A TALE QUALE SHOW I CONTI TORNANO

E’ senza dubbio il programma televisivo dell’anno. “Tale quale show”, ha letteralmente sbaragliato la concorrenza con punte di oltre sette milioni di spettatori ed uno share che si è assestato, in media, sul 33%. Tradotto in cifre: davanti al piccolo schermo, un telespettatore su tre si è sintonizzato sul primo canale della RAI. Per gli organizzatori del format conti tornano.

Gran merito del successo del programma va riconosciuto ai protagonisti dello show, primo fra tutti al conduttore Carlo Conti (vero erede di Pippo Baudo), che ha saputo tenere i ritmi dello spettacolo rendendolo fluido, interessante e divertente nonostante la formula fosse già collaudata e mutuata da altri programmi similari (Chi non ricorda “Re per una notte”, condotto dal compianto Gigi Sabani?).

La giuria chiamata ad esprimersi sulle varie imitazioni, ha potuto contare sull'apporto di tre bravissimi personaggi dello spettacolo: in primis, Loretta Goggi, le cui valutazioni sono state le più “tecniche” grazie alla sua straordinaria esperienza di imitatrice. Christian De Sica, attore brillante fra i più amati dal pubblico, e Claudio Lippi, presentatore di tanti programmi televisivi, hanno svolto l’inconsueto ruolo di giurati con la vena comica e brillante che li ha da sempre contraddistinti.

Ma il “sale” del programma, ovvero, le imitazioni dei cantanti famosi, è stato quello più azzeccato e riuscito. Personaggi come Amadeus e Fabrizio Frizzi, o come le “rediviveSilvia Salemi e Fiordaliso, si sono cimentati in imitazioni divertenti, alcune molto riuscite, mettendo in mostra qualità sconosciute ai più, ma nel complesso molto apprezzate dal pubblico.

Tra i partecipanti, una menzione particolare va sicuramente data ad Attilio Fontana, ex del gruppo “Ragazzi italiani” (molto in voga negli anni '90), che ha sfoderato qualità canore sorprendenti, al punto da chiedersi come mai la sua carriera artistica non abbia trovato “un posto al sole” nel deserto dell’attuale panorama musicale italiano.

Bravo anche l’attore Kaspar Capparoni, che ha offerto una performance di qualità nonostante la sua prematura uscita dal programma per impegni professionali già assunti.

Si dice che quando un programma ha successo il merito sia di tutta la squadra. E’ una regola che vale ancora di più per lo show di Conti in cui accanto ai personaggi sopra menzionati, si devono aggiungere quelli meno “visibili”, ovvero i coach dei partecipanti fra i quali la bravissima imitatrice Emanuela Aureli, che ha saputo dare ai concorrenti le giuste cognizioni tecniche per presentare al meglio le loro esibizioni.

E per finire, Gabriele Cirilli, che con le sue “missioni impossibili” ha dato colore e vivacità alla trasmissione regalando momenti esilaranti e di sano umorismo.

"Il pubblico ha saputo apprezzare l'artigianalità del prodotto", ha commentato Carlo Conti che poi ha aggiunto: "Si è visto l'impegno di tutti, anche di quelli che hanno operato dietro le quinte."

Insomma, un programma godibile e ben riuscito che riscatta la rete ammiraglia nazionale da un periodo in sordina rispetto alle altre proposte della concorrenza.

Concludo con la mia personale classifica delle imitazioni più riuscite. I lettori possono cliccare sul nome dell’imitatore per guardare il video.


  1. Attilio Fontana che imita Lucio Battisti (quasi meglio dell’originale);
  2. Kaspar Capparoni che imita David Bowie (geniale);
  3. Clizia Fornasier che imita Kate Bush (tale quale);
  4. Silvia Salemi che imita Fiorella Mannoia (ad occhi chiusi, la stessa interprete);
  5. Fiordaliso che imita Aretha Franklin (brava nel "corpo" e nell'anima);
  6. Amadeus che imita Sandy Marton (divertentissimo);
  7. Fabrizio Frizzi che imita Tony Dallara (la sua migliore performance).

P. GIORDANO: LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI

Uscito nel 2008 con diverse ristampe successive, il romanzo d’esordio di Paolo Giordano ha venduto oltre quattro milioni di copie ed è stato tradotto in diverse lingue riscuotendo consensi ed apprezzamenti dalla critica. “La solitudine dei numeri primi” si è infatti aggiudicato il Premio Strega e il Premio Campiello Opera Prima, due riconoscimenti particolarmente ambiti dagli scrittori.

