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Nel
giorno della memoria che si celebra il 27 gennaio di ogni anno,
ecco che il cassetto dei ricordi viene tirato fuori da ogni parte del mondo con
celebrazioni varie, istituzionali e non, tese a rendere omaggio alle vittime
dell’olocausto.
Peccato
che negli altri trecentosessantaquattro giorni ci si dimentica in
fretta di questo rituale, nobile e sublime, che dovrebbe sempre accompagnare l’umano
agire in ogni momento della vita.
Sono
tante le persone che hanno reso la loro dolorosa testimonianza su
quello che è stato lo sterminio più mostruoso che la Storia ricordi. E altrettanto numerose sono state le produzioni
cinematografiche e televisive che hanno raccontato le drammatiche esperienze di
coloro che hanno avuto il solo torto di “albergare” in un periodo storico fra i
più luttuosi e devastanti.“Schindler’s
list”, film del 1993 nel quale un imprenditore tedesco riuscirà a
salvare migliaia di ebrei dalla deportazione, è solo una delle rappresentazioni
più magistrali proiettate sul grande schermo.
Tra le
vittime di questa immane tragedia non si può non ricordare Anna Frank,
la ragazzina ebrea tristemente famosa per il diario scritto durante i giorni trascorsi
nell'alloggio segreto di Amsterdam. Un nascondiglio che non basterà per
sfuggire alle persecuzioni naziste. Anna Frank morirà di tifo nel campo
di concentramento di Bergen-Belsen nel marzo del 1945.
Di
lei resta il diario, affettuosamente chiamato “Kitty”, che
le fu regalato il 12 giugno 1942, giorno del suo tredicesimo compleanno.Una
saggezza precoce e dolorosa che è divenuta un esempio per tutte le generazioni
successive.
Ecco
alcune pagine struggenti del documento, per non dimenticare …
9 ottobre 1942
Cara
Kitty,
oggi
non posso darti che notizie brutte e deprimenti. Stanno arrestando, a
gruppi, tutti i nostri amici ebrei. La Gestapo è tutt'altro che
riguardosa con questa gente; vengono trasportati in carri bestiame a
Westerbork, il grande campo di concentramento per ebrei nella Drenthe.
Westerbork
dev'essere terribile; per centinaia di persone un solo lavatoio e pochissime
latrine... Fuggire è impossibile; quasi tutti gli ospiti del campo sono
riconoscibili dai loro crani rasati e molti anche dal loro aspetto ebraico.
Se
in Olanda stanno già così male, come saranno nelle contrade barbare e lontane
dove li mandano? Supponiamo che per lo più vengano assassinati. La radio
inglese dice che li gasano. Forse è il metodo più spiccio per morire. Sono
molto turbata.
Venerdì 29 ottobre
1943
Mi sento come un uccello che vorrebbe volare in alto ma continua
a sbattere le ali contro la gabbia, nell'oscurità più totale.
Venerdì 24 dicembre
1943
Cara
Kitty,
quando
viene qualcuno di fuori, col vento negli abiti e il freddo nel viso, vorrei
ficcare la testa sotto le coperte per non pensare : "Quando ci sarà di
nuovo concesso di respirare un po' d'aria fresca?" Credimi, quando sei
stata rinchiusa per un anno e mezzo, ti capitano dei giorni in cui non ne puoi
più. Sarò forse ingiusta e ingrata, ma i sentimenti non si possono reprimere.
Vorrei
andare in bicicletta, ballare, fischiettare, guardare il mondo, sentirmi
giovane, sapere che sono libera, eppure non devo farlo notare perché, pensa un
po', se tutti e otto ci mettessimo a lagnarci e a far la faccia scontenta, dove
andremo a finire ? A volte mi domando : " Che non ci sia nessuno capace
di comprendere che, ebrea o non ebrea, io sono soltanto una ragazzina con un
gran bisogno di divertirmi e di stare allegra ?”
Venerdì, 7
gennaio 1944
Cara Kitty,
che
stupida sono stata! Ho completamente dimenticato di raccontarti la storia di
tutti i miei innamorati.
