IL MIO ANNO DA BLOGGER

Anche il 2015 sta per essere archiviato ed è tempo di bilanci. Va via un altro pezzo di vita ma si aprono subito nuove prospettive, come una finestra spalancata su un mondo in continuo divenire.

Ma prima di volgere lo sguardo al futuro c’è un passato recente, lungo dodici mesi, che ho voluto raccontare sulle pagine di questo diario e che adesso desidero sfogliare per rivivere le emozioni provate durante la stesura degli articoli.

A tutti voi lettori va il mio personale ringraziamento per aver speso una parte del vostro tempo leggendo, commentando o condividendo le cose che ho scritto e che spero vi abbiano emozionato come è stato per me.

Ecco quindi il mio calendario 2015 con i post più letti e graditi che hanno contrassegnato la mia attività di blogger. Per chi desidera rileggerli basta cliccare sui rispettivi titoli.

GENNAIO: Pubblico “Anna da non dimenticare” dedicato alle vittime dell’Olocausto e in particolare alle memorie dello splendido diario di Anna Frank. Ottiene la palma del post più letto e commentato dai lettori di “Google”.

FEBBRAIO: “L’amore è per sempre”, riflessioni sull'eternità dell’amore, è il post con il maggior numero di visualizzazioni e di gradimento. Segue a ruota “Le pagelle di Sanremo 2015”.

MARZO: La redazione del social “Mebook”, mi concede un’intervista che risulterà molto apprezzata dai lettori. Dopo avere indossato i panni del “Maurizio Costanzo” intervistando diversi autori esordienti, questa volta è toccato a me con “Ti presento Vittoriano”.

APRILE: Pubblico il racconto breve “Io parlo da solo” ed è subito un successo fra i lettori della rete. Esistenzialismo puro e crudo che troverà molti proseliti.

MAGGIO: “La vita che sfugge”, dedicato al femminicidio, sarà il post più letto del mese. Approderà in poco tempo nella classifica dei “Top ten” di sempre .

GIUGNO: Esce “Non baciarmi”, altro racconto breve in due parti che ha come tema il carrierismo e il mondo delle apparenze. Bene anche il piazzamento di Per innamorarmi”, testo estratto da “Le parole del mio tempo” dalle tipiche atmosfere kafkiane.

LUGLIO: “Non ti vedo più”, ritratto crudo sull'incompatibilità relazionale, è l’articolo più letto del mese. Ottimo il piazzamento ottenuto da “Il male di vivere”, che affronta il tema scottante della depressione. Entrambi sono nella classifica dei “Top ten” di sempre.

AGOSTO: “Napoli muore” e, a ruota, “Gli amici silenti” si aggiudicano la palma dei post più letti dell’estate 2015. Il primo è il testo di una mia canzone dedicata alla splendida (e controversa) città partenopea, il secondo è un omaggio all'amore per gli animali, e in particolare per i cani.

SETTEMBRE: Top del mese: “Se bastasse una piuma”, recensione dell’ultimo libro di Giorgio Faletti. Piace anche “Spunti dal mio lavoro”, il mio ultimo libro sulla mia attività di segretario comunale.

OTTOBRE: “La mia donna non esiste”, racconto breve sulla doppia vita, catturerà l’interesse di moltissimi lettori. Piacerà soprattutto agli ideologisti, un po’ meno ai lettori romantici che forse si aspettavano una storia a lieto fine. Dalle atmosfere elegiache “Il vento e la polvere” dedicato alla commemorazione dei defunti, che ottiene il secondo posto.

NOVEMBRE: “L’appartamento” e “Gli amori infiniti”  sono i post più visualizzati ed apprezzati. Il primo è un racconto breve sulla separazione coniugale, il secondo è un’analisi introspettiva del sentimento più discusso e inseguito dagli esseri viventi.



BUON 2016 A TUTTI I LETTORI!

UN ALTRO NATALE

C’è una parte del mondo che sorride poco ma è dignitosa nel dolore, sa rialzarsi senza spintoni e rigenerarsi come la Fenice dalle proprie ceneri. E’ una parte stratificata in ogni zona geografica del pianeta, così vicina a noi da essere riconoscibile soltanto con la disponibilità del nostro sguardo.

In questi giorni che ci accompagnano al Natale è facile confondere la gioia pura che si legge negli occhi di un bambino davanti alle vetrine di un negozio di giocattoli, con quella stereotipata e condizionata dalle atmosfere del momento che rischia di essere effimera, sfuggevole o intermittente come le luci di un vecchio presepe.

Essere felici è un diritto di tutti e forse proprio il Santo Natale ce lo ricorda come un monito rispetto alle cose terrene che possono sì gratificarci, ma solo se sono in sintonia con lo Spirito. Aprire e aprirsi al cuore è il vero dono che si può dare e ricevere nel giorno solenne della Natività

In queste ore frenetiche che ci separano dall'Avvento, la corsa ai regali sembra essere l’unica meta preferita per scalare, come spesso succede, la vetta delle “apparenze” a dispetto di una generosità che può definirsi tale solo se sorretta dall'autenticità del gesto donativo.

Bene emozionarsi davanti ad uno spettacolo di luci maestoso e suggestivo, bene passeggiare tra i mercatini natalizi che mostrano gli articoli più curiosi e accattivanti, bere una birra o gustare per strada le prelibatezze locali. L’importante è non perdere di vista la relatività di queste bellezze rispetto allo stare bene nell’animo anche quando la festa finisce e le luci si spengono.

