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“Il potere logora chi non ce l’ha
…”, soleva dire Giulio Andreotti in tanti passaggi
della sua lunga vita di politico e di comunicatore. Leggendo le opere di Stefano Carlo Vecoli, autore toscano
con la passione per la pittura, si direbbe proprio il contrario.
Sia ne “Il pranzo dei Burlanti”
che ne “Il pezzente di Denari”, Vecoli non usa mezzi termini per
denunciare le malefatte del potere, dimostrando come il suo (cattivo) esercizio
faccia impoverire le idee e rendere inique e destabilizzanti le politiche di governo.
Allora soggiunge in soccorso la
scrittura, il vero e unico potere per affermare la forza delle idee (quelle buone),
perché: “il piacere della scrittura è un
gioco serio per raccontare storie ed emozioni.”
Nato
a Viareggio, splendida cittadina
toscana, Stefano Carlo Vecoli, -di professione architetto e docente di disegno
e storia dell’arte-, ha un curriculum di tutto rispetto.
Nel
2007 si aggiudica il concorso “Firenze,
Capitale d’Europa” con il romanzo “Il pranzo dei Burlanti”, ed è primo al concorso “Le
Agavi Panormus” con il racconto “Ogni mela al suo posto”. Nel 2010 vince l’“XI° Concorso
Letterario San Mauro – Buscate” con il racconto “Cercando un decalogo”.
Con
“Il
Pezzente di Denari” riceve una segnalazione di merito al Premio Letterario Città di Cattolica
(2009), mentre i racconti “Starnazzatori” (2007) e
“Dolci Sensazioni” (2008) sono pubblicati, rispettivamente, nei “Racconti della Rete 2007”, e nell'antologia del premio “Città di Empoli Domenico Rea”.
Nel
2013 pubblica “Crescevano
Sogni, Fiorivano Eskimi”.
Vecoli (nella foto di Sebastian Korbel) inizia a raccontarsi
in questa lunga intervista e lo fa a tutto tondo ...
IO: La tua formazione di architetto quanto ha influito nel tuo
percorso verso la letteratura?
STEFANO CARLO VECOLI: Direi
che la formazione e la professione di architetto ha influenzato per
l'attenzione ai particolari e all'insieme, in uno scambio prospettico
reciproco. Nella narrazione mi porta a
porre un'attenzione particolare alle città, ai loro monumenti, agli angoli più
caratteristici, più o meno conosciuti, del paesaggio urbano, descrivendone le
sensazioni che provocano i loro colori e profumi. Non ultima la mia formazione
di architetto credo si possa intravedere nella "impaginazione" delle
parole, dove spesso amo costruire la descrizione con una "scrittura in verticale" per lasciare spazi bianchi
e far risaltare il pezzo scritto per catturare meglio l'attenzione del lettore.
IO: Hai dichiarato che “il
piacere della scrittura è un gioco serio per raccontare storie ed emozioni.”
In queste parole ravviso due termini significativi: il “gioco” che evoca la creatività e la spontaneità e l’aggettivo “serio”che sembra proiettarle sul piano
dell’impegno sociale e della meditazione. E’stato così per te?
STEFANO CARLO VECOLI: Sì,
direi che la tua domanda centra perfettamente cosa intendessi dire quando, fin
dal primo romanzo, ho affermato che per me la scrittura è un "gioco
serio": un modo creativo per parlarsi dentro e parlare a chi, e con
chi, abbia voglia e interesse ad ascoltare e a confrontarsi con le
problematiche che la vita presenta a tutti. Dall'impegno sociale, politico,
all'amore e all'amicizia, all'etica e alla lealtà verso se stessi e i proprio
sogni e ideali.
IO: Hai vissuto l’esperienza degli anni settanta contrassegnata
dalla contestazione giovanile, dalla rivoluzione etico-culturale ma anche dai
cc.dd. “anni di piombo”. Com'è
cambiata, secondo te, l’Italia di adesso rispetto a quella di allora?
