ULTIMO POST
- Ottieni link
- X
- Altre app
L’eredità
di chi ci lascia non sempre è condita di cose o insegnamenti preziosi. Accade
sovente che il cordone ombelicale con le negatività vissute e convissute
non si spezzi mai, per quanti sforzi si facciano per allontanarsi definitivamente
da chi ci ha procurato un grande dolore.
Le
organizzazioni sociali e politiche, ad esempio, sono fortemente condizionate
dall’eredità storica lasciata dal contesto in cui operano. In
Italia si parla spesso di prima, seconda o terza Repubblica per segnare epoche
distinte di un certo cambiamento anche se, a conti fatti, nessuna di queste
fasi può dirsi davvero autonoma e indipendente dall’altra.
Il presente
è sempre la risultante del passato e il futuro segue di pari
passo quello che oggi si sta compiendo.
Secondo
il celebre filosofo sant’Agostino, “il passato come bruto fatto
materiale non può riguardarci se non in forza di un nostro qualche attuale
interesse. Il passato non esiste se non nella misura in cui è stato
efficace, ci ha segnato e soprattutto ci segna. Se i fatti del passato
fossero solo passati, essi sarebbero medesimamente morti e sepolti e non
potremmo intrattenere alcun commercio con essi. Ogni fatto del quale si narra,
è già, certo, passato e defunto, e tuttavia esso può rivivere in noi attraverso
la considerazione storica che, per così dire, annulla quel passato in quanto
passato, e lo attualizza nella vita del presente.”
E’
un pensiero filosofico di grande rilievo e verità: non si eredita il
passato che non ha significato ma quello che ha segnato in modo incisivo la
nostra educazione. Nel bene o nel male la nostra vita è condizionata dall’ambiente
o dalle persone con le quali veniamo in contatto, specie in primissima età
quando la nostra capacità di orientamento e di discernimento non è autonoma ed
abbiamo bisogno di punti di riferimento.
Ecco
che allora l’influenza di chi ci ha guidati nel nostro cammino fino ad
un certo percorso continua a produrre i suoi effetti anche oltre la
separazione. Soprattutto se l’esperienza vissuta è stata fortemente negativa,
si fa fatica ad elaborare un dolore profondo, a colmare una carenza affettiva
significativa, in una parola, a tagliare i ponti con il passato.
Nelle
fragilità caratteriali si annidano quelle (pericolose) manchevolezze che
possono dare adito a comportamenti di forte impatto. Si sente dire: “E’
violento come il padre”, oppure, “Va con tutti come la madre” per
sottolineare il trapasso di azioni o reazioni che rende negativamente indissolubile
il legame che si aveva in vita.
Non c’è pace per chi resta, per chi cerca di scrollarsi di dosso quei retaggi che suo malgrado si porta dentro fino ad assumere gli atteggiamenti più devianti o a compiere le azioni più delittuose. Ma a premere il “grilletto” sono simbolicamente proprio quelli che non ci sono più.
Perché anche i morti uccidono. Lo fanno da mandanti nella polvere di un silenzio assordante che inquieta le coscienze e non fa più vedere la luce di un mattino giusto e tranquillo.
Commenti
Posta un commento
Posta il tuo commento. Sarò lieto di conoscere la tua opinione.