NULLA DA SALVARE


C’è una componente di casualità negli incontri che si fanno durante il nostro percorso di vita. A volte è una variabile impazzita che non puoi controllare, capita perché deve capitare e puoi fare ben poco per evitarla. Quando incroci lo sguardo negli occhi sbagliati il contatto già si compie ed è come un black-out, un corto circuito che ti fa andare in tilt come quando cerchi di deviare la pallina del flipper nella direzione desiderata. Nulla da fare. Non riesci proprio ad imboccare una strada diversa e tutto si stringe intorno a te come una morsa.

Ci sono incontri che ti fanno crescere che sembrano una benedizione del Cielo: positivi, propositivi, carezzevoli, che ti riempiono l’anima e ti fanno sentire migliore. Ma la vita non è mai una strada diritta, ci sono milioni di incroci e le deviazioni sono sempre dietro l’angolo.

Capita così di imbattersi nelle persone sbagliate, in relazioni tortuose, incomprensibili che a volte si fa fatica ad interrompere e quando succede non è mai un addio.

Le relazioni lasciano sempre degli strascichi, a volte inconsapevoli, altre volte in maniera tangibile, tagliente e dirompente. Il contesto forma la nostra personalità e dal contesto ne usciamo più forti o più deboli.

Quasi sempre è colpa nostra. C’intestardiamo con le persone che pensiamo possano amarci, essere in sintonia con noi senza pensare, se non dopo averci sbattuto la testa, che possano farci del male. Anzi, per lungo tempo ci sforziamo di giustificarle, di immaginarle diverse, quasi di idealizzarle e questo tentativo è tanto più insistente quanto più forte è la voglia di sentirsi amati ed apprezzati.

Qui sta l’errore che si paga a duro prezzo. Certe relazioni è meglio troncarle subito, quasi sul nascere, che vestire i panni delle crocerossine pensando che le persone possano cambiare. Le persone non cambiano mai e non sono mai come noi le desideriamo.

Nulla da salvare, dunque. Quando succede, meglio tirare il gancio e lasciare che tutto naufraghi.

Nulla da salvare. Anche se resta un dolore sordo che ti spezza l’anima e ti fa sorridere amaramente una volta girato l’angolo.

Per ricominciare.

VOLEVO SOLO ESSERE AMATO


Piero aveva in tasca solo cinque euro. Gli sarebbero bastati per ricaricare il cellulare e chiamare qualcuno per una richiesta di aiuto che lo tormentava da tempo. Di cosa aveva bisogno? Semplicemente di una parolina di cinque lettere detta con tutta la sincerità possibile: amore.
Fece scorrere rapidamente l’agenda dei contatti e si sorprese nello scoprire che nonostante ne avesse tanti nessuno rispondeva al profilo che desiderava.

Pensò prima di tutto alla Wilma, una che aveva conosciuto da poco e con la quale era uscito un paio di sere per una pizza o una carbonara in qualche trattoria di Roma. Wilma era quel che si dice di una donna pronta all'uso: gioiosa, superficiale e, soprattutto, poco vestita. Al primo incontro si era presentata con una minigonna così corta da lasciare scoperte le gambe sfilate e ben esposte. Indossava un top stretto e sottile da far esplodere due seni rigogliosi che chiedevano soltanto di essere esplorati. Dopo la pizza e la carbonara, in entrambe le sere, erano finiti in un albergo di periferia ma nei mattini seguenti Piero non provò alcuna emozione.

Scartò subito Wilma e si concentrò su Evelina, la “miracolata”. Si erano conosciuti, o meglio, scontrati in un incidente d’auto sulla via Aurelia, un tamponamento provocato dalla forte pioggia che aveva bloccato i freni dell’utilitaria di Piero. L’impatto fu così violento che l’auto di Evelina andò a sbattere contro il guardrail ma la donna ne uscì miracolosamente illesa. In seguito i due presero a frequentarsi e tra loro scoppiò una relazione che era un misto di remissione del peccato, per Piero, e di divina provvidenza per la sventurata.

È stato il destino a farci incontrare.”
O a farci maledire”, pensò invece Piero.
Ti prenderai cura di me e non mi farai più soffrire. Ricordati che sono una miracolata.”

Scartò pure Evelina e gli venne in mente Leopolda, una donna… bifronte. Da dietro aveva forme femminili ben aggraziate ma davanti era esattamente il contrario, con un non so che di intellettuale: super abbottonata come un fagotto, aveva gli occhiali quadrati con montatura scura, di quelli che si vedono sulle facce di studenti pensierosi e dediti alla lettura. Tra loro poteva nascere anche una storia importante se non fosse stato per queste parole che Leopolda pronunciò in macchina in un momento d’intimità:

Credi di amarmi ma le prospettive della mente vanno oltre la concretezza della realtà. Sono qui ma posso essere altrove, in un altro mondo, in un altro contesto. E i tuoi baci quasi non li sento più.”