Il titolo, di primo acchito, pare evocare la condizione umana di chi è costretto a primeggiare, a raggiungere certi traguardi più per volontà degli altri che per una personale convinzione, sicché la solitudine che ne consegue sembra piuttosto il corollario di scelte “calate dall'alto”, il duro prezzo da pagare per le rinunce effettuate.

Invece la spiegazione la dà lo stesso autore per mano di uno dei protagonisti, Mattia, che ad un certo punto del racconto parla di quella particolare categoria di numeri primi che i matematici chiamano “primi gemelli”, ovvero “coppie di numeri che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero.”

L’autore usa questo sillogismo per raccontare la vita “parallela” di Mattia e di Alice, due ragazzi che il destino li fa incontrare ma che per una serie di circostanze non riusciranno ad unirsi, a concedersi l’uno all'altro come riscatto dai patimenti subiti. Il “numero pari” che li divide è rappresentato proprio dalla sofferenza delle proprie esperienze, che li condannerà ad una solitudine senz’appello perché le tracce del dolore, specie quando non viene elaborato, restano indelebili…

E’ uno dei (pochi) casi in cui la scelta del titolo (non dell’autore ma del suo editore) è risultata più che mai vincente contribuendo non poco, soprattutto nella fase del lancio del libro, ad avvicinare e stimolare i lettori all'acquisto.

LA TRAMA: Alice e Mattia sono due ragazzi che vivono la propria adolescenza con un pesante fardello: la prima, costretta dal padre a frequentare contro voglia la scuola di sci, subisce durante un’esercitazione un infortunio che la renderà zoppa ad una gamba; il secondo lascia la sua sorellina gemella (affetta da autismo) al parco giochi per recarsi da solo ad una festa di compleanno ma che al ritorno non ritroverà più.
I due ragazzi, che frequentano lo stesso liceo, s’incontrano ad una festa organizzata dall'amica comune Viola, una “bullo” al femminile che li esorterà ad avere una storia, ma pur essendo reciprocamente attratti, non riusciranno a superare i postumi delle rispettive esperienze: l’anoressia per Alice e il profondo senso di colpa per Mattia .
Le loro vite pertanto scorrono parallele ma la scelta di Alice di sposare un uomo che non ama e quella di Mattia di accettare una cattedra d’insegnamento all'estero per sfuggire alla realtà, non li renderà mai felici.

L’AUTORE: Torinese nato nel 1982, Paolo Giordano è laureato in fisica teorica. Recentemente ha pubblicato “Il corpo umano”, il suo secondo best-seller.

UN PASSO DEL ROMANZO: “I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi.”

GIUDIZIO: Il romanzo è ben scritto e scorrevole nella narrazione delle vicende dei protagonisti. La tecnica espositiva è ben costruita, quasi “scientifica” nella ricerca dei termini, tutti appropriati, per descrivere gli stati d’animo dei personaggi. Soprattutto la prima parte del racconto, quando si narrano le storie “individuali” di Alice e di Mattia, è avvincente ed emozionante. Si perde un po’ nella parte centrale, quando gli stessi protagonisti s’incontrano per poi allontanarsi ciascuno per la propria strada. Qui il romanzo pecca di originalità e appare piuttosto scontato quando racconta le scelte di vita dei due ragazzi che fanno un po’ scemare l’interesse e la curiosità del lettore. Si riprende nel finale anche se la soluzione del trauma di Mattia  poteva essere meglio sviluppata nel segno di una più convincente rivelazione logico-deduttiva della sua incapacità di amare. Nel complesso è un libro interessante in cui il contenuto prevale sulla forma, a dispetto della grande campagna promozionale che lo ha sostenuto.



LA TERRA DI NESSUNO

Riccardo morto di tumore a 22 mesi. Alessia morta a 9 anni. Francesco a 14 anni. Mesia a 3 anni. Antonio a 9 anni…

E’ il triste bollettino stilato da Roberto Saviano nell'articolo del 26 settembre 2013 su “L’Espresso”, con il quale lo scrittore partenopeo denuncia i malefici effetti de “La terra dei fuochi”, ennesimo scandalo del disastro ambientale originato dallo smaltimento dei rifiuti tossici.

Perimetro che delimita una vasta area della Campania, la “terra dei fuochi” ha assunto questa infelice denominazione per essere stata sommersa da una montagna di rifiuti nocivi, rabbuiando i cieli di moltissimi paesi della regione. Il tutto nel colpevole silenzio delle istituzioni che per anni hanno assistito a questo scempio senza nulla agire, divenendo esse stesse complici e fomentatrici della "precoce mortalità" di tantissime persone.

