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Non aprire quella finestra!
Non ti conosco più amore
Capita di svegliarsi e non riconoscere più la persona che ci sta accanto. Con Emilia, mia moglie, è stato proprio così. Una mattina l’ho vista entrare in camera da letto con la colazione sul vassoio e un sorriso cordiale che l’ho scambiata per la donna di servizio.
Così facendo ha appoggiato il vassoio sul comodino, ha preso un cuscino e me l’ha tirato in faccia. Non ho avuto alcuna reazione e ho mantenuto lo stesso sguardo serio e glaciale con cui l’avevo vista piombare nella stanza. A quel punto Emilia ha cominciato a preoccuparsi.
Emilia si è seduta accanto a me e ha preso ad accarezzarmi, prima il viso tastando la barba ruvida e incolta e poi più giù lambendo la camicia del pigiama fino all'apertura dei pantaloni. Sono rimasto immobile e silente mentre osservavo l’ispezione che la mia compagna stava eseguendo con fare chirurgico, quasi a voler stimolare uno strano esemplare che non dava più segni di vita. L’ho vista piangere e mi è sembrato di sentire le sue lacrime inondarmi il corpo inerme come fa una sorgente su specchi d’acqua lacustri che non si spostano dalle proprie sponde.
Amnesia anterograda, questa la diagnosi che lo strizzacervelli incaricato da mia moglie ha sentenziato qualche giorno dopo nel suo studio. Una sorta di black-out per cui da un certo punto in avanti avrei smesso di ricordare, di immagazzinare luoghi e conoscenze un tempo a me familiari. Per me si è trattato della morte più atroce pur rimanendo in vita con le mie funzioni organiche le quali, tuttavia, hanno cessato di interagire con tutto ciò che nello scorrere di attimi e di secondi costituisce fatto, emozione, ricordo.
Così la donna che ha dichiarato essere mia moglie è divenuta ai miei occhi una perfetta sconosciuta, la mia casa un luogo spoglio e disabitato, il mondo intorno a me fotogrammi anonimi e senza alcuna relazione con la mia persona, come se tutto avvenisse separatamente da me.
“Così è la morte”, ho pensato tra me ben sapendo che nel giro di qualche secondo avrei dimenticato anche questo e mi sarei allontanato dallo spazio come succede con le cose che non servono più e si disperdono nell’aria, in qualche punto dell’atmosfera per divenire invisibili all’occhio umano.
“Così è la morte”, penso adesso mentre sono nella vasca da bagno con Emilia che mi aiuta a lavarmi passando la saponetta sulla mia pelle con fare delicato e materno. Sento di tanto in tanto il rumore dell’acqua dovuto allo strizzare della spugna ed è come il ritmo scandito di un orologio che segna lo scorrere del tempo. Guardo mia moglie mentre già so che sto per dimenticarla e d’istinto stringo la sua mano per aggrapparmi all’ultimo sussulto di vita.
NON TI CONOSCO PIU’ AMORE
Racconto breve
di
Vittoriano Borrelli
(I personaggi e i
fatti narrati sono puramente immaginari)
BlogRetro
Niente sesso, siamo obesi!
Ho cominciato ad ingrassare da un giorno all’altro come un recipiente che si riempie in un colpo solo fino all’orlo. Quando me ne sono accorto è stato troppo tardi. Una mattina, uscendo dalla doccia, mi sono guardato allo specchio e ho notato tutte quelle cose che, fino ad un attimo prima, non avevo voluto vedere: la pancia cresciuta a dismisura, gli occhi infossati e ridotti a due minuscole fessure, il doppio mento, le spalle molli come una ricotta e i capezzoli che sembravano due mammelle cascanti.
Io parlo da solo
Le parole di Lidia mi cascavano sulla testa facendomi sprofondare sempre di più nell'ampia imbottitura del sofà nuovo di zecca. Sono stato in silenzio tutto il tempo aspettando che quella tempesta finisse e che finalmente ripiombasse la quiete. Ero stranamente calmo e riflessivo. Ricordai ad un tratto la scenetta comica di Totò, quella di Pasquale che riceve pugni e insulti da un Tizio incontrato per strada:
“Pasquale, era un pezzo che ti cercavo. Figlio di un cane, finalmente ti ho trovato!”
E a seguire schiaffi e pugni in testa. Il povero malcapitato pensava tra sé:
“Chissà ‘sto stupido dove vuole arrivare!”
"Ma perché non hai reagito?", fa l’amico.
"E che me frega a me, mica son Pasquale io!”
Ho reagito come il Pasquale della barzelletta e cioè nella totale indifferenza. Non ero io che dovevo vergognarmi ma Lidia e Piero che mi avevano tradito, l’una nell'amore e l’altro nell'amicizia. Da allora ho cominciato a parlare da solo, facilitato anche dal fatto che intorno a me non c’era più nessuno. Un soliloquio che è iniziato prima tra le mura domestiche con commenti del tipo ‘Oggi è stata una giornata faticosa!’ ‘Meglio una pizza o due uova al tegamino? ‘Una bella doccia calda è quella che ci vuole!’. Poi le parole sono “uscite” per strada, tra la gente, nei negozi e negli uffici. Erano quasi sempre delle imprecazioni rivolte ai miei odiati traditori:
“Mia moglie non mi merita!
Piero non mi merita!
Nessuno
mi merita!”
Piero ed io lavoravamo nello stesso ente pubblico. Io mi occupavo della progettazione e lui degli appalti. Un giorno mi confidò tutto fiero e contento che una certa impresa in cui lavorava suo fratello si era aggiudicata un lavoro da quasi due milioni di euro. C’era qualcosa che non andava ma per la grande amicizia che nutrivo per Piero decisi di mettere da parte qualsiasi sospetto.
Ora quella vicenda mi era ritornata prepotentemente alla memoria al punto da riassumerla con queste parole: “Piero corrotto, in galera ti ci porto!”. Le ripetevo a voce alta in qualunque luogo mi trovassi, e un giorno persino davanti alla stazione dei carabinieri.
Oggi Piero è rinchiuso nel carcere di Rebibbia con l’accusa di corruzione. Lidia l’ha lasciato e si è messa con un altro.
Io continuo a parlare da solo.
IO PARLO DA SOLO
di
Vittoriano
Borrelli
BlogRetro
Tratto da: Letture
ai tempi del coronavirus
Il mio techetecheté 2022
Anche quest'estate ritorna il techetecheté de "Le parole del mio tempo", una sorta di rilettura dei mie post del passato più visualizzati e apprezzati dai lettori.
Così ho pensato di rispolverare, dalla prossima settimana e fino ad agosto, alcuni post che hanno caratterizzato la mia lunga esperienza di blogger, che proprio quest'anno ha raggiunto il traguardo dei dieci anni.
Per intanto vi auguro una buona estate, ovunque voi siate, dediti a leggere e a scrivere le parole del vostro tempo.