Per Piero fu come una doccia fredda che spense in un attimo i ribolliti sensi di un amore acerbo. Rimase a bocca aperta con una mano sospesa in aria come un fotogramma di un film fermo sullo schermo in attesa del secondo tempo che non sarebbe mai arrivato.

Fuori anche Leopolda, Piero s’incamminò per Ponte Flaminio. Si affacciò sul parapetto che dava sul Tevere e fece cadere i cinque euro che aveva prelevato dalla tasca. Comprese che la sua richiesta di aiuto era troppo impegnativa e nessuno mai l’avrebbe raccolta. Si sporse con tutto il busto in avanti come a volersi lanciare in quelle acque torbide e gridò a squarciagola:

Volevo solo essere amato.”

D’un tratto si sentì tirare ad una gamba. Si voltò e si trovò di fronte un bastardino a quattro zampe che gli stava morsicando  l’orlo dei pantaloni. Si chinò alla piccola bestiola che in un attimo lasciò la presa e cominciò a leccargli la faccia con festosi guaiti. Piero rispose a quella manifestazione di affetto inaspettata  carezzandolo a sua volta con un trasporto che non aveva mai provato prima.

Nel buio di una Roma assonnata si avviarono per corso di Francia come due vecchi amici che si erano finalmente ritrovati.

VOLEVO SOLO ESSERE AMATO

Racconto breve
 di
Vittoriano Borrelli

(Ogni riferimento a persone o a fatti reali è puramente casuale)

LA MUSICA CHE CAMBIA


La sessantanovesima edizione del festival di Sanremo chiude i battenti senza lasciare grandi rimpianti. Era andata meglio l’anno scorso con la novità di Baglioni alla direzione artistica che aveva suscitato maggiore interesse e curiosità. Del resto, la flessione degli ascolti, mediamente del 5-6 per cento rispetto all'edizione passata, è la riprova che qualcosa non ha funzionato. A cominciare dai conduttori: Virginia Raffaele rispetto alla Hunziker pecca tanto nella conduzione e delude molti telespettatori che la preferivano di gran lunga nelle vesti di imitatrice come ai tempi del festival di Conti. Non regge il confronto nemmeno Claudio Bisio che rispetto a Pierfrancesco Favino è apparso meno esilarante e padrone della scena.

Ma a destare maggiore delusione è stata sicuramente la qualità delle canzoni: il mix tra i giovani, ex nuove proposte, e i big tradizionali anziché proporre un’offerta musicale eterogenea, ha finito con il mettere in evidenza i difetti dell’una e dell’altra categoria. Il risultato è stato il tentativo, malriuscito, degli interpreti più collaudati di modernizzare le proprie canzoni e dei giovanissimi di spirare il vento del cambiamento che invece è soffiato debole e senza troppi scossoni.

La bella melodia non c’è più. È stata questa la grande assente del festival del Baglioni-bis ma le avvisaglie c’erano già state nelle edizioni precedenti. Una bella canzone piace a prescindere da chi la interpreta ma evidentemente manca da tempo la Musa ispiratrice.

Sarà la musica che cambia a ribasso, molto più “parlata” che sostenuta da una buona traccia melodica. La mission di una canzone, rispetto ad una poesia, dovrebbe essere  proprio questa: rendere le parole musicabili e orecchiabili per fare breccia nell'ascoltatore e rimanere a lungo nella memoria.

I tempi cambiano e la musica cambia. Ma forse domani i giovani di oggi, che saranno adulti e ormai invecchiati, diranno la stessa cosa dei tempi che verranno.


Ecco le mie pagelle (in ordine di classifica finale):

