IL DIVANO


Se potessi parlare chissà quante storie avresti da raccontare. Tu che troneggi in tutte le case del mondo, sornione e accogliente come una sirena con il suo marinaio. Morbido e imbottito quanto basta per sprofondarci dentro e inebriarsi di tanta goduria che sa di riscatto dopo una giornata stanca e grigia.

Quante separazioni avrai sancito con il tuo inconsapevole richiamo alla pigrizia, alla conformazione delle cose che non cambiano, che restano uguali a se stesse come il decorso del tempo che ricomincia daccapo allo scoccare di un nuovo giorno. Lancette dell’orologio che ripercorrono lo stesso giro di vite, un’agenda sulla quale sono annotati i soliti appuntamenti che quasi ci si affeziona.

E quanti amori fugaci e furtivi avrai favorito nel silenzio della notte o nei pomeriggi afosi di un’estate di città. Preso d’assalto con movimenti acrobatici e spinte più o meno audaci, sarai stato messo a dura prova e avrai atteso l’ultimo sospiro di smaniosi amanti come un viatico propizio e liberatorio.

La quiete dopo la tempesta, la pace dopo una battaglia prendendosi a cuscinate o lanciandosi accuse e risentimenti. E poi smetterla di colpo per dare voce al silenzio, per firmare una tregua o un armistizio fino alla prossima lotta con le parole che voleranno dalla finestra e giungeranno nei cortili e nelle strade senza che nessuno le ascolterà.

Non manca occasione per cercarti, spiarti con lo sguardo e immaginare il momento in cui saremo una cosa sola, l’uno e l’altro complementari, l’uno e l’altro necessari.

E quando giunge quel momento tanto atteso è così bello rilassarsi tra le tue braccia, sentire la tua pelle lucida o vellutata, saggiare la tua morbidezza come una carezza che sa di beatitudine e di rinnovato torpore mentre fuori il mondo grida e si scatena come fa la pioggia sui tetti delle case.

Che importa se fuori piove, basta chiudere gli occhi e non pensare, mettersi al riparo da tutto e da tutti comodamente sdraiato o accovacciato sul tuo giaciglio.

E provare finalmente a sognare.

SPAM SPAM


Sono i nuovi mostri della messaggistica multimediale, da evitare come la peste non appena si palesano con foto ammiccanti, annunci che promettono cambiamenti di vita in un solo clic, prospettive improbabili di paradisi che non esistono. Pronti ad insinuarsi nella nostra privacy che a volte si fa fatica a scansarli, tanto sono perfetti nella loro imperfezione.

Si tratta degli spam declinati a virus o a messaggi falsi e tendenziosi con finalità molteplici: dalla posta indesiderata a scopo commerciale, che generalmente procura solo fastidio e appesantimento della nostra casella elettronica, agli annunci-killer che hanno mire ben peggiori come carpire informazioni personali per accedere, ad esempio, alle nostre carte di credito o a conti correnti, o  bloccare con link micidiali le nostre applicazioni.

Bastimenti “postali” che arrivano a iosa sui nostri profili web, contro i quali s’ingaggia una sorta di battaglia navale per tentare di affondarli a colpi di fucile. “Bang”, il suono onomatopeico dello sparo qui sarebbe nella versione (peggiore) di “Spam”.

Ci vuole attenzione e lucidità continua, basta la minima distrazione che lo spam-killer si propaga nei nostri effetti personali distruggendo ogni cosa che incontra sul suo cammino. L’apertura accidentale di un file sospetto può quindi costare caro, in barba alle nostre intimità nascoste, ai segreti e agli altarini che ci premuniamo di proteggere pur volendo essere cittadini del mondo.

Questa invasione indesiderata avviene spesso in maniera subdola e senza che ce ne accorgiamo. Succede ad esempio quando navighiamo sui vari siti web e diamo il nostro consenso in maniera frettolosa e disattenta all’informativa sui cookie che appare generalmente sulla barra in alto alla pagina visitata.  In realtà questo documento contiene in sé una serie di autorizzazioni, fra le quali quella di utilizzare e trasferire ad altri i nostri dati personali, che sono attratte in automatico dall’icona “Ok” se non vengono espressamente disattivate.

Così la nostra privacy viene servita su un piatto d’argento a chiunque, compresi i malintenzionati pronti a seminare sfaceli e misfatti con conseguenze spiacevoli e non facilmente rimediabili. Il tutto alla vigilia del nuovo regolamento europeo sulla privacy (n. 679/2016) che dal 24 maggio prossimo entrerà in vigore in tutti gli Stati membri con regole più ferree sulla protezione dei dati e sul diritto all’oblio.

Basterà? Forse sì, forse no. L’interfaccia con l’infinito mondo del web presenta tante di quelle variabili che nemmeno le misure più protettive potranno arginare efficacemente le insidie più o meno percettibili e nascoste.

Forse è il prezzo da pagare, il rischio più o meno calcolato, per essere (o voler essere) protagonisti insieme agli altri di una platea virtuale che non conosce limiti in fatto di partecipazione e presenza libera e incondizionata. Quasi un obbligo di visibilità per non restare reclusi e in disparte mentre il mondo si apre a se stesso come una grande casa di vetro.

E’ il prezzo da pagare per essere cittadini del mondo.

