TI LEGGO SOLO GRATIS

Tempi duri per gli scrittori. Recentemente la Corte d’Appello di New York ha respinto il ricorso collettivo (c.d. “class action”) di un gruppo di autori avverso la pubblicazione da parte di Google di estratti di libri o di intere opere (non coperte dal copyright) nell'ambito del progetto Google libri.
Secondo i giudici americani la divulgazione in questione non viola il diritto d’autore in quanto finalizzata a garantire un servizio pubblico.

La sentenza del 16 ottobre scorso è destinata a far discutere sotto il profilo dell’affievolimento della proprietà intellettuale (e delle annesse rivendicazioni economiche) in favore del superiore interesse dei lettori di conoscere in anteprima il contenuto dell’opera, vuoi in forma sintetica, vuoi in versione integrale laddove manchino del tutto le tutele tipiche dei diritti riservati.

Il danno economico lamentato dai ricorrenti non pare sussistere nella fattispecie trattata dai giudici aditi, poiché la divulgazione per estratto dell’opera rimanda al link per l’acquisto generando una sorta di pubblicità che non può che giovare allo stesso autore.

Occorre dire che in Europa la legislazione sul diritto d’autore, rispetto alle “aperture” americane è piuttosto rigida. In Italia, ad esempio, la legge 633/1941 come modificata dai decreti legislativi 22 e 163 del 2014, tutela il diritto esclusivo di utilizzazione dell’opera per tutta la vita dell’autore e fino al settantesimo anno dopo la sua morte. Non è necessario registrarsi alla SIAE perché la proprietà intellettuale nasce dal momento in cui l’opera viene pubblicata ed è rivendicabile dall'autore nelle forme garantite dal diritto civile.

Al di là delle disquisizioni giuridiche, la sentenza in commento pone un serio problema legato alla “digitalizzazione” del pensiero che pare ormai essere patrimonio di tutti e non solo di chi lo partorisce. Un tempo per leggere un libro era necessario acquistarlo (o riceverlo in prestito o in regalo), oggi con l’esplosione di internet è più facile trovare comode scorciatoie per impossessarsene gratuitamente.

In questo noi italiani siamo maestri, soprattutto quando si tratta degli e-book. Rispetto agli altri Paesi oltre frontiera dove questa forma di pubblicazione è in decisa crescita, in Italia la vendita digitale fa fatica a decollare. Forse una delle remore sta nel sistema di pagamento che per gli e-book è esclusivamente elettronico, ovvero attraverso l’utilizzo di carte di credito o carte prepagate.  

Una dimostrazione è data dai numerosi downloads delle opere messe a disposizione gratuitamente, sia pure per un tempo limitato. Quando invece le stesse opere sono offerte a titolo oneroso il dato statistico sulle vendite cala bruscamente.

Questione di mentalità? Di poca dimestichezza all'uso degli strumenti elettronici di pagamento? Forse. Come non è da escludere una certa diffidenza per gli autori sconosciuti sui quali si fa fatica a scommettere anche se “l’investimento” costerebbe solo …una manciata di euro!

E nel mondo del web marketing editoriale o del “fai da te” dove tutti sono diventati poeti e scrittori è molto più difficile che la qualità emerga o sia agevolmente riconoscibile.

Democrazia digitale” a tutto danno della qualità (remunerativa) del pensiero in un’epoca in cui gli editori hanno smesso di esistere.

IL MIO ROMANZO CRIMINALE

La realtà supera l’immaginazione. Non abbiamo bisogno di sognare per inseguire l’impossibile, perché tutto ciò che ci appare davanti ai nostri occhi è così mostruosamente vero che la fantasia si è trasformata in qualcosa di molto reale e tangibile. Un tempo gli scrittori e i poeti si affidavano alle muse per scrivere le loro storie o declamare i versi più sublimi, ora basta molto poco per mettere giù qualsiasi scritto senza fare troppi voli pindarici.

L’anima sociale si è così imbruttita che non c’è alcuna differenza tra il bene e il male. Gli ultimi fatti di attualità o di cronaca nera ne sono una testimonianza evidente: sacerdoti che giustificano la pedofilia come risposta “educativa” ai fanciulli soli e abbandonati, fidanzatini in preda a deliri di onnipotenza che ammazzano genitori e consanguinei in nome di un amore corrotto e “disaffettivo”, la strage di Parigi organizzata dai terroristi islamici, figli di un Dio preso a prestito dal fanatismo ideologico.

La paura del foglio bianco non c’è più. Basta raccontare la realtà per sprigionare fiumi di parole e abbattere come birilli gli argini di qualsiasi barriera etico-sociale.

