è accaduto e ancora accadrà.

Vince Olly ma è una vittoria annunciata "strada facendo". Già nei giorni precedenti aveva ottenuto milioni di visualizzazioni sui social ed era risultato il più cliccato fra gli artisti in gara.

Ma ecco le mie pagelle (in ordine di classifica finale):
  1. OLLYBalorda nostalgia. Brano orecchiabile con il solito giro del Do (DO+LA-RE-SOL7°) ma interpretato con passione. Nonostante la giovane età di Olly (23 anni), è una canzone molto festivaliera, che richiama la tradizione melodica. Voto 7
  2. LUCIO CORSIVolevo essere un duro. Forse la vera rivelazione di questo Festival. Brano dalle giuste atmosfere. Voto 7
  3. BRUNORI SASL’albero delle noci. L’unico brano in stile cantautorale, ma non avere rivali con cui confrontarsi in qualche modo lo ha avvantaggiato. Voto 6
  4. FEDEZ: Battito. Il messaggio del testo sembra essere una frecciatina alla ex Chiara Ferragni ma è un interrogativo che il rapper, esperto nella comunicazione, ha forse voluto lanciare di proposito. Voto 6
  5. SIMONE CRISTICCHIQuando sarai piccola. Testo toccante e commovente ma la melodia poteva essere migliore. Voto: 7
  6. GIORGIA: La cura per me. Forse l’unica vera interprete del Festival, con la sua voce formidabile e intonatissima. Voto 8
  7. ACHILLE LAURO: Incoscienti giovani. Brano melodico che segna la trasformazione di Lauro da cantante trasgressivo ad interprete più impegnato. Non male. Voto 7,5.
  8. FRANCESCO GABBANIViva la vita. Ballata gradevole ma niente di più. Voto 6
  9. IRAMA: Lentamente. Brano molto somigliante ai precedenti dell’artista. Insomma la stessa canzone di sempre. Voto 6
  10. COMA COSE: Cuoricini. Sulla scia dei Ricchi e Poveri. Sarà uno dei tormentoni della prossima estate. Purtroppo. Voto 5
  11. BRESCH: La tana del granchio. Anonimo. Voto 5
  12. ELODIE: Dimenticarsi alle sette. Perché proprio alle sette e non a un’altra ora? Testo insipido ma la melodia è migliore. Voto 6
  13. NOEMISe t’innamori muori. Noemi è brava ma il brano non lo è altrettanto. Voto 6
  14. THE KOLORS: Tu con chi fai l’amore. Altro tormentone della prossima estate. E non è un pregio. Voto 5
  15. ROCCO HUNT: Mille vote ancora. A noi basta una sola volta. Per non ascoltarlo più. Voto 4
  16. WILLIE PEYOTEGrazie ma no grazie. Prego, l’uscita è in fondo a destra. Voto 4
  17. SARAH TOSCANOAmarcord. Se l’avesse cantata Annalisa non ci sarebbe stata alcuna differenza. Si vede che entrambe provengono dalla stessa scuola di Amici. Voto 7
  18. SHABLO(e compagnia bella):La mia parola. Piace a chi piace questo genere. Settoriale. Voto 5
  19. ROSE VILLAINFuorilegge. Meglio rispettare l'ordine pubblico (e delle cose). Voto 6
  20. JOAN THIELE: Eco. Brano interessante, ben eseguito da questa giovane cantante. Voto 7
  21. FRANCESCA MICHIELINFango in Paradiso Dopo Nessun grado di separazione non si è più ripresa. Voto 5
  22. MODA’Non ti dimentico. Noi invece l’abbiamo già fatto. E senza rimpianti. Voto 4
  23. MASSIMO RANIERI: Tra le mani un cuore. Non brilla. Forse c’è un tempo per ritirarsi dalle scene o tornare a fare altre cose, come ad esempio la recitazione o lo showman. Sono lontanissimi i tempi (che non torneranno più) di Perdere l’amore. Voto 5
  24. SERENA BRANCALEAnema e core. Sfruttare la napoletanità del titolo non è stata una buona idea. Voto 4
  25. TONY EFFEDamme ‘na mano. Niente a che fare con il mitico Franco Califano cui pare ispirarsi. L’unica mano che gli possiamo dare è quella di farlo uscire al più presto dal palcoscenico dell’Ariston. Voto 4
  26. GAIA: Chiamo io chiami tu. Nel dubbio lasciamo il cellulare spento. Voto 5.
  27. CLARA: Febbre. In linea con l’influenza di stagione. Passerà con un buon antibiotico. Voto 5
  28. RKOMI: Il ritmo delle cose. Nome che mette a dura prova chi ha la erre moscia. Ha il merito di non snaturare il suo genere e non sfigura. Voto 6,5
  29. MARCELLA BELLAPelle di diamante. Va premiato il coraggio di voler restare sulla cresta dell’onda nonostante gli anni che, ahimè, avanzano anche per lei. Voto 6,5
























