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La 69esima Mostra Internazionale
del Cinema di Venezia si è chiusa con l’assegnazione del Leone d’oro al film Pietà
del regista sud-coreano Kim Ki
-duk, arrivato alla sua 18esima fatica.
E’un film-denuncia
sull’incapacità della società civile di accettare la conversione ai buoni
sentimenti di uno spregiudicato usuraio che decide di cambiare vita dopo l’incontro
con la madre che scopre essere una dei suoi creditori.
E’ notizia dell’ultima ora la
candidatura di questo film alla prossima edizione degli Oscar, per la Sezione
“Stranieri”.
Non molto bene i films italiani,
a parte i sette premi ricevuti da Leonardo
di Costanzo per il film L’Intervallo
della sezione Orizzonti, fuori concorso. Come dire che a volte conviene di più
partecipare che “gareggiare”.
Profondamente deluso (e polemico)
il regista Marco Bellocchio, dato alla
vigilia tra i possibili destinatari di almeno un riconoscimento per la sua Bella
Addormentata, dedicata alle vicende che hanno colpito la povera Eluana
Englaro.
Nonostante la crisi del settore
attestata dalla chiusura di diverse sale cinematografiche e persino di negozi
per il noleggio delle HOME DVD ( in
parte dovuta al dilagare del fenomeno delle pay-tv), la mostra di Venezia, anche in questa edizione, ha registrato il
tutto esaurito mantenendo intatto il proprio fascino.
Le atmosfere di una Venezia
malinconicamente bella hanno attratto anche quest’anno, come le sirene di
Ulisse, le “stelle” del momento venute da tutto il mondo col sogno di
guadagnarsi un (duraturo) momento di gloria tra flash e pose più svariate in
ogni angolo della laguna.
A riflettori spenti l’auspicio è
che la qualità dei premiati possa dare nuova verve ad un settore in difficoltà,
ripopolando nell’animo degli appassionati del genere quelle emozioni dei grandi
films che hanno segnato la storia del Cinema.
E chissà che l’appello alla Pietà
venuta dall’oriente non sia un buon inizio per una sua rapida risalita.
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