La polvere addosso

I ricordi ingialliscono come le fotografie ma restano addosso come la polvere. Accade soprattutto quando hanno a che fare con le persone care che non ci sono più, delle quali avvertiamo ancora la presenza. C’è un cordone ombelicale che ci unisce con chi ci ha lasciati per intraprendere un altro viaggio verso una dimensione nuova e sconosciuta.

Con la commemorazione dei defunti i ricordi rinverdiscono, si fanno più nitidi e cristallini e rivivono dentro di noi come se tutto fosse appena passato. E quest’anno la celebrazione del 2 novembre, funestata da un dolore giovane e improvviso per le morti da coronavirus, sarà ancora più sentita.

I cimiteri saranno aperti ma bisognerà rispettare le norme sul distanziamento sociale evitando affollamenti e congestioni intorno alle tombe dei nostri cari. Tutto sarà più sobrio e non saranno allestite le solite bancarelle con dolci e pasticcini della tradizione, zucchero filato sulle facce di bambini giocosi e innocenti in quella che avrebbe dovuto essere nello stesso tempo una giornata commemorativa e di festa.

E invece sarà il silenzio a farla da padrona e le preghiere ai defunti saranno a loro volta rivolte a noi stessi affinché ne possiamo uscire tutti sani e salvi da questa guerra atipica contro un nemico abietto e invisibile. Forse mai come quest’anno il connubio tra il mondo dei vivi e quello dell’al di là sarà connotato da una sorta di mutuo soccorso, di stretta e reciproca vicinanza in un tempo dalle dimensioni indifferenti.

Il vento spazzerà via le foglie ingiallite dell’autunno ma sentiremo addosso la polvere dei ricordi come un profumo antico che annuseremo in tutta la sua dolcezza e soavità affinché tutto ci sia più lieve e giusto.  

IL PAESE DEI VECCHI

Nel paese dei vecchi
non si pensa alla vita
solo qualche partita
e un bicchiere di vino

Poi si aspetta il tramonto
con la stessa apatia
e si intavolano discorsi uguali che volano via

Ogni tanto si vive
un amore per strada
Ogni tanto una macchina bussa o rallenta ma il tempo non passa

E si sta col silenzio
si ride sempre di meno
Poi magari qualcuno corre in bicicletta e strappa al cielo un inganno

Nel paese dei vecchi
si lavora nei campi
si coltivano gli anni ancora umidi di pioggia

C'è qualcuno che canta
in aperta campagna
altri che si ubriacano sopra letti di paglia

Si sta per delle ore
intorno ad un tavolino
e si aspetta la morte quasi fosse la notte della liberazione

Sotto il sole maturo
piange forte il futuro
Sull'asfalto tortuoso è tracciata di rosso la figura di uomo

Nel paese dei vecchi
ci son pochi problemi
e per caso qualcuno se li inventa davvero

Questa pace è il preludio
ad un nuovo digiuno
Ma che poveri cristi così soli così tristi in questi tempi più pigri

Strade senza un'uscita
Rimpianti in una valigia 
E si fa anche l'amore con il sesso sul muro non se ne accorge nessuno

 

(Tratto da Le parole del mio tempo”)

 

E LA VITA VA DA SÈ

E la vita va da sé
con le gonne e i pantaloni
con le facce indifferenti
coi tuoi anni fermi a venti

Con la sporca fantasia
la realtà di casa mia
Con quello che non ho più
tanto freddo e in fondo tu ...


E la vita va sé
È l’Italia che non c’è
Resta nuda anche per te
pronta da scopare in tre

Forse non sa più inventare
un rapporto sessuale
Dividiamoci stavolta
con un “mai” dietro la porta

E la vita va da sé
Il mio amico fuma ancora
e aspetta lei fino all’aurora

Appannati gli occhi miei
Pioggia o vento dove sei?
Sei come me e non vorrei

E la vita va da sé
Tu non la controlli più
La vorresti un po’ diversa
Che vuoi farci? Hai solo questa

Sai che avrei voluto anch’io
dire al vento “sono mio”
camminare e andare avanti
raccogliendo nuovi anni

E la vita va da sé
Il mio amico fuma ancora
e aspetta lei fino all’aurora

Appannati gli occhi miei
Pioggia o vento dove sei?
Sei come me e non vorrei …

TRATTO DAL’AQUILA NON RITORNA

LA VOCE

 

Ci si può innamorare di una voce? A me è capitato ed è stato devastante. L’ho sentita in un giorno qualunque mentre rincasavo e mi spogliavo della mia solita stanchezza. Aveva un timbro caldo e suadente che mi ha pervaso il corpo procurandomi sollievo e benessere. Da quel momento non ho potuto fare a meno di cercarla, di ascoltarla con riverenza ed attenzione come quando ci si trova in un luogo di culto e si resta in religioso silenzio.

