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Ci sono
proverbi o aforismi che c’insegnano il senso della misura e della moderazione.
Per Aristotele, ad esempio, “è bene, nella vita come ad un banchetto, non
alzarsi né assetati né ubriachi.” Concetto ripreso qualche secolo dopo da
Epitteto, secondo il quale “se si oltrepassano i limiti della moderazione, i
più grandi piaceri cessano di esserlo.”
Sono
massime o consigli del buon padre di famiglia che dovrebbero essere sempre
seguiti, soprattutto quando si tratta di scardinare cattive abitudini o
comportamenti di mal costume. Come ad
esempio l’uso dei social che ormai sta dilagando a dismisura fino ad
impadronirsi, in casi estremi, del nostro stesso stile di vita. Persino Papa
Francesco è intervenuto recentemente ammonendo l’utilizzo distorto di questi
strumenti che ci rendono “più social e meno sociali”.
La
virtualizzazione delle relazioni, sempre
più spinta ai massimi sistemi, pare
essere la risposta ad un disagio e senso di inadeguatezza che si avverte nella
realtà e nella fisicità dei rapporti. Le ultime storie di ordinaria follia cui
abbiamo assistito negli ultimi tempi ne sono una spiacevole riprova: la Pamela
Prati dello spettacolo e la sua manager Eliana Michelazzo ci hanno regalato uno
spaccato di immaginario collettivo da far venire i brividi anche al più
collaudato autore del genere horror, Stephen King.
La
Prati s’è inventata un matrimonio da favola con un tale, Marco Caltagirone, che
poi si è scoperto inesistente. La Michelazzo invece, con la complicità
dell’altra Pamela, tale Perriciolo, ha creduto di essere sposata da ben dieci
anni con Simone Coppi, altro bello e impossibile, salvo rendersi conto all'improvviso
di averlo fatto solo virtualmente.
Sono
storie grottesche che devono tuttavia farci riflettere perché sono foriere di
una pericolosa tendenza di costume che è quella di staccarsi dalla realtà e di
proiettare nell'immaginario i desideri e le aspettative deluse. Un problema
serio di incomunicabilità nel mondo reale che è l’anticamera della solitudine
dello stare insieme.
Costa
fatica ed impegno conoscersi, così che quando non si ha voglia di farlo si
preferisce percorrere strade più comode e facili che l’era “internettiana"
dei nostri tempi offre a tutti a titolo gratuito.
Dalla
paura di restare delusi al desiderio di trovare un palliativo per non ricaderci
il passo è breve: non ci s’innamora più guardandosi negli occhi e cogliere il
battere delle ciglia come segno della vitalità di uno sguardo.
Oggi
è più facile affidarsi all'immutabile espressione di una fotografia che ci
sorride per sempre, alle parole dosate e controllate che desideriamo sentirci
dire e sulle quali coltiviamo i nostri sogni di carta prima che il vento della
realtà ce li porti via.
Più
comodo rifugiarsi nell'amore virtuale anziché restare avvinghiati nelle ganasce
della solitudine dello stare insieme che procura solo dolore e lontananza.
E
polvere.
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