I MIEI RACCONTI: L'APPARTAMENTO




“Carino, luminoso e superaccessoriato. Riscaldamento autonomo con telecomando, lavatrice auto-programmabile, video citofono e impianto satellitare. Cosa vuoi di più? E poi è tutto così accogliente, confortevole, non devi nemmeno faticare tanto per tenerlo in ordine. C’è anche una bella vista panoramica, vedrai che ti troverai bene.”

Sono sopraffatto dalle parole di Annalisa che mi mostra con la verve del più consumato agente immobiliare l’appartamento in cui dovrò andare ad abitare. Rimango in silenzio con la faccia cupa e perplessa, come un bambino al primo giorno di scuola che si rifiuta di entrare in classe.

I cambiamenti non sono mai stati il mio forte. Sarà forse per pigrizia mentale o per un’atavica riluttanza per le cose nuove, che ho sempre preferito pianificare tutto della mia vita, adagiandomi al mio modello organizzativo come un perfetto ed efficiente ragioniere Mi sono “abituato” alle mie abitudini: casa-lavoro-casa, senza alcuna deviazione del percorso. Mi sono abituato al silenzio, ai miei silenzi.

Annalisa sembra leggermi nel pensiero e mi porta a visitare la stanza da bagno tenendomi sottobraccio quasi per timore che io possa scappare.

“Guarda come è spazioso. C’è anche la vasca per l’idromassaggio.” Mi strizza l’occhio abbozzando un sorriso malizioso. “Sei un bell’uomo, potrai portarci tutte le donne che vorrai.”

La mia accompagnatrice continua nella sua opera di persuasione prospettandomi una vita piena di gioia e di sesso sfrenato. Non l’ascolto più. Vedo la sua bocca continuare a muoversi emettendo tanti bla bla bla ed io mi assento completamente inseguendo un pensiero d’infanzia.

Eccomi bambino con mia madre che mi mostra il regalo che avevo sempre sognato: una bicicletta da corsa “superaccessoriata” proprio come l’appartamento che sto visitando.

“Ti piace? C’è proprio tutto: due specchietti retrovisori, il sellino di vera pelle, le luci di direzione, ben cinque marce e il vano per la bottiglietta dell’acqua. Con le lunghe corse che farai ti verrà sicuramente sete. Anzi, sai una cosa? Invece dell’acqua ti riempirò la bottiglietta con il tuo succo di frutta preferito.”

Come Annalisa, mia madre continuava a parlarmi, ad accarezzarmi il viso con il suo fare amorevole cercando di rendermi partecipe di una gioia che soltanto dopo scoprii avere ben altro fine: tenermi lontano da casa per alcune ore mentre riceveva i suoi amanti in camera da letto.

“Gianni, ma mi stai ascoltando?” La voce di Annalisa mi riporta alla realtà e non so se è più piacevole di quella che ho appena ricordato.

“Ora devo proprio andare. A minuti verrà Franco per il contratto. Vedrai, sarà molto vantaggioso per te.” Mi schiocca un bacio sulla guancia, prende la borsa e scappa via in tutta fretta.