Perché parlo di colpevole silenzio? Perché la legislazione italiana e comunitaria in materia di smaltimento dei rifiuti ha imposto precise e rigorose regole in ordine alla gestione dell’intera produzione dei rifiuti, affidando alle autorità amministrative preposte, prime fra tutte, le regioni e i comuni, il controllo e la verifica di ciascuna fase del ciclo: dal conferimento allo stoccaggio e, infine, allo smaltimento nelle discariche “autorizzate”.

Basti pensare a due “semplici” requisiti che devono essere rispettati nelle gare per l’affidamento del servizio smaltimento rifiuti:

1. Iscrizione all'Albo Nazionale Gestori Ambientali della Regione di appartenenza.

2. Disponibilità di un impianto autorizzato ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii. per il conferimento finale della tipologia di rifiuti richiesta …

E’ alquanto inverosimile che chi doveva controllare e agire non ha visto nulla, sottovalutando per dolo o negligenza, i numerosi segnali d’allarme ricevuti, fra i quali, il rapporto di diciotto medici di Montesarchio (provincia di Benevento), che nel periodo compreso dal 2004 al 2005 avevano denunciato il vertiginoso aumento dell’indice di mortalità tumorale in questa città e nella Valle Caudina.

Ora si dirà che è tutta colpa delle organizzazioni criminali, ma la Storia insegna che non c’è reato impunito senza uno Stato efficiente. Gli studi sociologici abbondano di postulati e relazioni in cui l’azione criminale si propaga in misura inversamente proporzionale alla “desertificazione” delle istituzioni, locali e non, che non ci sono quando dovrebbero esserci, che non agiscono quando potrebbero (e dotrebbero) farlo.

Una riprova? Ecco un passo dell'intervista a Carmine Schiavone, il boss dei Casalesi pentito, mandata in onda nel programma televisivo "Le Iene":

"Potrebbe esistere la ' ndrangheta, mafia e camorra, senza gli appoggi? Potrebbero rimanere solo banditi di strada. Noi eravamo interni allo Stato ..."

La terra dei fuochi non è altro che la terra di nessuno, area di sordi e di ciechi in cui regna l’anarchia e l’illegalità, perché nessuno sono gli abitanti che ci vivono. E poco importa che Riccardo, Alessia, Francesco, Mesia, Antonio e tanti altri siano morti di tumore in tenera età. 

Poco importa che tanti altri lo saranno nei prossimi anni per la stessa causa.

Le parole sono nuvole di fumo che si disperdono sotto un cielo grigio e anonimo.


CENTO DI QUESTI POST

Con “Dei Sepolcri” ho firmato il centesimo post da quando, più di un anno fa, mi sono dedicato con anima e passione alla realizzazione di questo blog.

Nel frattempo di acqua sotto i ponti ne è passata, ma forse sarebbe più corretto parlare di “inchiostro digitale” che si è sprigionato dalla tastiera del mio computer per far conoscere sul web pensieri, stati d’animo, opinioni e desideri che altrimenti sarebbero rimasti a “poltrire” in qualche parte di me.

All'inizio di questa avventura ero un perfetto neofita ( e per molti versi lo sono tuttora): poco o nulla sapevo di pagine web, di indicizzazioni, di motori di ricerca dedicati, di social network che a iosa popolano il mondo degli internauti e che ormai stanno diventando una necessità sempre più impellente e irrinunciabile, al pari delle tradizionali azioni quotidiane.

Lo spunto è stato quello di presentare il mio romanzo "La prossima vita" , (primo post, peraltro molto scarno, del 27 gennaio 2012) ma chi ha avuto modo di spaziare in questo blog, ha potuto constatare agevolmente la varietà dei temi trattati, mosso soprattutto dal desiderio di far conoscere quelli a me più cari, ovvero la musica e la cultura.

Sono una persona alquanto refrattaria all'auto-promozione, tendenzialmente restia a raccontarsi, preferendo che siano gli altri a farlo per me. Ma ho dovuto fare di necessità virtù, cercando di muovermi con discrezione e in punta di piedi, conscio del fatto che se da un lato le nuove esigenze del mercato editoriale impongono l’affermazione dell’autore-promoter, dall'altro questa nuova figura, se non gestita con oculatezza e sobrietà, rischia di diventare invasiva, noiosa e controproducente.

Mi sono battuto (e tuttora lo faccio con convinzione) contro l’editoria a pagamento, le innumerevoli insidie del mondo virtuale che troppo spesso regala illusioni e ben poche certezze. Ho così creato, “a metà di questo viaggio”, la rubrica  "La vetrina degli emergenti"  per dare voce e risonanza a tutti gli autori, perché penso che la cultura, la buona cultura, debba essere valorizzata comunque, a dispetto delle logiche di mercato, fredde e calcolatrici, che mal si addicono alla spontaneità dell’arte dello scrivere.

