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“Ho imparato a vivere con me
a mangiare discorsi senza te
a guardare le macchine così
ma nessuno mi porta via da qui …”
Sono
passati trentatre anni da quando ho scritto questa canzone tratta dall’album “Cerco”
e inserita nella raccolta “L’aquila non ritorna”. Esegesi di un
mondo interiore che si evolve attraverso la conoscenza di se stessi, mentre
fuori tutto scorre velocemente e distrattamente.
C’è
una solitudine positiva ed un’altra di segno opposto. Il protagonista del testo
vive purtroppo la seconda come reazione ad un mondo esteriore cinico e
perverso, chiuso nella propria autoreferenza ed indifferenza. Una
sorta di spirito di sopravvivenza, tipico di chi si sente accerchiato da una
serie di fattori negativi che lo spingono a ricercare nella propria interiorità
gli appigli più sicuri e le risorse, necessarie e dovute, per provare a
riemergere.
La
sommatoria di storie individuali come quella di “Vivere con me”,
è indicativa di un problema sociale di più ampie proporzioni, caratterizzato
dal disagio affettivo (o disaffettivo) che si erige a muro invalicabile sull’impoverimento
relazionale e, più in generale, sull'incapacità di coglierne i
segnali.
Chi
fa da sé fa per tre, recita un celebre proverbio. Ci si abitua così alla
propria solitudine, si ascoltano le voci di dentro costruendosi
una sorta di sistema immunitario per autorigenerarsi. Un po’ come un camaleonte
che cambia colore adattandosi a qualsiasi tessuto sociale che
gli viene cucito addosso. E nel silenzio contemplativo tenere alto lo sguardo per
scorgere, oltre l’orizzonte, nuove prospettive di vita.
La
solitudine è un’arte per chi riesce a conviverci ma è anche una
pericolosa discesa all’inferno per chi invece la vive come una scelta
imposta dalle circostanze rimanendo ai margini della propria e altrui
esistenza.
Fuori.
Da
ragazzo io e la mia compianta sorella, prematuramente scomparsa, ci
emozionavamo fino a commuoverci nell’ascoltare la bellissima canzone di Loredana
Bertè “Stare fuori”, meno nota rispetto ai tanti successi
dell’artista calabrese, ma così intensa e profonda da rappresentare una
denuncia solenne contro l’indifferenza.
Ecco
alcuni versi del testo che desidero dedicare a lei:
“Fuori.
E’più
di un anno stare soli
Più
di un inverno stare fuori
Più
della faccia di un amore
che
non ti vuole e che ti lascia fuori …”
A Isabella
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