Dalla finestra la vedo uscire dal portone, attraversare la strada e alzare lo sguardo verso di me che la sto osservando tra le tende. Mia moglie mi saluta con la mano regalandomi questa volta solo un sorriso spento e fugace prima di mescolarsi tra la gente.

So che non tornerà più.

L’APPARTAMENTO

Racconto breve
di
Vittoriano Borrelli

Ogni riferimento a fatti o personaggi della realtà è puramente casuale.
L’immagine di copertina è liberamente tratta da foto disponibili sul web
senza alcuna correlazione con i fatti narrati.

UN ALTRO NATALE




Strade affollate tutte illuminate
notte stellare per un altro Natale
che arriverà nei paesi e città
portando doni, sogni e lacrimoni

Giochi di luce di un momento speciale
Facce in attesa per un altro Natale
che arriverà con la neve in città
coi suoi rossori dispensando stupori

E questa notte passerà con le stelle in cielo
ed un pensiero volerà a chi sta da solo
E non dormirà

Chiaro di luna vento settentrionale
Quante speranze per un altro Natale
che arriverà e si dileguerà
come un barbone chiuso dentro a un cartone

Case addobbate tante stelle a puntale
Sale l’attesa per un altro Natale
che arriverà e si riposerà
come un bambino aspettando il mattino

E questa notte passerà con le stelle in cielo
ed un pensiero volerà a chi sta da solo
E non dormirà

IL DOLORE



Quando lo senti da tanto
che non ti fa quasi niente
Come una lama che taglia una palla di neve
che al sole si scioglie
Sotto un cielo di carta e la luna che guarda
l'aurora nell'alba

Quando il dolore non passa
ed il respiro ti manca
guardi le luci del mondo a una certa distanza
da questa terrazza
Il rumore del mare attutisce ogni male
col vento Maestrale

Voglio cullarmi sul mio dolore
tanto non sento più niente
nè di te nè di me
nè di quello che dice la gente che mente

Voglio annegare nel mio dolore
tanto nessuno lo sente
Come un'onda del mare
che mi porta via
dalla gente per sempre

Quando il dolore è una fiamma
che brucia dentro e t'inganna
Quando sparisce e riappare ogni volta
che passa l'aurora nell'alba
E le stelle le senti soltanto
scalfire la pelle dolente

Voglio cullarmi sul mio dolore
Tanto non sento più niente
nè di te nè di me
nè di quello che dice la gente che mente

Voglio annegare nel mio dolore
tanto nessuno lo sente
Come un'onda del mare 
che mi porta via
dalla gente per sempre




(Dedicato a tutte le persone che soffrono)

HO IMPARATO A VIVERE CON ME



E mi amo… mi amo… mi amo alla faccia tua!
E mi amo… mi amo… mi amo ma so che è dura!

Ho imparato a vivere con me
non è stato facile per me
dopo un anno difficile così
coi ricordi inchiodati sempre qui

L’alito del buon vino in bocca e tu
un sapore che non ricordo più
nel dolore divido a metà
gelosia e una dolce vanità

E mi amo… mi amo… mi amo alla faccia tua!
E mi amo… mi amo… mi amo ma so che è dura!

Ho imparato a vivere con me
ma ti giuro che non ce l’ho con te
Mi accontento di tutto quel che c’è
anche a fare le cose senza te
a sputare due versi di poesia
sulla mia pornografia

Ho imparato a vivere con me
con maggiore equilibrio e autonomia
brucio le tappe della mia pazzia
così inganno di più la vita mia
coi sorrisi annoiati nel caffè
sulla scia dell’apatia

Ho imparato a vivere con me
a mangiare discorsi senza te
a guardare le macchine così
ma nessuno mi porta via da qui

Passo il tempo a imbrogliare le mie idee
a lasciare la noia lì com’è
nel dolore capisco che non va
metto in ordine il senso dell’età

E mi amo… mi amo… mi amo alla faccia tua!
E mi amo… mi amo… mi amo ma so che è dura!