1.   mahmoodSoldi. Vince a sorpresa (per la gioia di Salvini) questo giovane multietnico (di madre sarda e papà egiziano) a dimostrazione della musica che cambia. Il talento c’è tutto ma molti non avrebbero scommesso un…soldo sulla sua vittoria. Voto 7
2.    ultimoI tuoi particolari. Forse la canzone più sanremese con strofa e ritornello alla vecchia maniera. Non certamente da… ultimo. (Ma i secondi saranno i primi). Voto 8
3.  il volo: Musica che resta. Non si smentiscono nel loro genere. Cantano bene e sono internazional-popolari. Voto 6
4.     loredana bertèCosa ti aspetti da me. L’ultima rock-star nostrana. La canzone è bella come il testo con quell’inciso “ci vuole soltanto una vita per essere un attimo”. Pura poesia. Voto 9
5.      simone cristicchiAbbi cura di me. Bel testo e un’interpretazione ben fatta. Voto 7
6.    daniele silvestri: Argentovivo. Forse il testo più struggente e (terribilmente) attuale, ma quando entra in scena il rapper Rancore la canzone perde d’intensità. Silvestri avrebbe fatto meglio a cantarla da solo. Voto 6
7.     iramaLa ragazza con il cuore di latta. Piacerà alle ragazzine. Voto 6
8.  arisaMi sento bene. Anche noi a sentirla cantare. Brano di non facile esecuzione per i repentini cambi di ritmo e di melodia che solo la brava Pippa poteva interpretare in maniera impeccabile. Voto 6,5
9.    achille lauro: Rolls Royce. Tra le accuse di plagio e il presunto inneggiamento del titolo del brano ad una sostanza stupefacente, il pelide Achille si è guadagnato una notorietà che non so se gli farà bene. Voto 5-
10. enrico nigiotti:  Nonno Hollywood. Toccante il testo che è una dedica a suo nonno scomparso da poco. Ma nulla di più. Voto 5
11.  boomdabash: Per un milione. Non basterebbe un miliardo per risentirli. Voto 4
12.  ghemonRose viola.  Il nome ispira un personaggio di un film dell’horror. Invece Ghemon è un tipo calmo e nasuto. Più delle rose ci vorrebbe una…cassetta di pomodori. Voto 5-
13.  ex-otagoSolo una canzone. Per fortuna non c’è altro. Voto 5+
14.  mottaDov’è l’Italia. Ha vinto nella serata dei duetti con la rediviva Nada. La canzone non è male anche se manca la risposta a questa inquietante domanda.  Voto 6,5
15.  francesco rengaAspetto che torniLe canzoni sono come il vino, dipendono dalle annate. E quest’anno per Renga è andata così così. Voto 5
16.  paola turciL’ultimo ostacolo. Canzone gradevole con un refrain in crescendo che però mette a dura prova l’estensione vocale della Turci. Voto 7-
17.  the zen circusL’amore è una dittatura. Che dire di questo gruppo di cui non si conoscono i fasti? Più che l’amore ci vorrebbe la dittatura di un esercito per… arrestarli. Voto 4
18.  federica carta e shadeSenza farlo apposta. Pessima imitazione (involontaria) del duo Francesca Alotta e Aleandro Baldi che vinsero qualche anno fa con “Non amarmi”. Voto 4
19.  nekMi farò trovare pronto. Penso che lo sia stato fin dall'inizio per rendersi conto che il brano non sarà un successo. Voto 5
20.  negritaI ragazzi stanno bene. Una notizia che ci conforta. La sensazione è che il gruppo sia passato a Sanremo solo per promuovere il loro disco senza altre aspettative. Voto 5,5
21. patty pravo con brigaUn po’come la vita. La Pravo si è presa la briga di tornare a Sanremo per la decima volta con un look da… guerre stellari. Un’imitazione imperfetta di se stessa come la canzone che è anche peggio. Voto 3+
22.  anna tatangeloLe nostre anime di notte. Piace l’eleganza del suo look ma la canzone non decolla.   Voto 5
23.  einar:  Parole nuove. … e musica vecchia. Stesso giudizio per Irama. Voto 6
24. nino d’angelo e livio coriUn’altra luce. E invece è calato il buio più profondo. Qualcuno dovrebbe dire a D’Angelo che sono finiti i tempi di un jeans e na’ maglietta. Voto 3-

LE RAGAZZE


Le ragazze col trucco delle signore
Le ragazze che sono amiche sole
fanno corse perverse all'esibizione
Tacchi alti magliette e occhiali da sole
pronte a punzecchiare l'eccitazione
con i libri di scuola e mazzi di fiori
collezioni di poster di grandi attori

Le ragazze che fanno spesso l'amore
nei momenti di sesso senza parole
e si svegliano in tante col mal di cuore
e ti dicono no per le mestruazioni
fanno storie ogni giorno coi genitori
Certe te le ritrovi nelle stazioni
con ricordi arrossati e maledizioni

Ci son quelle che sono soltanto belle
poche ancora ci credono nelle stelle
hanno spirito e corpo un po’ ribelle
sono dolci al sapore di caramelle

Cento facce e nessuna particolare
cento maschere ambigue di carnevale
poi ragazze che amano il sole e il mare
Sono lì silenziose ad ascoltare
e per noia si lasciano conquistare
Basta anche un discorso per farle amare
domattina più ingenue si lasciano andare

E ragazze un po’ pazze pazze di carezze
vanitose invidiose di certe cose
vanno in cerca di un uomo di poche volte
Surreali speciali superficiali
ci son per tutti i gusti e per tutti i mali
E ragazze cinture di castità
altre imbrogliano ma sono una necessità

Le ragazze col trucco delle signore
Le ragazze che fanno spesso l'amore
Cento facce e nessuna particolare
Cento facce e qualcuna che sa anche amare

(Tratto da Le parole del mio tempo”)