Ho perso letteralmente la testa per una voce, più esattamente del suono di questa voce al di là delle parole che mi sono giunte all'orecchio e che ho lasciato scivolare via con distrazione e senza peso alcuno. Non sono state importanti le cose che mi ha detto ma il modo con cui me le ha comunicate, quel tono forte e deciso che mi ha inebriato e mi ha fatto stare fuori dal mondo. Una dolce sospensione dei sensi come quando si sta in apnea e si smette di respirare per alcuni interminabili secondi.

Sono certo che se questa voce si materializzasse e prendesse corpo non sarebbe più la stessa cosa; perderebbe quel fascino misterioso che la contraddistingue e che mi ha reso al suo cospetto unico e diverso da tutto ciò che mi circonda. La specialità di questo rapporto è l’essenza di un amore folle, e nello stesso tempo tangibile e percettibile, che provo ogni volta che ascolto il suono della mia cara voce insinuarsi dentro di me come un mare in continua agitazione.

Non potrei fare a meno di questa voce. Io che adoro il silenzio sono sceso a patti con me stesso per interrompere la quiete che alberga la mia anima. Non tollero altro rumore se non quello melodioso e cadenzato della mia voce. A furia di ascoltarla sono diventato distratto, avulso dal mio contesto, separato da ogni relazione con un mondo nel quale sono stato catapultato per errore o per sbadataggine  cromosomica.

Amo questa voce che mi protegge e mi fa stare bene. Come una madre premurosa mi accompagna nel mio cammino indicandomi gli ostacoli che incontro e il modo per superarli. L’unica certezza in mezzo a tanti dubbi, effimere illusioni che si diffondono nella notte e svaniscono alle prime luci dell’alba.

Ormai è un’abitudine, un rito che osservo ogni sera al quale non saprei rinunciare. La sento chiara e nitida, a volte severa e paternalistica, che mi punzecchia nelle orecchie. Poi si acquieta e mi acquieto fino ad addormentarmi con le sue carezze.

 


 

Pensieri di ottobre

Le stagioni si susseguono e si rincorrono tra loro come tappe della vita a ciclo periodico. Ciascuna ha un inizio e una fine per poi ritornare a tempo debito come una promessa che si rinnova dell’antico splendore. Autunno, inverno, primavera, estate, nessuna è più bella delle altre perché ognuna ha i suoi pregi e i suoi difetti come accade nel mondo degli uomini.

Le stagioni del tempo sono le stagioni della vita, si riconoscono dagli odori che si sentono nell'aria regalando gioia, ansia, trepidazione o semplicemente l’ebbrezza di un paesaggio dai colori mutevoli: dalla neve che imbianca le cime dei monti e i tetti delle case, agli alberi spogli che si rinverdiscono al primo sole di primavera; dalle spiagge che si affollano di ombrelloni e di corpi abbronzati, alle foglie ingiallite nei boschi o sui marciapiedi di città che il vento spazza via in attesa di un altro Natale.

Le perturbazioni del tempo, così come le basse e le alte pressioni atmosferiche, sono le sentinelle dei nostri stati d’animo; sembrano avvertirci che dopo un dolore, un dispiacere, un momento no, c’è sempre una nuova gioia da assaporare perché niente inizia o finisce veramente. Basterebbe ascoltarle queste sentinelle, coglierle nell'attimo stesso in cui si presentano per capire che la vita va avanti spedita come un treno, con o senza gli stessi viaggiatori.

Ed è una vita che si rinnova degli antichi abiti che sanno ogni volta di nuovo ma di quel già visto che è sempre un bel vedere, proprio come le stagioni del tempo. Una congiunzione che dovrebbe essere ripristinata negli usi e nei costumi della società odierna che pare invece proiettata verso una virtualizzazione dei modi di vivere.

Spesso non vediamo quello che passa sotto i nostri occhi, preferiamo volgere lo sguardo altrove allontanandoci da ciò che ci unisce. La vita passa a ritmo delle stagioni e noi dovremmo cogliere queste trasformazioni purificandoci dalle scorie di ciò che finisce per essere pronti a ricominciare.

Basta farlo con il piglio giusto di un altro inverno, un’altra primavera, un’altra estate e un altro autunno.

E questi pensieri di ottobre che il vento sta portando via non sono altro che il preludio di un’altra bellissima stagione.