Ho imparato a vivere con me
dopo tutto non ci sei solo tu
per esempio c’è un uomo come me
che può fare benissimo da sé
Da domani ritorno a certe idee
sarò allegro tutte le sere

Ho imparato a vivere con me
ci scommetto che non ci crederai
Ora vivo e mi basto anche così
Amo piccole cose che non sai
Sono a tanti chilometri da te
per fortuna tu non ci sei











































BELL'ANIMA



Bell'anima
quest'anima che non si piega al niente
che sfida anche la fine e resta in te per sempre
Bell'anima 
quest'anima preziosa e incorruttibile
che naviga nei mari che ti aprono la mente

Dentro di te
Fuori di te
in ogni istante tu la sentirai
rinascere accanto a te
Così sarà per sempre

Bell'anima
quest'anima che risorge dalle ceneri
che valica montagne che avrai scalato sempre
Bell'anima 
quest'anima che non ti è indifferente
che vince sul dolore e le miserie della gente

Dentro di te
Fuori di te
in ogni istante la respirerai
accanto a te così com'è

Bell'anima
quest'anima guerriera e indistruttibile
che non si arrende mai alle miserie della gente

Dentro di te
Fuori di te
in ogni istante tu la sentirai
rinascere accanto a te
Per sempre







LA LUNA

 


La luna mi scruta leggera

Mi accoglie nella sua atmosfera 

Mi prende mi ama e mi vuole 

M'illumina con ardore 

Due occhi espressivi e invadenti 

che parlano senza dir niente 

Due lacrime sciolte sul viso 

che scorrono senza dolore 

E il tempo tra noi due 

ci completa e ci divide 

Voliamo lontano verso nuove isole 

come due amanti sopra spiagge libere 

La luna selvaggia 

mi fa l'amore e insegue una vita di più 

La luna consapevolmente mi ascolta 

discreta e respira

Morire lei non può

Lasciarmi solo no

La luna istintivamente mi cerca

e posa le ali sul mio corpo fragile 

sulle mie fantasie 

Silenziosa e solidale se piango 

Sorridente se mi trucco da pierrot 

Concreta se mi parla d'amore 

Incerta se le chiedo perché 

E il tempo tra noi due 

ci completa e ci divide 

I suoi raggi mi guidano nei sentieri 

Fantasia indulgente dei miei desideri 

La luna preziosa 

mi fa l'amore e insegue un pensiero di più 

La luna è il piccolo mondo di un uomo 

che impara e respira

Morire lei non può 

lasciarmi solo no

La luna maliziosamente mi ascolta 

e posa le ali sul mio corpo fragile 

sulle mie fantasie 

TI ASPETTAVO

 


Ti aspettavo alla stazione 

mentre già ti odiavo un po'

Li davanti a un vecchio bar

Tu con l'aria di una star

Desiderio di fuggire 

dai tuoi occhi e morire 

Ti aspettavo a mani in tasca 

solo nella grande piazza 

Un minuto alle otto 

Io che avevo il cuore rotto 

Desiderio di capire 

una storia già alla fine 

Ti aspettavo in un momento 

buio della mia vita 

Ti aspettavo tanto da pensarti invano 

Ti aspettavo  e non sapevo 

chi aspettavo e se davvero 

Io ti amavo tanto da odiarti invano 

Ti aspettavo ormai da molto 

Mi cascava addosso il mondo 

Tosse forte per il fumo

Ai miei occhi solo un muro 

Desiderio di capire 

un amore già alla fine 

UNA VITA DIVERSA




Tu la vorresti una vita diversa
come il sogno di un bambino
affacciato alla finestra
a guardare fuori il mare
gli aeroplani in mezzo al cielo
che si perdono nel blu

La compreresti una vita diversa
anche se valesse tanto
offriresti tutto il cuore
pur di uscire dal grigiore
di un mattino senza sole
che ti avvolge sempre più

