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Sono
i nuovi mostri della messaggistica multimediale, da evitare come la
peste non appena si palesano con foto ammiccanti, annunci che promettono cambiamenti
di vita in un solo clic, prospettive improbabili di paradisi che non esistono.
Pronti ad insinuarsi nella nostra privacy che a volte si fa fatica a
scansarli, tanto sono perfetti nella loro imperfezione.
Si tratta degli spam declinati a virus
o a messaggi falsi e tendenziosi con finalità molteplici: dalla posta
indesiderata a scopo commerciale, che generalmente procura solo fastidio e
appesantimento della nostra casella elettronica, agli annunci-killer che
hanno mire ben peggiori come carpire informazioni personali per accedere, ad
esempio, alle nostre carte di credito o a conti correnti, o bloccare con link micidiali le
nostre applicazioni.
Bastimenti
“postali” che arrivano a iosa sui nostri profili web, contro i quali s’ingaggia
una sorta di battaglia navale per tentare di affondarli a colpi di fucile. “Bang”,
il suono onomatopeico dello sparo qui sarebbe nella versione (peggiore) di “Spam”.
Ci
vuole attenzione e lucidità continua, basta la minima distrazione che lo spam-killer
si propaga nei nostri effetti personali distruggendo ogni cosa che incontra sul
suo cammino. L’apertura accidentale di un file sospetto può quindi costare
caro, in barba alle nostre intimità nascoste, ai segreti e agli altarini
che ci premuniamo di proteggere pur volendo essere cittadini del mondo.
Questa
invasione indesiderata avviene spesso in maniera subdola e senza che ce
ne accorgiamo. Succede ad esempio quando navighiamo sui vari siti web e diamo
il nostro consenso in maniera frettolosa e disattenta all’informativa sui cookie
che appare generalmente sulla barra in alto alla pagina visitata. In realtà questo documento contiene in sé una
serie di autorizzazioni, fra le quali quella di utilizzare e trasferire ad
altri i nostri dati personali, che sono attratte in automatico dall’icona “Ok”
se non vengono espressamente disattivate.
Così
la nostra privacy viene servita su un piatto d’argento a chiunque, compresi i malintenzionati
pronti a seminare sfaceli e misfatti con conseguenze spiacevoli e non
facilmente rimediabili. Il tutto alla vigilia del nuovo regolamento europeo sulla
privacy (n. 679/2016) che dal 24 maggio prossimo entrerà in vigore in
tutti gli Stati membri con regole più ferree sulla protezione dei dati e sul
diritto all’oblio.
Basterà?
Forse sì, forse no. L’interfaccia con l’infinito mondo del web presenta
tante di quelle variabili che nemmeno le misure più protettive potranno
arginare efficacemente le insidie più o meno percettibili e nascoste.
Forse
è il prezzo da pagare, il rischio più o meno calcolato, per essere (o
voler essere) protagonisti insieme agli altri di una platea virtuale che
non conosce limiti in fatto di partecipazione e presenza libera e incondizionata.
Quasi un obbligo di visibilità per non restare reclusi e in disparte mentre
il mondo si apre a se stesso come una grande casa di vetro.
E’
il prezzo da pagare per essere cittadini del mondo.
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