Sono i cani gli amici silenti, quelli che parlano con lo sguardo e dicono molto di più di ampollose parole, di frasi fatte e di circostanza cui siamo costretti ad ascoltare nel nostro mondo delle relazioni. In Natura tutto dovrebbe essere governato con equilibrio: i rapporti con l’ambiente, con gli animali e con gli uomini. Ma è un equilibrio precario, di vetro, pronto a frantumarsi non appena si registrano alterazioni più o meno significative in ciascuno di questi contesti.
Il disadattamento sociale non è cosa dei nostri giorni. C’è sempre stato fin dalla notte dei tempi ed è fortemente proporzionale alla qualità delle relazioni: quanto più queste sono reiettive delle differenze e dei diversi bisogni individuali, tanto più favoriscono l’isolamento e l’emarginazione.
Eppure un insegnamento che “latita” nei programmi didattici quanto meno “ufficiali” è proprio l’amore per gli animali, e in particolare per i cani. Tanto si perde in termini di educazione ai buoni sentimenti.
Niente di più terapeutico può essere la compagnia di un amico a quattro zampe, vale molto di più di una seduta dallo psicologo (peraltro anche “salata”) o di interminabili esercizi ginnici per rassodare il corpo e presentarsi agli altri più sani e più belli ma con tante imperfezioni interiori.
Molto di più di una combriccola di amici che tanto parla e nulla dice, molto di più che stare su Facebook o su qualsiasi altro social network con gli amici “umani” colpevolmente silenti quando scrivi per comunicare qualcosa: un’emozione, uno stato d’animo, una richiesta di aiuto.
Avrò
carezze per parlare con i cani.
E non soltanto di domenica, domani…
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