IL MONDO BUIO


C’è un mondo buio che la gente non vede, perché tutto ciò che è oscuro suscita timore e diffidenza.
È un mondo di dolore e di sofferenza che vive ai margini delle strade, dei porti e delle stazioni in attesa di un viaggio verso lidi più ospitali dell’accoglienza e della tolleranza.

Il mondo buio abbaglia e rende cieco anche chi ha una vista acutissima ma non sa guardare oltre il proprio naso. Si ha paura di cogliere le sfumature di uno sguardo che è una richiesta di aiuto, partecipazione e condivisione  del benché minimo disagio.

Il dolore altrui è visto come una malattia che può essere contagiosa e come tale da bandire tenendosi a debita distanza nella propria gabbia di vetro. Si moltiplicano così le solitudini che avanzano impetuose come le onde del mare per poi infrangersi sopra gli scogli dell’indifferenza .

Si dice che si nasce e si muore soli, ma in mezzo c’è tutta una vita che sarebbe meglio viverla circondati dagli affetti più cari e da amici sinceri che non ti giudicano e che ti amano senza chiederti niente. Ma la vita di mezzo sta diventando sempre più scevra di qualità e di ricchezza interiore.

Attenti alla propria disattenzione non ci si accorge del vicino di casa che giace senza vita da alcuni giorni nella sua camera da letto, della signora Maria che da qualche tempo non si vede più al mercato o di quel tizio col cane che era solito stare su una panchina del parco pubblico della città e che nessuno mai si è chiesto dove sia andato a finire.

Non ci si accorge delle assenze nemmeno quando erano presenze, macchie umane trasparenti e impalpabili.

E il mondo buio rimane ai margini di una cornice dorata che brilla di luce indotta da un manto di stelle di carta.

EROS


Eros ti ha avuta una notte
non era l'abbraccio di sempre
tu lo guardasti un istante
con quella faccia da amante

E lo spogliasti da esperta
bellissima eri perfetta
Eros ti amava davvero
non era solo un pensiero

Stesa sul letto sembravi
delusa e già stanca di amarlo
Lui non parlava e aspettava
Non era stanco ti amava

Sentivi sul corpo le sue mani incerte
che andavano giù per posarsi sul ventre
Lo incoraggiasti ma intanto
pensavi a qualcosa da fare
decidere sola od illuderlo ancora

E lui restava a guardarti per ore
Stava a cercare parole
come un bambino insicuro
sopra il tuo seno maturo

Stava a sognarti nel sogno
a consumarti di nuovo
come un amante finito
stringeva in petto l'addio

La luce di un giorno aspettato
gli offriva quel conto salato
Eros ti amava davvero
non era solo un pensiero

Tu ti fermasti a guardare quei fiori
mancava la forza di sbatterlo fuori
E lo baciasti di nuovo
sciogliesti i capelli che sembravano oro
e poi riprendesti a seguire il suo volo

E lui restava a guardarti per ore
Stava a cercare parole
come un bambino insicuro
sopra il tuo seno maturo

Stava a sognarti nel sogno
a consumarti di nuovo
come un amante finito
stringeva in petto l'addio
(Tratto da Le parole del mio tempo”)

AMORE MIO


Si dice che l’infedeltà sia tipica del genere umano a differenza degli animali (e dei cani in particolare) che invece riescono a sviluppare un legame affettivo costante e duraturo. Siamo per costituzione portati più facilmente a distaccarci dagli affetti o a provarne di nuovi quando quelli che abbiamo non ci soddisfano più.

Questo accade soprattutto per incapacità di amare o per bisogno di colmare certe carenze affettive che ci trasciniamo fin dall'infanzia. Eterni scontenti o forse tendenzialmente proiettati a idealizzare l’amore che quello reale o a portata di mano ci appare sempre pieno di difetti.

Non so se la crisi della coppia, oggi sempre più crescente a giudicare dal numero dei divorzi o delle separazioni, sia associabile a questa instabilità affettiva in nome della quale molte persone sono inclini a cambiare partner o a decuplicarli con una serie infinita di tradimenti.

E c’è chi pensa di passarla liscia costruendosi una doppia vita o procurandosi degli stratagemmi più fantasiosi per non essere scoperto.

Per l’infedele incallito, ad esempio, vi sono due paroline magiche che potrebbero toglierlo da ogni imbarazzo: Amore mio. Che si chiami Lucrezia, Ermenegilda o Teresa, o che si chiami  Saverio, Arturo o Tarcisio, meglio sostituirli tutti con un caro ed affettuoso Amore mio.

Certo, esistono tanti altri appellativi come Trottolino, Pucci Pucci o Cuccioletto ma l’Amore mio è un classico, del genere neutrale che può andare bene per qualsiasi amante.

L’amore è bello finché dura. Ad ogni inizio c’è sempre una fine, un altro sogno da inseguire. E la realtà, in questi casi, non supera mai la fantasia.

Insomma, se non esiste l’amore eterno ci si può accontentare di un fugace ed istantaneo Amore mio in attesa di una nuova storia già pronta a sbocciare alle luci dell’alba.

Sperando che questa volta sia per sempre.