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Se
fossi un animale sarei di sicuro un cane, un pastore tedesco come
Black, il mio migliore amico dell’adolescenza che il Cielo
si è portato via troppo presto. Come i cani sono dotato di un fiuto eccezionale:
riesco a percepire soltanto con l’odore la cattiveria umana in tutte le
sue manifestazioni, latenti o esplicite. Ed è un odore forte, sgradevole
che non promana dalla poca cura per l’igiene personale, ma va ben oltre
connotandosi in “presenza”, modo di “essere” e di “comportarsi”.
Nel mondo
degli uomini sarebbe intuito, ipersensibilità nel registrare con
relativa immediatezza condotte o modi di agire che altrimenti richiederebbero una
conoscenza più approfondita. Per gli animali ciò avviene in maniera del tutto naturale
e nel giro di pochi secondi. Pensate ai cani che irrigidiscono la coda e
ringhiano quando captano gli stati d’animo avversi di chi si avvicina a loro.
Quelli “poliziotto”, ad esempio, vengono utilizzati proprio per la
caccia ai malintenzionati o per fiutare le tracce di un delitto.
Io
sono come un cane dunque. E forse in qualche vita passata lo sarò stato
per davvero. Avrò avuto padroni che mi hanno amato senza
chiedermi niente come avrò fatto io con loro, reciproca alleanza dei
sensi e di affetto incondizionato. Oppure sarò stato un randagio senza
fissa dimora ma con il dono più prezioso: la libertà di spaziare in
mezzo a praterie immense o su strade di periferia a frugare tra i rifiuti
brandelli di umanità dispersa.
Come
un cane mi irrigidisco quando avverto nelle persone con le quali mi relaziono cattiveria,
insensibilità e scarsa generosità d’animo. Mi basta guardarle negli
occhi, scrutarle e sentire quell’odore di cui ho parlato prima,
nauseante e disgustoso, che mi induce a chiudermi a riccio, a innalzare
una barriera fra me e loro e a munirmi di tutti gli strumenti di autodifesa.
Tutto
avviene in pochi minuti e qui sta la particolarità che mi è propria e mi
accomuna al migliore amico dell’uomo. Con me l’apparenza non inganna
e purtroppo non mi sbaglio mai. So che il prezzo da pagare è alto perché si
finisce con l’essere selettivi, guardinghi e diffidenti, ma di fronte a certe
peculiarità negative dell’essere umano non so “scodinzolare”, né
tanto meno abbassare lo sguardo e far finta di niente.
Vita
da cani per me, lontana dalle illusioni e dagli inganni, dalle
carezze che sono schiaffi al cuore, dai tradimenti che sono soprattutto morali
e non si consumano semplicemente tra le lenzuola di un albergo a cinque
stelle o in una camera di terz’ordine.
Vita da cani che è sublime e onorevole mimetizzazione per smascherare la pochezza dei benpensanti, dei moralizzatori del pensiero, di chi si eleva a giudice puntando il dito contro gli altri e mai contro se stesso. Presi dalla paura di specchiarsi e di scoprire, in luogo di un volto angelico e ben curato, la bruttezza e la vacuità del proprio essere.
Vita da cani per me che sono già in fila all'orizzonte lasciandomi dietro tutto ciò che vorrò dimenticare.
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