DUE SOLITUDINI


Non si è mai soli veramente. C’è sempre una parte di noi che ci fa compagnia in ogni momento della giornata, a volte silente quando i pensieri sono altrove, altre volte rumorosa e incessante come un martello pneumatico che scava nella profondità della nostra anima.

E’ un rapporto che s'instaura con noi stessi fin da quando prendiamo vita nel ventre materno e si sviluppa negli anni, invecchia e muore con noi.

Due solitudini nell'oceano della vita che si appartano per proteggersi, che qualche volta litigano e si fanno dispetti come ...

pagliacci


E ci ritroviamo eterni alleati
di una stessa idea di una stessa odissea
Pagliacci senz’anima
senza sentimento
Pagliacci nel vento.

Ma che odore strano ha il tuo corpo incolore
Profumo di sesso fuori o dentro è lo stesso
Amanti dispersi
per caso ritrovati
Amanti diversi

Tu od io ma che confusione
Tu od io ma che coesione
Pensieri bugiardi troppo vuoti gli sguardi
E si tira avanti senza troppi riguardi

Io mi tormento del mio assurdo momento
e tu stai a guardarmi
Peggio ancora a scrutarmi
Col cuore di ghiaccio sembri proprio un pagliaccio
e non ti piaccio

Quanta ipocrisia c’è nella vita mia
Tra l’adulazione e l’immaginazione
c’è di mezzo un pagliaccio fatto solo di ghiaccio
Tu od io chissà forse tutti e due

E ci ritroviamo un po’soli e distratti
Un po’ consumati
Un po’ tristi e sbagliati
Pagliacci senz’anima
senza sentimento
Pagliacci nel vento.

Tu ed io sempre a litigare
Tu ed io sempre a farci del male
Forse posso salvarmi dalla tua indifferenza
Forse posso sottrarmi alla tua impertinenza

Io mi tormento del mio assurdo momento
e tu stai a guardarmi
Peggio ancora a scrutarmi
Col cuore di ghiaccio sembri proprio un pagliaccio
e non ti piaccio

Quanta ipocrisia c’è nella vita mia
Tra l’adulazione e l’immaginazione
c’è di mezzo un pagliaccio fatto solo di ghiaccio
Tu od io chissà forse tutti e due

(IL TESTO DI “PAGLIACCI” E’ TRATTO DA “LE PAROLE DEL MIO TEMPO”- V. Borrelli)

LA CORTE SI RITIRA


I tuoi occhi sono come due stelle che brillano nel più bel firmamento dell’universo. Se stanotte ti sognerò non vorrei più risvegliarmi. Solo sfiorarti mi procura un brivido su tutta la pelle ed è un’emozione che circola dalla testa ai piedi fino ad arrivare al cuore. E dal cuore ricominciare…

Queste declamazioni di un possibile corteggiamento, un tempo bene accette, oggi sono viste dai più anacronistiche ed improbabili. In un tempo dove ogni secondo è prezioso tutto si consuma velocemente e il consenso strappato con un cenno d’intesa si trasforma ben presto in una crisi di rigetto all'alba del giorno dopo. E’ come trovarsi in un fast food e sentirsi già sazi dopo appena quindici minuti.

Perché perdersi in parole ampollose, estenuanti pedinamenti e complicate tattiche di approccio quando tutto si può avere con facilità e in un batter d’occhio? L’agire precede il pensiero e a nulla valgono proclami che possono distogliere la mente in luogo di più agevoli piaceri.

Queste nuove e più spedite relazioni amorose presuppongono pur sempre un aspetto fisico gradevole; per le persone poco piacenti la questione rimane difficile poiché non basterebbero quattro parole sdolcinate (e forse nemmeno un enciclopedia) per accedere a facili conquiste.

Il linguaggio dei sensi e della scrittura oggi si sono notevolmente abbreviati, basta sbirciare qualche sms che circola tra gli adolescenti per comprenderlo:

tvb (ti voglio bene)
tat (ti amo tanto)
mwa (bacio)
n8 (notte)
xoxo (baci e abbracci)
e via dicendo.

Insomma bisognerebbe girare con un traduttore tascabile per stare al passo coi tempi e anche i meno giovani si stanno ormai attrezzando. Un tempo si diceva che una telefonata allunga la vita, oggi si direbbe che un messaggio accorcia le distanze ma i sentimenti appaiono lontani e slegati dalle parole, pur concise, con cui si manifestano.

Oggi si esce dall'infanzia e si diventa già madri, si smette di giocare troppo presto, si bruciano le tappe per arrivare chissà dove perdendo per strada il gusto e il senso dell’età.

E dalle macchine per noi
i complimenti del playboy
ma non li sentiamo più
se c’è chi non ce li fa più …

Così cantava Fiorella Mannoia nella celebre “Quello che le donne non dicono” del 1987. Sono passati oltre trent’anni e già allora il cambiamento si stava radicando nelle relazioni affettive. Sarà stato l’allineamento dei ruoli ma una parità che non riconosce le (buone) differenze genera conflitti e tensioni. Le coppie scoppiano quasi subito e  così si moltiplicano gli avvicendamenti.

Accade quindi che in questo scenario la Corte si ritira di buon grado ma non per deliberare, perché il verdetto è già scritto nelle storie di oggi (e forse di domani).