Perché c’è una parte del mondo che sorride poco o per niente. E merita di essere illuminata della gioia e del calore di tutti coloro che desiderano vivere un altro Natale, più vicino al cuore e più lontano dalle cose luccicanti che si dissolvono ben presto all'alba di un nuovo giorno.


A TUTTI I LETTORI DE “LE PAROLE DEL MIO TEMPO”

I MIEI PIU’ CARI AUGURI DI UN SERENO NATALE

BIANCO FATALE

Si sa che la paura del foglio bianco colpisce soprattutto chi è dedito alla scrittura. E’ una paura antica e consueta che risale fin dai tempi della scuola, quando davanti alla traccia di un tema si restava con gli occhi smarriti indugiando a scrivere le prime parole d’inchiostro sul mitico foglio protocollo.

C’è chi scrive di getto lasciandosi guidare unicamente dall'estro e dall'ispirazione innata o indotta dalla situazione del momento. Ricordo che ai tempi del liceo c’era un mio compagno di classe particolarmente avvezzo con la penna: riusciva a sfornare temi come noccioline e poi, per guadagnarsi un paio di sigarette o un caffè, li “vendeva” a proseliti pigri o svogliati.

Ma sono pochi ad essere dotati di questo dono naturale. Per la maggior parte delle persone la paura del foglio bianco è qualcosa che ci si porta dietro negli anni e che è più o meno ricorrente a seconda dell’attività che si è deciso di intraprendere. Per gli scrittori, ad esempio, è un vero e proprio incubo che sopravviene soprattutto nella fase di approccio al romanzo.

Esistono varie tecniche per tentare di esorcizzare quello che comunemente viene definito lo spettro del blocco della penna.

Alcuni scrittori preferiscono preconfezionare nella mente, sia pure a grandi linee, la storia da raccontare prima di metterla giù su carta (o sul pc); altri optano con l’annotazione di appunti, pensieri, raccolta di materiale documentale costruendosi una sorta di archivio corrente da utilizzare nella fase di stesura del manoscritto; altri ancora sono meditabondi, osservatori, perfezionisti fino all'estremo, e scrivono solo quando sono in stretta simbiosi con le proprie percezioni sensoriali.

Io appartengo a quest’ultima categoria.

Non sono uno scrittore fluente e non farei la fortuna degli editori. Sono due anni che ho iniziato a scrivere il secondo romanzo dopo "La prossima vita" e non so se riuscirò mai a finirlo. Questo perché la realtà che mi circonda non è particolarmente foriera di idee né di atmosfere giuste per calarmi con profitto nel mondo dell’immaginazione.

Allora tutto appare nebuloso come un manto di neve che scende dalle finestre delle mie stanze, bianco fatale che non mi fa vedere più nulla.

Come i versi di una mia canzone tratta da “L’aquila non ritorna”:

Niente di nuovo perché
non vedo niente davanti a me
Niente di nuovo perché
la vita passa anche senza di te …

QUEL RAMO DEL LAGO DI COMO

Non volge a mezzogiorno come scriveva il Manzoni. Il mio lago di Como è situato con le lancette spostate nella prima parte del quadrante ma gli scenari sono ugualmente coinvolgenti e affascinanti. Ad ogni curva si aprono squarci di orizzonte dove si annida l’infinito, e catene di montagne dolci e verdeggianti che si specchiano su acque tranquille e dorate.

Il silenzio genera il silenzio. Il mio lago è così: taciturno, timido, di poche parole. Solo il lambire delle acque al passaggio di traghetti carichi di turisti o di viaggiatori abituali, fa muovere quella vitalità che fino a un attimo prima pareva impressa in un fermo immagine cartolare e surreale.

Dall'albergo in cui sono alloggiato ammiro Bellagio con la sua forma a tartaruga che fa da spartiacque ai due rami del lago. Sembra un guardiano paziente e sornione che sorveglia quella parte del paesaggio in cui si snodano le ampie aperture lacustre.

Sono un laghee. Per i comaschi di città è l’equivalente di terrone, noto epiteto rivolto ai meridionali. Nel mio caso non c’è differenza alcuna dato che sono napoletano e ne vado anche fiero.
           
I laghee (come i terroni) sono particolarmente legati alla loro terra d’origine e alle loro tradizioni, sono orgogliosi, a volte superbi ma fedeli alle proprie abitudini e stili di vita, Soprattutto sono taciturni e acuti osservatori. In questo mi somigliano o forse sono io ad assomigliare loro. Si può dire che sono un … laghee napoletano, l’esempio di due culture apparentemente diseguali ma che invece hanno molti tratti in comune.

Prendo la macchina e mi dirigo verso Menaggio, altra perla della costa occidentale del lago. In sottofondo ascolto la bellissima canzone di Fabio ConcatoGuido piano, e canticchio a voce alta questi versi:

c'e' tanto sole
e mi accorgo che ne ho bisogno come un fiore
e ho bisogno di stancarmi e di camminare
di sentire l'acqua il vento e di respirare
peccato che qui vicino non c'e' il mare

Eccomi arrivato a Sorico, il punto dove il lago volge a mezzodì riversandosi sulla sponda orientale fino a toccare le terre narrate dal Manzoni.

Mi sdraio sulla spiaggia e ascolto il silenzio.

Ho una gran gioia nel cuore.