Si dice
che l’infedeltà sia tipica del genere umano a differenza degli animali (e dei
cani in particolare) che invece riescono a sviluppare un legame affettivo costante e duraturo. Siamo per costituzione portati più facilmente a distaccarci
dagli affetti o a provarne di nuovi quando quelli che abbiamo non ci soddisfano
più.
Questo
accade soprattutto per incapacità di amare o per bisogno di colmare certe
carenze affettive che ci trasciniamo fin dall'infanzia. Eterni scontenti o forse tendenzialmente
proiettati a idealizzare l’amore che quello reale o a portata di mano ci appare
sempre pieno di difetti.
Non so
se la crisi della coppia, oggi sempre più crescente a giudicare dal numero dei
divorzi o delle separazioni, sia associabile a questa instabilità affettiva in
nome della quale molte persone sono inclini a cambiare partner o a decuplicarli
con una serie infinita di tradimenti.
E c’è
chi pensa di passarla liscia costruendosi una doppia vita o procurandosi degli
stratagemmi più fantasiosi per non essere scoperto.
Per
l’infedele incallito, ad esempio, vi sono due paroline magiche che potrebbero
toglierlo da ogni imbarazzo: Amore mio.
Che si chiami Lucrezia, Ermenegilda o Teresa, o che si chiami Saverio, Arturo o Tarcisio, meglio
sostituirli tutti con un caro ed affettuoso Amore
mio.
Certo,
esistono tanti altri appellativi come Trottolino, Pucci Pucci o Cuccioletto ma l’Amore
mio è un classico, del genere neutrale che può andare bene per qualsiasi
amante.
L’amore
è bello finché dura. Ad ogni inizio c’è sempre una fine, un altro sogno da
inseguire. E la realtà, in questi casi, non supera mai la fantasia.
Insomma,
se non esiste l’amore eterno ci si può accontentare di un fugace ed istantaneo Amore
mio in attesa di una nuova storia già pronta a sbocciare alle luci
dell’alba.
Sperando
che questa volta sia per sempre.
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