E con lo stesso spirito ho inaugurato l’altra rubrica "A tu per tu con lo scrittore", in cui sono sempre gli autori i veri protagonisti, con le loro storie, le loro esperienze, le loro fatiche …

Come in tutti i traguardi che si rispettino, qualche dato statistico è d’obbligo:

"Giacomo Leopardi, poeta infinitoè stato il post più “gettonato”, tuttora presente anche nella classifica dell’ultimo mese.

"Giardino d’infanziaè stato quello più gradito dal popolo di facebook e di google, seguito a ruota da "Il mosaico degli emergenti",  "Odore di bimbo, la storia di Chiara, recensione del romanzo di Giovanna Albi, "Poeti in costruzione", "Ponte Vecchio, incipit de La prossima vita."  e "Le finestre dei pensieri"  recensione del saggio di Alessandro Bagnato.

Tutti gli altri post hanno ottenuto, comunque, un ottimo risultato e alcuni di essi sono in continua ascesa come "Lucciole d’altri tempi",  "Vaticangate: la carte segrete di Benedetto XVI",  "Cent’anni di solitudine" di Marquez, oltre al citato "Dei Sepolcri". 

Ottimi i gradimenti ricevuti per le interviste a Elisa Vangelista ( "Intervista col vampiro) e Cosetta Movili ("Una matricola con le ali).

Tra le pagine, “La vetrina degli emergenti” è stata quella più cliccata.

Il post a me più caro?Tutti sono stati scritti con il cuore, ma due tra questi mi hanno particolarmente commosso: "Gli angeli del dolore, dedicato alla scomparsa di Stefano Borgonovo e "ILVA, le stragi sommerse con cui ho affrontato il tema del disastro ambientale della multinazionale tarantina.

Infine, i commenti. Sono stati tutti carinissimi, anche quelli che, con garbo e correttezza, hanno espresso un’opinione diversa dalla mia.

A tutti voi va il mio sentito e sincero ringraziamento, con la speranza che questa meravigliosa avventura possa continuare con il vostro fondamentale sostegno per tanti altri post …

...emozionandovi …emozionandomi… 

DEI SEPOLCRI

Il rito della commemorazione dei defunti è giunto anche quest’anno alla sua consueta “edizione” di celebrazioni, istituzionali e non, che si elevano nelle piazze e nei luoghi degli eterni giardini delle rimembranze.

Ogni anno, come lo è stato nei precedenti, il ricordo dei nostri cari si fa solenne con lo scorrimento di immagini di un passato, bello o brutto che sia, che vogliamo resti impresso, a dispetto del dolore, nella nostra memoria.

Perché la ricorrenza del 1 novembre altro non è che il giorno della memoria, del silenzio che si fa voce e che fa più rumore delle parole, soprattutto di quelle “pensate” e mai dette.

All'ombra de’ cipressi  e dentro l’urne
Confortate di pianto è forse il sonno
Della morte men duro? Ove più il Sole
Per me alla terra non fecondi questa
Bella d’erbe famiglia e d’animali,
E quando vaghe di lusinghe innanzi
A me non danzeran l’ore future,
Né da te, dolce amico, udrò più il verso …”

Così scriveva Ugo Foscolo in “Dei Sepolcri”, opera di rara bellezza stilistica e contenutistica, con cui lo scrittore denuncia l’inutilità dell’uomo al passaggio della morte, perché le tombe sono oggetti che rendono i defunti uguali e indistinguibili:

Che distingua le mie dalle infinite
Ossa che in terra e in mar semina morte?”

Allora sopravviene il ricordo, che ci rende eterni anche dopo la morte, suggellando il legame con i vivi con una “corrispondenza d’amorosi sensi”.

Perché, a volte, si è più presenti da morti che da vivi. La morte riceve linfa dalla vita stessa e fa diventare eterni, attraverso, il ricordo, coloro che hanno compiuto gesta memorabili, che hanno saputo dare un insegnamento d’amore che si tramanda nell'animo di chi resta ...

Celeste dote è negli umani; e spesso
Per lei si vive con l’amico estinto
E l’estinto con  noi, se pia la terra …”

Anch'io davanti al mio sepolcro mi struggo nel ricordo di chi, pur lasciandomi, mi ha reso la persona che sono …

 “…finché il Sole
Risplenderà su le sciagure umane”.