ULTIMO POST
- Ottieni link
- X
- Altre app
La
sessantanovesima edizione del festival di Sanremo chiude i battenti
senza lasciare grandi rimpianti. Era andata meglio l’anno scorso con la novità
di Baglioni alla direzione artistica che aveva suscitato maggiore
interesse e curiosità. Del resto, la flessione degli ascolti, mediamente del
5-6 per cento rispetto all'edizione passata, è la riprova che qualcosa non ha
funzionato. A cominciare dai conduttori: Virginia Raffaele rispetto alla
Hunziker pecca tanto nella conduzione e delude molti telespettatori che
la preferivano di gran lunga nelle vesti di imitatrice come ai tempi del
festival di Conti. Non regge il confronto nemmeno Claudio Bisio che
rispetto a Pierfrancesco Favino è apparso meno esilarante e padrone
della scena.
Ma a
destare maggiore delusione è stata sicuramente la qualità delle canzoni:
il mix tra i giovani, ex nuove proposte, e i big tradizionali anziché proporre
un’offerta musicale eterogenea, ha finito con il mettere in evidenza i difetti
dell’una e dell’altra categoria. Il risultato è stato il tentativo,
malriuscito, degli interpreti più collaudati di modernizzare le proprie canzoni
e dei giovanissimi di spirare il vento del cambiamento che invece è soffiato
debole e senza troppi scossoni.
La
bella melodia non c’è più. È stata questa la grande assente del festival
del Baglioni-bis ma le avvisaglie c’erano già state nelle edizioni precedenti.
Una bella canzone piace a prescindere da chi la interpreta ma evidentemente
manca da tempo la Musa ispiratrice.
Sarà
la musica che cambia a ribasso, molto più “parlata” che sostenuta da una
buona traccia melodica. La mission di una canzone, rispetto ad una
poesia, dovrebbe essere proprio questa:
rendere le parole musicabili e orecchiabili per fare breccia nell'ascoltatore e
rimanere a lungo nella memoria.
I
tempi cambiano e la musica cambia. Ma forse domani i giovani di oggi,
che saranno adulti e ormai invecchiati, diranno la stessa cosa dei tempi che
verranno.
Ecco
le mie pagelle (in ordine di classifica finale):
1. mahmood: Soldi. Vince a sorpresa
(per la gioia di Salvini) questo giovane multietnico (di madre sarda e papà
egiziano) a dimostrazione della musica che cambia. Il talento c’è tutto ma molti non avrebbero scommesso
un…soldo sulla sua vittoria. Voto 7
2. ultimo: I tuoi particolari. Forse la canzone più sanremese con
strofa e ritornello alla vecchia maniera. Non certamente da… ultimo. (Ma i
secondi saranno i primi). Voto 8
3. il volo: Musica che resta. Non si smentiscono nel loro genere. Cantano bene e sono
internazional-popolari. Voto 6
4. loredana bertè: Cosa ti aspetti da me. L’ultima rock-star nostrana. La canzone è bella come il
testo con quell’inciso “ci vuole soltanto una vita per essere un attimo”.
Pura poesia. Voto 9
5.
simone
cristicchi: Abbi
cura di me. Bel testo e un’interpretazione
ben fatta. Voto 7
6. daniele silvestri: Argentovivo. Forse il testo più struggente e (terribilmente)
attuale, ma quando entra in scena il rapper Rancore la canzone perde
d’intensità. Silvestri avrebbe fatto meglio a cantarla da solo. Voto 6
7. irama: La
ragazza con il cuore di latta. Piacerà alle
ragazzine. Voto 6
8. arisa: Mi
sento bene. Anche noi a sentirla
cantare. Brano di non facile esecuzione per i repentini cambi di ritmo e di
melodia che solo la brava Pippa poteva interpretare in maniera impeccabile. Voto
6,5
9. achille lauro: Rolls
Royce. Tra le accuse di plagio e il presunto inneggiamento del
titolo del brano ad una sostanza stupefacente, il pelide Achille si è
guadagnato una notorietà che non so se gli farà bene. Voto 5-
10. enrico nigiotti: Nonno Hollywood. Toccante il testo che è una dedica a suo nonno scomparso da
poco. Ma nulla di più. Voto 5
11. boomdabash: Per un milione. Non basterebbe un miliardo per risentirli. Voto 4
12. ghemon: Rose viola. Il nome ispira un personaggio di un film dell’horror. Invece
Ghemon è un tipo calmo e nasuto. Più delle rose ci vorrebbe una…cassetta di
pomodori. Voto 5-
13. ex-otago: Solo una
canzone. Per fortuna non c’è altro. Voto 5+
14. motta: Dov’è l’Italia. Ha vinto nella serata dei duetti con la rediviva Nada. La
canzone non è male anche se manca la risposta a questa inquietante domanda. Voto 6,5
15. francesco renga: Aspetto che
torni. Le
canzoni sono come il vino, dipendono dalle annate. E quest’anno per Renga è
andata così così. Voto 5
16. paola turci: L’ultimo ostacolo. Canzone gradevole con un refrain in
crescendo che però mette a dura prova l’estensione vocale della Turci. Voto 7-
17. the zen circus: L’amore è una dittatura. Che dire di questo gruppo di cui non si
conoscono i fasti? Più che l’amore ci vorrebbe la dittatura di un esercito per…
arrestarli. Voto 4
18. federica carta e
shade: Senza
farlo apposta. Pessima imitazione (involontaria) del duo Francesca Alotta
e Aleandro Baldi che vinsero qualche anno fa con “Non amarmi”. Voto 4
19. nek: Mi farò trovare
pronto. Penso che lo sia stato fin dall'inizio per rendersi conto che il brano non sarà un successo. Voto 5
20. negrita: I ragazzi
stanno bene. Una notizia
che ci conforta. La sensazione è che il gruppo sia passato a Sanremo solo per
promuovere il loro disco senza altre aspettative. Voto 5,5
21. patty pravo con briga: Un po’come la vita. La Pravo si è presa la briga di
tornare a Sanremo per la decima volta con un look da… guerre stellari.
Un’imitazione imperfetta di se stessa come la canzone che è anche peggio. Voto
3+
22. anna tatangelo: Le nostre anime
di notte. Piace l’eleganza del suo look ma la canzone non decolla. Voto
5
23. einar: Parole
nuove. … e musica vecchia. Stesso
giudizio per Irama. Voto 6
24. nino d’angelo e livio cori: Un’altra luce. E invece è calato il buio più profondo. Qualcuno
dovrebbe dire a D’Angelo che sono finiti i tempi di un jeans e na’ maglietta.
Voto 3-
Commenti
Posta un commento
Posta il tuo commento. Sarò lieto di conoscere la tua opinione.