Diversa …
da cercare nel calore di un sorriso
che ti dia la forza per ricominciare
e sentirti meno male con il cuore

Una vita che ti faccia respirare
e pensare ancora quanto é bello il mare
e volare e poi volare
essere infinito con te

Tu la offriresti una vita diversa
anche a chi non l’ha mai avuta
ma ti sta vicino ora
e ti ama come allora
perché in te ci crede ancora
prima o poi cambierà

Diversa…
da cercare nello sguardo di un bambino
e trovarci ancora intatta la speranza
e sentirti meno male con il cuore

Una vita che ti faccia immaginare
cose che la tua realtà non ti può dare
E volare e poi volare
essere infinito con te

SANREMO 2024: PROMOSSI E BOCCIATI



Amadeus, giunto alla quinta (e ultima) conduzione del festival 2024, chiude col botto inanellando ascolti record come non se ne vedevano da trent’anni a questa parte.

Odiato e amato nello stesso tempo, il più grande palcoscenico della musica italiana resta ben saldo mantenendo lo scettro dell’evento musicale più importante dell’anno.

I tempi cambiano e Sanremo ha il merito di adeguarsi ai nuovi usi e costumi proponendo una ricca e variegata offerta musicale che accontenta i gusti di tutte le generazioni. Di questo bisogna dare merito ad Amadeus per essere stato capace di coniugare le diverse aspettative degli amanti delle canzonette unendo tradizione e innovazione e, soprattutto, facendo avvicinare i giovani a una manifestazione che fino a qualche anno fa era da loro giudicata retrograda e superata.

Un appunto alla 74tresima edizione di questo festival bisogna però farlo: 30 cantanti in gara sono troppi e molti di loro si sono esibiti a notte inoltrata quando buona parte del pubblico televisivo era già tra le braccia di Morfeo. Sarebbe stato meglio una scaletta più contenuta.

Ma ecco i miei promossi e bocciati:

ANGELINA MANGOLa noia. Brano scritto con Madame di cui si avverte lo stile, dal testo impegnativo ma reso fluido dalla melodia e dal ritmo spagnoleggianti. Angelina è brava, degna erede del celebre (e prematuramente scomparso) papà Mango. Voto 7,5.

GEOLIERI p’me, tu p’te. Vincitore in tutte le classifiche provvisorie, il rapper napoletano si fa valere con un brano che sta già spopolando nel web. Da censurare i fischi di una parte del pubblico per la sua vittoria nella serata delle cover che ha molto condizionato il giudizio finale. Sensazione sgradevole di razzismo che segna una brutta pagina di questo festival. Voto 7

ANNALISASinceramente. Canzone frizzante che ricalca il successo di Bellissima. Sarà il tormentone dell’estate 2024.Voto 8

GHALI–Casa mia. Moderna ballata del disagio giovanile. Sarà molto ascoltata, soprattutto dai giovani. Voto: 8

IRAMATu no. Irama è forse uno dei migliori cantanti in gara per intonazione e capacità di raggiungere le note più alte. Brano che è nelle sue corde. Voto 7

MAHMOODTuta gold. Turbolenze giovanili di un passato non troppo lontano, bene interpretato dall’artista milanese già vincitore di due festival. Voto 7

LOREDANA BERTE’Pazza. Qualche reminiscenza con la più intensa “Dedicato” di qualche decennio fa, la Bertè si presenta con un brano che gli sta addosso come un abito attillato. Voto 7

IL VOLOCapolavoro. Solita melodia ma meno banale delle precedenti. L’interpretazione è pregevole come sempre. Voto 7

ALESSANDRA AMOROSOFino a qui. Gradevole e ben interpretata dall’artista tarantina. Voto 7,5

ALFAVai. E’ il caso di andarci (in altri lidi).Voto 5

GAZZELLE–Tutto qui. Forse il brano che più si aggancia alla melodia tradizionale. Ben strutturato ed orecchiabile. Voto 8

IL TREFragili. Testo bello, la melodia un po’ meno. Voto 6

DIODATOTi muovi. Non ripete il successo di Fai rumore. Brano che un po’ delude le aspettative. Voto 6