E pensare che nella Grecia antica gli orrori della guerra venivano esorcizzati con racconti che esaltavano l’amor patrio, che ammonivano sull'importanza degli affetti filiali e della terra natia per indurre i guerrieri a deporre le armi e a desiderare il ritorno a casa. Omero, nella sua magistrale “Odissea”, racconta delle lacrime di Ulisse dopo aver ascoltato l’aedo Demodoco sul rapimento di Elena di Troia da lui stesso organizzato.

Senza andare troppo in là nel tempo, nelle celeberrime sceneggiate di Mario Merola si assisteva alla classica sfida tra il buono e il cattivo (‘o bbuono e‘o malamente), con il primo che riusciva sempre ad avere la meglio sul secondo a furor di popolo. Oggi una commedia del genere è a dir poco anacronistica e non suscita più lo stesso pathos nel pubblico.

Se si potesse riscrivere “I Promessi Sposi la storia sarebbe largamente capovolta: L’Innominato non si converte più al cristianesimo ma convince il cardinale Federico Borromeo a rendersi complice dei suoi misfatti. Il rapimento di Lucia viene portato a termine con la consegna della fanciulla nelle mani del perfido Don Rodrigo. La peste, infine, si abbatte solo sulla povera gente mettendo in salvo gli oppressori e i potenti.

Ci sono tutti gli ingredienti per scrivere un romanzo horror senza scomodare Agatha Christie o Alfred Hitchcock. Basta attingere dalla realtà di tutti i giorni i personaggi che si vogliono, le storie già preconfezionate per un finale da “brividi”.

Il telefono squilla. Lui alza la cornetta e ascolta il messaggio in codice. E’ visibilmente soddisfatto. Le informazioni che ha ricevuto provengono da persona influente nei palazzi che contano. Corre in stazione con la sua ventiquattrore, sale sul treno e si sistema nella carrozza 9, posto 2A lato finestrino. Sa che in quello stesso scompartimento c’è la persona di cui ha avuto poco prima le notizie che aspettava. Davanti a lui sono seduti una donna e un bambino dai riccioli d’oro, bello e candido come il sole di quel primo mattino. Lui non li degna nemmeno di uno sguardo. Appoggia la valigetta sulle ginocchia e dopo averla aperta con un clic estrae l’arma da fuoco …

L'incipit del mio romanzo criminale

L’APPARTAMENTO

Carino, luminoso, superaccessoriato. Riscaldamento autonomo con telecomando, lavatrice auto-programmabile, video citofono e impianto satellitare. Cosa vuoi di più? E poi è tutto così accogliente, confortevole, non devi nemmeno faticare tanto per tenerlo in ordine. C’è anche una bella vista panoramica, vedrai che ti troverai bene.”

Sono sopraffatto dalle parole di Annalisa che mi mostra con la verve del più consumato agente immobiliare l’appartamento in cui dovrò andare ad abitare. Rimango in silenzio con la faccia cupa e perplessa, come un bambino al primo giorno di scuola che si rifiuta di entrare in classe.

I cambiamenti non sono mai stati il mio forte. Sarà forse per pigrizia mentale o per un’atavica riluttanza per le cose nuove che ho sempre preferito pianificare tutto della mia vita, adagiandomi al mio modello organizzativo come un perfetto ed efficiente ragioniere Mi sono “abituato” alle mie abitudini: casa-lavoro-casa, senza alcuna deviazione del percorso. Mi sono abituato al silenzio, ai miei silenzi.

Annalisa sembra leggermi nel pensiero e mi porta a visitare la stanza da bagno tenendomi sottobraccio quasi per timore che io possa scappare.

Guarda come è spazioso. C’è anche la vasca per l’idromassaggio.” Mi strizza l’occhio abbozzando un sorriso malizioso. “Sei un bell'uomo, potrai portarci tutte le donne che vorrai.

La mia accompagnatrice continua nella sua opera di persuasione prospettandomi una vita piena di gioia e di sesso sfrenato. Non l’ascolto più. Vedo la sua bocca continuare a muoversi emettendo tanti bla bla bla ed io mi assento completamente inseguendo un pensiero d’infanzia.

Eccomi bambino con mia madre che mi mostra il regalo che avevo sempre sognato: una bicicletta da corsa “superaccessoriata” proprio come l’appartamento che sto visitando.

Ti piace? C’è proprio tutto: due specchietti retrovisori, il sellino di vera pelle, le luci di direzione, ben cinque marce e il vano per la bottiglietta dell’acqua. Con le lunghe corse che farai ti verrà sicuramente sete. Anzi, sai una cosa? Invece dell’acqua ti riempirò la bottiglietta con il tuo succo di frutta preferito.”

