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UNA VITA DIVERSA

LE MIE MASCHERE: UNA, NESSUNA, CENTOMILA


“Uno, nessuno, centomila”, il capolavoro di Luigi Pirandello pubblicato nel 1926, rappresenta una delle opere che hanno fatto la Storia della letteratura, non solo italiana,vantando un copioso numero di riproduzioni teatrali e televisive e altrettante citazioni e commenti esegetici che molti di noi hanno imparato a conoscere fin dai banchi della scuola.

Tema conduttore del romanzo sono le “maschere” che il protagonista, Vitangelo Moscarda, è costretto ad indossare in una sorta di auto-dissociazione dal contesto sociale che lo porterà alla pazzia, direi lucida e implacabile, per non voler essere più uno, ovvero persona con una propria identità, né nessuno, ovvero l’annullamento della propria individualità una volta scoperto di non essere la sola ma centomila secondo il giudizio e la considerazione della gente.

Fattore scatenante di questa crisi di coscienza è, -come per tutte le implosioni esistenziali-, l’osservazione, apparentemente ludica e insignificante, della moglie del protagonista, Dida, che gli fa notare di avere il naso leggermente storto. Da questo momento tutte le certezze di Vitangelo crollano miseramente. Inizia così la sua discesa verso la disgregazione più totale del proprio io con azioni crudeli e insensate che sanciranno la fine del suo matrimonio e l’internamento in un ospizio, dove vivrà da mendicante ma libero da qualsiasi convenzione.

Attraverso questi comportamenti distruttivi, Vitangelo “costruisce” la sua reazione ad un mondo che lo delude e che, a sua volta, si dimostra dissociativo di qualsiasi affermazione individuale.

Per il protagonista l’autenticità del proprio essere non può che passare attraverso la negazione del ricordo, l’annullamento e la rinascita di se stessi senza indossare più alcuna maschera.

Ecco un passaggio del romanzo: “L’idea che gli altri vedevano in me uno che non ero io quale mi conoscevo; uno che essi soltanto potevano conoscere guardandomi da fuori con occhi che non erano i miei e che mi davano un aspetto destinato a rendermi sempre estraneo, pur essendo in me, pur essendo il mio per loro (un “mio” dunque che non era per me!); una vita nella quale pur essendo la mia per loro, io non potevo penetrare, quest’idea non mi diede più requie…”


L’opera di Pirandello, che consiglio vivamente a tutti gli appassionati dell’esistenzialismo, mi fa ritornare alla memoria una canzone che scrissi nel  1981, dal titolo, appunto, “Maschere”.

Il testo si avvicina molto alle tematiche affrontate da Pirandello e penso che sia ancora oggi molto attuale, perché le trasformazioni e le turbolenze interiori sono figlie delle generazioni e, come tali, si rinnovano e sopravvivono ai segni indelebili del tempo.


Maschere che lasciano ogni giorno
segni di una verità perduta
che si divertono a prendere in giro una vita fottuta
maschere di bambini adulti
maschere di comiche e d'insulti
maschere ormai sui volti di tutti       

Lei che passa una giornata a casa
e scivola nel buio di una serata strana
mentre lui l'aspetta da due ore giù al portone
E il figlio del custode con tanti buchi sulla pelle
maschera da sempre il suo pensiero ribelle
e fuma contento di aver sputato un altro no

Gente abbuffata di inganni e di preoccupazioni
gente colpita da un sole troppo forte
e dalle lacrime di un ricordo
Nascosta nei bidoni e nelle macchine
nei treni e nelle notti senza un'immagine
gente troppo sola che aspetta ancora la sua ora

E nella nebbia si disperdono gli attori
rivivono forse briciole di emozioni
ma poi diventano più allegri di un'ora fa
E fanno di se stessi un mito ormai fallito
indossano da anni il solito vestito
felici di vivere per modo di dire

In questo carnevale di incontri e di rinunce che fanno male
si pensa solo a bere e a volersi bene
per poi tradirsi insieme
Lei abbassa il capo e ride
tra le sue braccia pensa a un appuntamento
con un tizio importante
nel suo grande appartamento

Maschere che lasciano ogni giorno
segni di una verità perduta
che si divertono a prendere in giro
una vita fottuta
Maschere di bambini adulti
maschere di comiche e di insulti
maschere ormai sui volti di tutti



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