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UNA VITA DIVERSA

DOPOFESTIVAL


Sarò controcorrente rispetto ai giudizi positivi della critica e ai dati di ascolto stellari che si sono registrati in questi giorni, ma il Festival 2018 non mi è piaciuto. Lo dico e lo scrivo sotto il profilo della qualità delle canzoni, mediamente scadente e di non facile presa popolare. A parte lo Stato Sociale che hanno presentato un brano apparentemente banale ma molto orecchiabile, e qualche chicca  di poesia qua e là (vedi “Almeno pensami” di Ron o “Imparare ad amarsi” della rediviva Vanoni), il resto è carta straccia che sarà ben presto smaltita nelle discariche della memoria collettiva.

Eppure la scelta delle canzoni affidata ad un poeta della musica leggera italiana come Claudio Baglioni, avrebbe dovuto portare a quel salto di qualità canora da molti auspicato ma che a conti fatti ha lasciato molto a desiderare. Delle due l’una: o le canzoni scartate sono state di gran lunga peggiori o il livello attuale della musica nostrana paga un deficit di estro poetico che è figlio del nostro tempo.

Nulla da dire sulla conduzione affidata ad una bravissima Michelle Hunziker (finalmente si è capito che le donne sanno anche parlare), ad un superlativo Pierfrancesco Favino (a dispetto di tanti attori figuranti del passato) e allo stesso Baglioni  che ha saputo essere discreto ed elegante valorizzando la performance dei suoi colleghi di “viaggio”. Altrettanto positivi gli ospiti che sono saliti sul palco, fra tutti, il mattatore Fiorello, una garanzia per gli ascolti,  l’esilarante Virginia Raffaele, sempre efficace e pungente, e una magistrale Giorgia che ha dato il meglio di sé nell'esibizione con James Taylor.

Ma le canzoni no, non ci siamo. Anonime, scontate, puntellate da una sequenza impressionante di stonature non giustificata nemmeno dall'attenuante di essersi emozionati sul palco più importante della musica leggera. Per molte di loro ci sarà poca gloria a partire già dal prossimo lunedì.

Ecco comunque le mie pagelle (in ordine di classifica  finale):

Ermal Meta e Fabrizio Moro: Non mi avete fatto niente. Dovevano essere esclusi per “auto-plagio”, invece sono stati riammessi per l’irrilevanza della clonazione con un brano già presentato in passato con il titolo di “Silenzio”. Mini scandalo che forse avrà giovato al duo vincitore di questo festival unitamente alla loro astuzia di aver fatto leva sugli eventi di cronaca del momento. Voto 6 

Lo Stato Sociale: Una vita in vacanza. Brano orecchiabile che farà la fortuna delle balere non solo romagnole. L’intuizione di portare sul palco la vecchietta arzilla e ballerina è stata più che geniale. Voto 7 

Annalisa: Il mondo prima di te. La migliore esibizione per qualità del canto senza alcuna sbavatura. Annalisa è brava, il brano un po’meno ma è comunque gradevole. Voto 6,5 

Ron: Almeno pensami. Ha presentato un brano inedito di Lucio Dalla che l’ex prodigio di “Pa’ diglielo a ma’ ” ha saputo interpretare con grazia e raffinatezza. Voto 7 

Vanoni-Bungaro-Pacifico: Imparare ad amarsi. La classe non è acqua anche se la Vanoni non ha più l’età e qualche stonatura si è sentita. Ma a lei si può perdonare tutto. Il testo è bello soprattutto nel refrain “Bisogna imparare a lasciarsi quando è finitaVoto 6,5 

Max Gazze: La leggenda di Cristalda e Pizzomunno. Testo di buona levatura e ballata stile Gazzè che non dispiace. Voto 6. 

Luca Barbarossa: Passame er sale. Lontani i tempi di “Portami a ballare” o “L’amore rubato”. A sentirlo cresce la nostalgia. Voto 5 

Diodato e Roy Paci: Adesso. Melodia accettabile ma niente di più. Voto 6 

The Kolors: Frida (mai mai mai). Piacerà ai giovani e alle discoteche del sabato sera. Voto 6. 

Giovanni Caccamo: Eterno. Stonato come una campana, ha presentato una canzone al di là delle sue possibilità canore. Forse una tonalità più bassa lo avrebbe aiutato, ma di poco. Voto 5. 

Le Vibrazioni: Così sbagliato. Brano rockeggiante che fa presa sui fan del genere anche se l’esibizione con Skin nella serata dei duetti è sembrata asincrona. Spopolerà nelle radio. Voto 6,5. 

Enzo Avitabile e Peppe Servillo: Il coraggio di ogni giorno. A stare a guardarli così dimessi c'è voluto proprio coraggio . Voto 5 

Renzo Rubino: Custodire. Non male né bene. Sufficienza risicata Voto 6-- 

Noemi: Non smettere mai di cercarmi. Sarebbe invece il caso di farlo, se non altro per le sue stonature imbarazzanti. Voto 5,5 

Red Canzian: Ognuno ha il suo racconto. E ognuno ha il suo giudizio. Su di lui pessimo. Voto 4. 

Decibel: Lettera dal Duca. Non si può resuscitare il passato. I tempi di “Contessa” restano lì. Voto 5 

Nina Zilli: Senza appartenere. Nina è brava ma le affidano sempre canzoni insipide. Come questa. Voto 5- 

Roby Facchinetti - Riccardo Fogli: Il segreto del tempo. Voci strozzate e stonate che mettono ansia e voglia di salire sul palco per dare loro una mano con l’intonazione. Decadenti. Voto 5 

Mario Biondi: Rivederti. A rivederlo (e soprattutto a risentirlo) mi ha consegnato dolcemente nelle braccia di Morfeo. Soporifero. Voto 4- 

Elio e le Storie Tese: Arrivedorci. Canzone ironica e scenica come il loro inconfondibile stile. Tanti sorrisi e niente più. Voto 5+

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