STEFANO CARLO VECOLI: L'Italia
è cambiata tanto, ma insieme alle conquiste sociali e culturali degli anni
settanta, penso allo statuto dei lavoratori, alle leggi sul divorzio,
sull'aborto e sul diritto di famiglia, è riaffiorato dagli anni "80, e via
via è divenuto preponderante, il mai dimenticato e opportunistico "Francia o Spagna purché se magna",
o quello ancora peggiore del "Me ne frego" di triste memoria, il
tutto declinato nella salsa Berlusconiana decorata con lustrini e lamè, delle
TV commerciali e degli ideali edonistici incarnati da calciatori e veline. C'è però
sempre, magari meno appariscente ma numerosa e presente, un'Italia dedita all'impegno
sociale, al volontariato, all'attenzione verso gli altri, direi anche
all'onestà e all'etica, che è sempre stata minoritaria ma forse chissà che
questa crisi, che è sì economica ma anche morale, non sia capace a far
ripensare e rivedere i modelli poc'anzi richiamati, e magari riuscire a
ripartire per e con una Italia migliore.
IO: I personaggi narrati ne “Il pranzo dei Burlanti” e ne “Il pezzente di Denari”, giunti
all'età di mezzo, quanto si sono “arricchiti” della propria esperienza
giovanile o quanto, piuttosto, hanno disimparato dalla spinta “idealistica” e del cambiamento degli
anni della contestazione?
STEFANO CARLO VECOLI: Credo,
volendo semplificare, che ci siano due tipi di personaggi in questi due romanzi
e pure nella realtà: gli "ingenui", e sono la maggioranza, che
credevano e hanno continuato a credere
in quegli ideali, magari pur nel disincanto della storia che avanzava, e
poi i furbi, gli arrivisti. i "carrieristi" che già negli anni
"70 sapevano che dal loro impegno politico potevano trarre vantaggi, arricchirsi
e far carriera, politica e/o professionale, e sono tutti quelli che io ho
chiamato "Burlanti", già ben prima del libro "La Casta" di
S. Rizzo e G.A. Stella, e che rappresentano la casta di sinistra in quel pezzo
d'Italia così bello che è la Toscana, ma
che naturalmente esistono in tutte le altre regioni e forse in tutte le epoche
e in tutto il mondo.
IO: E’ la politica che corrompe o ad essere corrotta dalle persone?
STEFANO CARLO VECOLI: Direi
che è la politica vista come luogo del "Potere" che corrode, la
permanenza nei luoghi di potere, senza ricambio di classe dirigente porta al
mantenimento e all'incancrenirsi dello status quo. Credo che per prima la
sinistra, se vuole cercare non a parole di essere diversa e migliore, dovrebbe
battersi perché dai luoghi del "Potere" si decada automaticamente,
altrimenti la voglia di permanere sulle poltrone acquisite porta
inesorabilmente a scambio di favori tra politicanti, clan, logge, "segrete
stanze" ecc, fino anche alla corruzione, come purtroppo abbiamo visto e
verificato di continuo, ad ogni
latitudine e ed in ogni partito politico.
IO: Nel 2013 hai pubblicato “Crescevano sogni, fiorivano eskimi”.
Parlaci un po’ di questa tua ultima “fatica”.
STEFANO CARLO VECOLI: E' un
romanzo a cui tengo molto, parla degli anni della mia adolescenza, dei tanti
sogni e speranze che hanno emozionato e coinvolto una intera generazione. Un
romanzo anche sofferto nel rivivere non solo i sogni di quegli anni, ma anche
le violenze che li hanno accompagnati. Un romanzo come dice nella prefazione Luciano Luciani <forse non "politicamente
corretto”, ma “politicamente utile”: da criticare, magari; da restituire al
mittente, se credete; ma assolutamente da leggere>.
IO: L’innocenza “inquinata”
dall'iniziazione nella vita sociale sembra trapelare in molti tuoi scritti. E’
un messaggio forte e crudo che condividi o che pensi di rivedere alla luce
della tua esperienza?
STEFANO CARLO VECOLI: No, lo
condivido ancora, purtroppo. Fa parte dell'Italia clientelare, spesso corrotta,
come dicevo poc'anzi "governata" da confraternite, logge, clan, gruppi
di pressione dentro e fuori i partiti, che lasciano poco spazio all'individuo
che vuole rimanere libero e non iscritto, né assoggettato a nessuno di questi
"Poteri".
IO: Hai ricevuto diversi premi e riconoscimenti letterari. Quale di
questi ti ha maggiormente gratificato?
STEFANO CARLO VECOLI: I premi
naturalmente piacciono tutti, grandi e piccoli che siano, danno un
riconoscimento al tuo lavoro. Direi che comunque mi hanno colpito i premi
ricevuti per i miei primi tre racconti, non tanto perché li preferisco, ma
perché li scrissi in anni giovanili, intorno ai 25 anni, poi li lasciai in un
cassetto, anzi addirittura in cantina e lì sono rimasti ad invecchiare
come il vino. Una volta tirati fuori è
stato bello e gratificante scoprire che dopo circa 25/30 anni fossero ancora considerati
attuali e apprezzati con vari premi.
