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C’è
un mondo buio che la gente non vede, perché tutto ciò che è oscuro suscita
timore e diffidenza.
È un
mondo di dolore e di sofferenza che vive ai margini delle strade, dei porti e
delle stazioni in attesa di un viaggio verso lidi più ospitali dell’accoglienza
e della tolleranza.
Il
mondo buio abbaglia e rende cieco anche chi ha una vista acutissima ma non sa
guardare oltre il proprio naso. Si ha paura di cogliere le sfumature di uno
sguardo che è una richiesta di aiuto, partecipazione e condivisione del
benché minimo disagio.
Il
dolore altrui è visto come una malattia che può essere contagiosa e come tale
da bandire tenendosi a debita distanza nella propria gabbia di vetro. Si
moltiplicano così le solitudini che avanzano impetuose come le onde del mare
per poi infrangersi sopra gli scogli dell’indifferenza .
Si
dice che si nasce e si muore soli, ma in mezzo c’è tutta una vita che sarebbe
meglio viverla circondati dagli affetti più cari e da amici sinceri che non ti
giudicano e che ti amano senza chiederti niente. Ma la vita di mezzo
sta diventando sempre più scevra di qualità e di ricchezza interiore.
Attenti
alla propria disattenzione non ci si accorge del vicino di casa che giace senza vita da alcuni giorni nella sua camera da letto, della signora Maria che da qualche tempo non si
vede più al mercato o di quel tizio col cane che era solito stare su una
panchina del parco pubblico della città e che nessuno mai si è chiesto
dove sia andato a finire.
Non
ci si accorge delle assenze nemmeno quando erano presenze, macchie umane
trasparenti e impalpabili.
E il
mondo buio rimane ai margini di una cornice dorata che brilla di luce indotta da un manto di stelle di carta.
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