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Messo in scena per la prima volta
il 25 dicembre 1931, questo
capolavoro di Eduardo De Filippo è
ancora oggi uno dei più apprezzati ed amati dal pubblico (non solo nostrano),
per aver superato a pieni voti qualsiasi giudizio critico fino a divenire una
vera e propria perla della commedia
napoletana.
Tante sono state le riproduzioni
teatrali e televisive, tra le quali, -forse la più riuscita per intensità di
interpretazione-, quella del 1977 che vede a fianco del Maestro Eduardo, una
straordinaria Pupella Maggio (nel
ruolo di Concetta, moglie del protagonista Luca Cupiello) ), il figlio
dell’attore Luca De Filippo (nel
ruolo di Tommasino, figlio di Cupiello), e Lina
Sastri (nel ruolo di Ninuccia, l’altra figlia dei Cupiello).
La commedia, com'è noto, narra la
storia di Luca Cupiello che si
appresta a trascorrere il Natale allestendo con orgoglio e vanità un presepio che
a suo dire sarà ancora più bello degli anni passati: “Pastorella, o’ terzo piano, mi ha incontrato per le scale e mi ha
detto che lo fa pure lui il Presepio. Mi ha detto: “ facciamo la gara ”. Sta
fresco …… Lo voglio far rimanere a bocca aperta. Ho fatto pure i disegni, i
progetti.”
Ma Luca coltiva
questa passione nell'indifferenza della famiglia: della moglie Concetta alle prese con i problemi
della figlia Ninuccia, che intende
lasciare il marito Nicola per
l’amante Vittorio, e del
nullafacente Tommasino, l’altro
figlio che vive ancora in famiglia e che non lesina di disprezzare il presepio
realizzato dal padre:
“A me non mi piace. Ma guardate un poco, mi
deve piacere per forza?”
Sublime il
commento della moglie quando al richiamo del marito di fare attenzione al suo
presepe esclama:
“Lucarie’, tu stisse facendo a’ Cupola e San
Pietro? E miettece duie pasture ncoppa, come vanno vanno….”
("Lucariello, manco stessi facendo la Cupola di San Pietro? Ma mettici due pastori sopra, come vanno vanno …").
("Lucariello, manco stessi facendo la Cupola di San Pietro? Ma mettici due pastori sopra, come vanno vanno …").
Convinta dalla
madre, Ninuccia desiste dal proposito di far recapitare al marito la sua
lettera d’addio. Ma la missiva viene raccolta da terra dall'ignaro Luca che la
consegna proprio al genero Nicola, in visita dai suoceri, pensando che l’avesse
persa.
La tragedia è
solo sfiorata grazie all’intercessione di Concetta che convince la coppia a non
separarsi.
Nel secondo
atto Tommasino arriva a casa con l’amico Vittorio, l’amante di Ninuccia, che
viene invitato da Luca a cenare con loro una volta saputo che avrebbe trascorso
da solo il Natale.
L’incontro con Ninuccia e con il
marito di lei Nicola è inevitabile, e i due rivali minacciano di sfidarsi. Ma il
tutto avviene senza che Luca se ne accorga, intento a mettere in scena con il
figlio e il fratello Pasquale gli auguri
natalizi per i regali destinati a sua moglie. Approfittando infatti di un
momento in cui la moglie Concetta è in cucina per i preparativi della cena,
Luca fa le prove di questa sorpresa e invita il figlio Tommasino a leggere la
letterina di Natale scritta per la madre:
“Cara matre, ho deciso: mi voglio cambiare.
Preparami un bel regalo. Questo te lo dissi l’anno scorso e questo te lo dico
anche adesso…
Cara matre, che il signore ti deve fare
vivere cento anni, assieme a papà, a Ninuccia, a Nicolino e a me e cento anni
pure a zi’ Pascalino, però con qualche malattia…”
Nell'ultimo atto il dramma è compiuto. Venuto a sapere della tresca della figlia con l’amante Vittorio, Luca si sveglia dall'illusione di aver creato una famiglia felice ed è a letto colpito da una malattia che gli procura difficoltà motorie e verbali.
Tutto il
vicinato è al suo capezzale. Il medico rivela al fratello Pasquale che per Luca
non c’è nulla da fare, gli rimane poco da vivere.
L’atto si
chiude con Luca che rivolge a Tommasino l’ennesima domanda: "Te piace 'o presebbio?",
E questa volta il figlio
risponde, commosso, con un “Sì”.
Questa commedia, del genere
tragicomico, racchiude in sé l’acuta rappresentazione del dramma popolare e
l’arte, tutta napoletana, di affrontare i problemi con filosofia e
improvvisazione.
Di elevato valore culturale, "Natale in casa Cupiello" fa ancora oggi emozionare e suscitare tanti sorrisi e
qualche lacrima.
Ma è tanto bello piangere così!
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