IO: L’arte pittorica e la scrittura hanno in comune la proiezione
nella realtà della propria immaginazione. In cosa si differenziano?
STEFANO CARLO VECOLI: Direi
che quando scrivo esploro i miei pensieri e scavo dentro la mia storia
personale e dell'Italia che ho vissuto, è un lavoro più intimistico, di
riflessione e rielaborazione. Quando dipingo invece c'è più istintività, è un
girovagare allegro tra le mie emozioni, il piacere per il colore mi coinvolge
nel tempo stesso in cui "faccio" il quadro. Poi anche nella pittura
la mia razionalità, direi il mio essere architetto, viene fuori come
progettualità mentre il quadro cresce e si sviluppa, ed allora alle prime pennellate spontanee, quasi
inconsce, si aggiungono le rifiniture
più studiate e "progettate".
IO: Quali altre passioni coltivi?
STEFANO CARLO VECOLI: Beh
direi che scrittura e pittura siano già grandi passioni, naturalmente
oltre a scrivere amo leggere, così come oltre a dipingere amo andare a vedere opere
di altri artisti sia moderni che antichi. Se proprio vogliamo aggiungere
qualche altra passione direi che con piacere, come penso tutti, amo ascoltare
musica e magari frequentare quei locali dove si può ascoltare musica dal vivo
di buon livello. Da italiano e toscano naturalmente amo la cucina tradizionale
e mi diletto a cucinare.
IO: C’è qualche autore in particolare cui ti sei ispirato nelle tue
opere?
STEFANO CARLO VECOLI: Non
direi di avere un autore privilegiato sia nella letteratura che nella pittura.
Posso dirti che le mie letture sono state imperniate sui classici: da Manzoni a Herman Hesse, da Calvino
a Moravia a Pratolini, a Marquez a Kerouc, insomma un pò di letteratura
italiana e di quella internazionale. Per la pittura e l'arte in generale, in
Italia e in Toscana, si è naturalmente circondati e coinvolti dalla grande
pittura di tutti i secoli, entra nel
nostro DNA. Crescendo si conoscono, si studiano e si amano i movimenti europei
degli ultimi due secoli, cosicché tutto e
tutti ti lasciano dentro qualcosa che poi torna fuori mediato dalla tua
sensibilità. Amo molto i pittori "visionari": da Savinio, a Bosch, a Mirò, e rimango incantato di fronte a: Rosso Fiorentino, al Pontormo e al Bronzino, e a tanti e tanti altri.
IO: Cosa pensi della letteratura digitale che è in forte espansione
rispetto a quella tradizionale del cartaceo?
STEFANO CARLO VECOLI: Ne
penso sicuramente bene, come hai visto ho pubblicato il mio ultimo romanzo in ebook
e print on demand, e ripubblicato gli altri due allo stesso modo. Ho messo in
rete, sul mio canale youtube, il booktrailer di "Crescevano sogni, Fiorivano eskimi". Il digitale è, come ogni
mezzo e strumento tecnico, una opportunità per gli scrittori e per i lettori, ma
forse è anche più di uno strumento, è un
modus operandi dello scrittore che può cambiare anche il rapporto con il
lettore, e viceversa. Dico una ovvietà ma rappresenta certamente il futuro
della editoria.
IO: Quali sono i tuoi prossimi progetti?
STEFANO CARLO VECOLI: Nei
prossimi mesi mi dedicherò alla presentazione e divulgazione di questo mio
ultimo romanzo, e porterò ancora in giro la mia mostra "Presenze Immaginarie", e intanto
sto preparando nuovi lavori di pittura e grafica per una nuova esposizione alla
fine del 2014 o inizio 2015.
IO: Dove si possono trovare le tue opere?
STEFANO CARLO VECOLI: Per
quanto riguarda le pubblicazioni sono sul sito http://www.lulu.com/spotlight/stefanocarlovecoli per poterle acquistare, su Amazon libri, mentre i miei quadri
potete vederli al mio sito www.stefanocarlovecoli.it ,
nel quale troverete anche i miei indirizzi per contatti che saranno da me
sempre graditi Ho inoltre un canale YouTube:
http://www.youtube.com/user/stefanocarlovecoli
.
IO: Grazie per l’intervista. A presto rileggerti per tanti altri
successi.
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