Da piccina, quando ero ancora all'asilo infantile, avevo simpatia per Sally
Kimmel. Era orfano di padre e abitava con sua madre in casa di una zia. Un
cugino di Sally, Appy, era un bel ragazzo, bruno e slanciato, e suscitava molto
più ammirazione che il piccolo, grosso e buffo Sally. Io non guardo alla
bellezza, e per molti anni ho voluto molto bene a Karel. Per parecchio tempo
stemmo molto insieme, ma il mio amore non era corrisposto. Poi Peter capitò sulla
mia strada e presi una vera cotta infantile. Anche lui mi voleva bene e per
tutta un'estate fummo inseparabili. Ricordo ancora quando andavamo per strada
tenendoci per mano, lui con un abito di cotone bianco e io con un vestitino
estivo dalla sottana corta. Alla fine delle vacanze egli andò in prima media e
io in sesta elementare. Veniva a prendermi a scuola oppure andavo io a prendere
lui. Peter era un ragazzo perfetto: alto, slanciato, bello, con un viso serio,
tranquillo e intelligente. Aveva capelli scuri e splendidi occhi bruni, guance
rosee e naso affilato. Andavo pazza soprattutto del suo riso, che gli dava
un'aria birichina e maliziosa. Passai le vacanze in campagna; quando tornai,
Peter aveva cambiato casa e abitava insieme con un amico molto più anziano di
lui. Costui, a quanto sembra, gli fece notare che io ero ancora una bambinella
e Peter mi piantò. Gli volevo tanto bene che non volli vedere la verità e gli
rimasi attaccata, finché venne il giorno che mi resi conto che se continuavo a
corrergli dietro mi avrebbero preso per una ragazza leggera. Passarono gli
anni. Peter andava in giro con ragazze della sua età e neppur più mi salutava,
ma io non lo potevo dimenticare. Andai al Liceo ebraico, molti giovani della
nostra classe si innamorarono di me, io trovavo ciò molto divertente, mi
sentivo onorata, ma nulla più. In seguito Hello si invaghì di me, ma, come ho
già detto, io non fui mai più innamorata. C'è un detto: "Il tempo guarisce
tutte le ferite"; e così avvenne anche a me. Mi immaginai di aver
dimenticato Peter e di non aver più alcun interesse per lui. Ma il ricordo di
lui continuava a vivere così intensamente nel mio subcosciente, che dovetti
infine confessare a me stessa che ero gelosa delle altre ragazze, e che per
questo egli non mi interessava più. Questa mattina ho capito che nulla è
cambiato, anzi, a mano a mano che divento più vecchia e matura, il mio amore
cresce. Posso ora ben comprendere che Peter mi trovasse infantile, eppure
ancora mi addolora che egli mi abbia così dimenticata. Il suo viso mi è apparso
così chiaramente che ora so con certezza che nessun altro potrebbe prendere il
suo posto nel mio cuore.
sabato 15 luglio
1944
«
"la gioventù in fondo è più solitaria della vecchiaia." Questa
massima che, ho letto in qualche libro mi è rimasta in mente e l'ho trovata
vera; è vero che qui gli adulti trovano maggiori difficoltà che i giovani? No,
non è affatto vero. Gli anziani hanno un'opinione su tutto, e nella vita nono
esitano più prima di agire. A noi giovani costa doppia fatica mantenere le
nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in
cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della
verità, della giustizia e di Dio. Chi ancora afferma che qui nell'alloggio
segreto gli adulti hanno una vita più difficile, non si rende certamente conto
della gravità e del numero di problemi che ci assillano, problemi per i quali
forse noi siamo troppo giovani, ma ci incalzano di continuo sino a che, dopo
lungo tempo, noi crediamo di aver trovato una soluzione; ma è una soluzione che
non sembra capace di resistere ai fatti, che la annullano. Ecco la difficoltà
di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora
sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele
realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze
perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante
tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo. Mi è impossibile
costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo
il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l'avvicinarsi
del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini,
eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che
anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la
serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui
forse saranno ancora attuabili.»
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