EMMAApnea. Canzone molto orecchiabile, ma un po’ stupidina. Voto 5

FIORELLA MANNOIAMariposa. Ballata dedicata alle donne, stile De André. Non una delle migliori del suo repertorio. Voto 6

THE KOLORSUn ragazzo una ragazza. Hanno già vinto alle radio e nei social. Sarà uno dei successi di quest’estate. Voto 7

MR RAIN-Due altalene. Niente a che vedere con la canzone dello scorso anno Supereroi. Voto 5

SANTI FRANCESIL’amore in bocca. Più che l’amore lascia un po’ di amaro. Voto 5.

NEGRAMARORicominciamo tutto. Sarebbe il caso di farlo, a partire da questo brano lontanissimo parente dei loro successi passati. Voto 5

DARGEN D’AMICOOnda alta. Canzone che tratta il doloroso tema dei migranti nelle acque del Mediterraneo, interpretata con la solita ironia che contraddistingue Dargen. Meno coinvolgente della precedente Dove si balla. Voto 7

RICCHI E POVERIMa non tutta la vita. Sarà molto ballata nelle balere. Voto 6,5

BIGMAMALa rabbia non ti basta. Bene il messaggio del testo che è un invito a non mollare. Melodia tutto sommato accettabile. Voto 6,5

ROSE VILLAINClick boom! L’esplosione di un … fiammifero. Voto 4

CLARADiamanti grezzi. Forse un po’ sottovalutata dalle giurie. Meritava qualche posizione in più. Voto 7

RENGA&NEKPazzo di te. Duo improvvisato e non proprio indovinato. Canzone così così, un po' datata.. Voto 5

MANNINISpettacolare. Gradevole. Voto 7,5

LA SADAutodistruttivo. Tralasciando il look di questi tre scalmanati, davvero distruttivo agli occhi di chi li guarda, la canzone tirerà soprattutto per quei giovani che amano “distinguersi” e contestare per il solo gusto di farlo. Voto 4

BNKR44Governo punk. Il brano fa breccia nei cuori giovanili ed è già molto ascoltato nelle radio. Quanto basta. Voto 7

SANGIOVANNIFiniscimi. Lo sa anche lui che è la fine di una… meteora. Voto 4

FRED DE PALMAIl cielo non ci vuole. Nemmeno noi. Voto 4























TU NON DEVI MORIRE




Ho provato tante volte a togliermi la vita ma non ci sono mai riuscito. Sembra che il destino si sia accanito contro di me e non voglia proprio vedermi all’altro mondo.

A dire il vero tutti i miei tentativi di suicidio sono così miserevolmente falliti che mi è sorto il dubbio di avere davvero desiderato di morire. Come se all’ultimo istante, all’ultimo tratto del mio gesto estremo una vocina dentro di me m’implorasse di non farlo facendomi provare tanta compassione.

Già, la compassione! Forse la compassione è l’antitesi della morte desiderata, un respiro, debole o forte che sia, che ti tiene ancora legato alla vita, alla speranza che tutto possa ancora cambiare e che i sentimenti, quelli buoni e genuini, possano finalmente germogliare in un campo arido di colori e di vegetazione.

Ma sarà vero che io abbia voluto farla finita? A giudicare da certi tentativi goffi e un po’ maldestri, pare proprio di no. Come quella volta in cui avevo deciso di impiccarmi con una corda ben spessa, di quelle che si usano per ormeggiare le barche. L’avevo agganciata al soffitto del solaio, annodata di quel tanto affinché potessi infilarci la testa e portarmela al collo.

Sono così salito sulla sedia e mentre stavo per piegare le gambe ho guardato un vecchio specchio rotto che era appoggiato alla parete di fronte a me. Vi ho visto la mia immagine dimessa e per un’istante mi sono commosso. Ho chiuso gli occhi, ho piegato le gambe ma a quel punto sono caduto a terra come una pera con la corda che mi si è rovesciata addosso.

