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Pubblicato nel 1990 e riprodotto due anni dopo in un
film di Lina Wertmuller con Paolo Villaggio, questo libro di Marcello D’Orta ebbe un successo senza
precedenti perché seppe coniugare, attraverso alcuni temi elaborati dagli alunni
di una scuola elementare di Arzano,
il disagio sociale con l’ironia e la spontaneità di giovani voci partenopee, il
tutto con un linguaggio semplice ma fortemente incisivo e coinvolgente.
Si dice che i bambini sono la “bocca
della verità”. E’ un antico proverbio che nell'opera di D’Orta traspare
in tutte le sue sfaccettature fino a divenire la colonna portante dell’intero impianto
narrativo.
E poco importa che i temi
riportati sono pieni di errori grammaticali, volutamente non corretti dall'autore perché la parola come linguaggio e manifestazione di sentimenti o
di stati d’animo, non abbisogna di “cornici” belle e luccicanti ma solo di contenuti autentici.
La verità di Io speriamo che me la cavo,
è quella di descrivere una realtà sociale di provincia, in cui il disagio,
l’incertezza del futuro e lo spirito di sopravvivenza emergono in tutta la loro
crudezza e tipicità fino a stratificarsi, a macchia d’olio, in contesti più
ampi che investono l’antica questione meridionale, esempio di
uno spaccato di vita popolare dirompente e genuino.
I temi di questi giovani alunni
raccontano, ancor meglio di un romanzo, storie individuali o familiari in cui
ciascun personaggio è, al tempo stesso, narratore e protagonista di vicende
reali che ritraggono la condizione di una napoletanità che fa riflettere e
sorridere, stimolando il lettore nell'immaginazione e nell'immedesimazione.
Ogni parola scritta sembra
suggerire un’immagine, una fotografia, la rappresentazione del già visto o del
già vissuto proprio come nelle commedie del grande Eduardo De Filippo o nelle
migliori produzioni cinematografiche del romanzo popolare.
L’AUTORE: Marcello D’Orta è docente e scrittore napoletano, maestro
di scuola elementare. Ha scritto diversi libri, tra cui una sorta di
rifacimento del best seller in commento intitolato "Romeo e Giulietta si fidanzarono dal basso. L'amore e il sesso:
nuovi temi dei bambini napoletani."
L’ultima sua fatica s’intitola "Era tutta un'altra cosa : i miei
(e i vostri) anni Sessanta."
UN TEMA DEL LIBRO:
Quale, fra le tante parabole di
Gesù, preferisci?
“Io preferisco la fine del mondo, perché non ho paura, in quanto che
sarò già morto da un secolo.
Dio separerà le capre dai pastori, uno a destra e uno a sinistra, a
centro quelli che andranno in Purgatorio.
Saranno più di mille miliardi, più dei cinesi, fra capre, pastori e
mucche. Ma Dio avrà tre porte. Una grandissima (che è l’Inferno), una media
(che è il Purgatorio) e una strettissima (che è il Paradiso). Poi Dio dirà:
“Fate silenzio tutti!” e poi li dividerà.
A uno qua a un altro là. Qualcuno che vuole fare il furbo vuole
mettersi di qua, ma Dio non lo vede.
Le capre diranno che non hanno fatto niente di male, ma mentiscono. Il
mondo scoppierà, le stelle scoppieranno, il cielo scoppierà. Arzano si farà in
mille pezzi. Il sindaco di Arzano e l’assessore andranno in mezzo alle capre.
Ci sarà una confusione terribile. Marte scoppierà, le anime andranno e torneranno
dalla terra per prendere il corpo, il sindaco di Arzano e l’assessore andranno
in mezzo alle capre.
I buoni rideranno e i cattivi piangeranno, quelli del purgatorio un po
ridono e un po piangono. I bambini del Limbo diventeranno farfalle.
Io speriamo che me la cavo.”
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