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Se
il dolore potesse avere un volto capace persino di sorridere, avrebbe
sicuramente gli occhi e lo sguardo di Stefano
Borgonovo, scomparso nel 2013 all'età di 49 anni dopo essere stato colpito
dalla SLA, acronimo di sclerosi laterale amiotrofica.
L’ex
calciatore di Fiorentina, Milan e Como, si è spento con la fierezza e la dignità che lo ha
contraddistinto in questo lungo calvario il cui esito, sia pure tragico, è
servito da insegnamento per affrontare con civiltà, compostezza e perseveranza
questa terribile malattia.
Mi
piace pensare che il mostro della SLA,
attraverso l’esperienza di Stefano, sia stato ideologicamente abbattuto e che
presto la ricerca scientifica riuscirà ad annientarlo definitivamente. La
morte, questa morte, è soltanto un passaggio metafisico che rivaluta la vita e
infonde speranza e coraggio in chi,
imbattendosi nel male “oscuro” e
“invisibile”, riuscirà prima o poi a sconfiggerlo.
Numerosi
sono stati i messaggi di cordoglio partiti da ogni parte del mondo alla notizia
della triste scomparsa di questo campione di
rara umanità: “L’impresa più bella
che sei riuscito a costruire è stata trasformare il veleno della malattia in
medicina per gli altri.”, scrive Roberto
Baggio dalle pagine della Gazzetta dello Sport.
L’ex
“codino magico” è stato uno dei più
grandi amici di Borgonovo sostenendolo con assiduità nella sua battaglia contro
la SLA attraverso numerose iniziative di solidarietà. Tante sono state le gare
amichevoli con incasso devoluto alla Fondazione che porta il suo stesso nome,
cui hanno partecipato diversi calciatori ed ex compagni di “Borgo”.
Memorabile
l’incontro allo stadio Giuseppe Meazza
del 7 settembre 2009 in cui si sono esibite le vecchie glorie del Milan e del Real Madrid con un Franco
Baresi visibilmente commosso che accarezza il capo dello sfortunato
campione.
Sono
gli angeli
del dolore, quelli come Stefano, che sopravvivono alle turbolenze della
vita e che ciononostante hanno sempre il sorriso dipinto sul viso.
Da
loro non bisogna mai distogliere lo sguardo, perché alla perfezione si
arriva solo dopo una lunga sofferenza.
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