Sarà stato che il gancio che teneva la corda non fosse ben saldo al muro del soffitto o sarà stata la mia incertezza nel piegare completamente le gambe a causa di quella compassione che avevo provato guardandomi allo specchio, fatto sta che quella volta avevo decisamente toppato.

Nei giorni a seguire ci ho rimuginato sopra per un bel po’ e ho deciso di riprovarci ricorrendo alla boccetta delle pillole che mia madre prendeva per combattere l’insonnia.

Era un pomeriggio di luglio, afoso e senza un filo di vento. Sono andato in bagno, ho preso la boccetta e in un colpo solo ho mandato giù con due bicchieri d’acqua tutte le pillole che erano rimaste. Mi sono disteso sul letto della mia camera e ho atteso che le compresse facessero effetto. La porta era socchiusa e già questo doveva bastare per destare più di un sospetto sulle mie reali intenzioni.

Ho cominciato a lamentarmi e quando ho sentito dei passi dal corridoio ho aumentato i gemiti come un gattino che chiede aiuto sotto una pioggia battente. Non so se è stata la mia voglia di farmi notare o di nuovo quella compassione che ho provato per me stesso, ma la cosa ha funzionato. Qualcuno ha spalancato la porta, mi ha preso come un sacco di patate e mi ha portato all’ospedale dove mi hanno praticato una lavanda gastrica per espellere tutto quanto avevo ingurgitato.

Ancora vivo e vegeto, sono andato al mare sedendomi sulla battigia con le gambe inondate dalle acque calde e schiumose di quel pomeriggio di fine estate. Ho guardato fisso l’orizzonte e mi sono chiesto se oltre quella linea dorata dalle prime luci del tramonto avrei potuto trovare finalmente la mia pace.

Mi sono alzato e ho preso a trascinarmi tra quelle onde che via via si facevano sempre più grandi e imponenti. L’acqua mi è arrivata fino alla bocca e ho pensato che sarebbero bastati ancora pochi passi per lasciarmi travolgere dalle acque.

Ad un tratto ho sentito una voce che gridava aiuto. Ho pensato che fosse ancora un richiamo della mia coscienza, misto di pentimento e di atavica compassione. Invece era una voce ben distinta che proveniva dall’esterno.

Mi sono girato e ho visto un bambino che si dimenava tra le onde in evidente stato di difficoltà. Non ci ho pensato un secondo. Mi sono diretto verso di lui nuotando a più non posso. L’ho raggiunto e l’ho preso tra le braccia portandolo alla riva. Il bambino mi ha stretto forte ma appena giunti sulla spiaggia è scivolato via come un’anguilla correndo verso gli ombrelloni.

Ho sentito un vento fresco sulla mia faccia e ho sorriso dentro di me contento di non essere morto.


TU NON DEVI MORIRE

Racconto breve
di
Vittoriano Borrelli

(Ogni riferimento alla realtà è puramente casuale)

IL GIRO




Il giro
che voglia di uscire dal giro
e senza bucarmi di nuovo
provare a invertire il mio volo

Il giro
che pena sentirsi del giro
Illudersi di essere vivo
seguire impotente il destino

Nella mia città
quanto freddo ancora fa
La gente che intasca
la vita balorda dei bar

Nella mia città
persa nella povertà
la gente impazzita
la gente stordita che va

Il giro
che voglia di uscire dal giro
e fare e rifare l’amore
con te perché io sia migliore

Il giro
che voglia di uscire dal giro
e senza caderci di nuovo
provare a sentirmi più uomo

Questa mia città
quanta rabbia ancora dà
La polvere bianca
consuma anche l’ultima star

Questa mia città
ricca di banalità
E’ nuda e nessuno si accorge
di quello che fa

Il giro
che voglia di uscire dal giro
e fare e rifare l’amore
con te perché io sia migliore

Il giro
che voglia di uscire dal giro
e senza caderci di nuovo
provare a sentirmi più uomo

Il giro
che voglia di uscire dal giro