Come Annalisa, mia madre continuava a parlarmi, ad accarezzarmi il viso con il suo fare amorevole cercando di rendermi partecipe di una gioia che soltanto dopo scoprii avere ben altro fine: tenermi lontano da casa per alcune ore mentre riceveva i suoi amanti in camera da letto.

Gianni, ma mi stai ascoltando?” La voce di Annalisa mi riporta alla realtà e non so se è più piacevole di quella che ho appena ricordato.

Ora devo proprio andare. A minuti verrà Franco per il contratto. Vedrai, sarà molto vantaggioso per te.” Mi schiocca un bacio sulla guancia, prende la borsa e scappa via in tutta fretta.

Dalla finestra la vedo uscire dal portone, attraversare la strada e alzare lo sguardo verso di me che la sto osservando tra le tende. Mia moglie mi saluta con la mano regalandomi questa volta solo un sorriso spento e fugace prima di mescolarsi tra la gente.

So che non tornerà più.
  
L’APPARTAMENTO

Racconto breve scritto da

Vittoriano Borrelli

Ogni riferimento a fatti o personaggi della realtà è puramente casuale.

L’immagine di copertina è liberamente tratta da foto disponibili sul web
senza alcuna correlazione con i fatti narrati.



GLI AMORI INFINITI

Gli amori infiniti nascono senza sesso, sono eterei, incorporei e inafferrabili. Si contrappongono al piacere fisico che si esaurisce all'alba di un giorno qualunque dopo essersi rivestiti in fretta per tornare alla vita di sempre, vuota e malinconica.

L’idealità dell’amore è il vero problema delle relazioni contemporanee. Nell'era multimediale è più facile “innamorarsi” di persone conosciute sul social preferito che di coloro che vivono a pochi passi da noi. La forza dell’immaginazione sovrasta la realtà delle cose, come una gabbia di vetro che ci ripara dalle sofferenze patite o patibili.

Il rischio di rimanere delusi è la molla che fa scattare certe scelte orientandole su un terreno più sicuro che è quello della comunicazione internautica, molto spesso sterile e illusoria.

Se i giovani di ieri erano proiettati alla ricerca dell’amore guardando con fiducia alle possibilità offerte dal mondo reale, quelli di oggi sembrano sfuggire a qualsiasi verifica “sul campo” delle proprie aspirazioni sentimentali, preferendo esplorarle attraverso un’intensa attività di messaggi multimediali con interlocutori di cui, a volte, non si conoscono nemmeno le sembianze.

Va di moda il mito delle relazioni a distanza che fanno “effetto” fino a quando i partners non decidono di uscire allo scoperto mostrando tutto quello che hanno inteso nascondere o sottacere. Quasi sempre gli amori che nascono sul web falliscono al primo banco di prova con la realtà che è sempre diversa da come la si è immaginata.

E così l’infinito di uno sguardo stampato su una foto, di un’emozione rubata tra le righe di un post atteso a colpi di “connessione” si tramuta ben presto in qualcosa di circoscritto ed estemporaneo, pronto a sciogliersi come neve al sole non appena i turbamenti della vita quotidiana prendano il sopravvento.

La difficoltà di scommettere sui sentimenti reali, ma soprattutto di mantenerli a lungo a dispetto degli ostacoli che si frappongono sul proprio cammino, è una chiara controtendenza culturale che inibisce l’insegnamento all'amore, complice anche l’esperienza fallimentare di quei giovani di ieri, oggi adulti e in età matura, che si sono uniti con partners sbagliati aprendo così una crisi della famiglia “istituzionale” senza precedenti.

Non è facile trasporre sul piano reale l’idea dell’amore, ci vuole grande condivisione e unità d’intenti che le generazioni moderne non sembrano voler (o saper) affrontare. Non si ha voglia di conoscersi, di condividere un progetto di vita contemperando le proprie con le altrui esigenze affettive. Basta molto poco per andare a letto e dirsi addio al sorgere del sole o quando l’attrazione fisica esaurisce i suoi effetti.

Così l’eternità dei sentimenti provati finisce col restare impressa su qualcosa che trasmigra dalla propria anima, come una fotografia dai contorni sempre più sbiaditi. Baglioni, in una sua bellissima canzone, l’ha saputa ben rappresentare con questi versi:

Un azzurro scalzo in cielo
il cielo matto di marzo
e di quel nostro incontro
al centro tu poggiata sui ginocchi
e gli occhi tuoi per sempre nei miei occhi …