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“Potresti
stare con dieci uomini a letto e non accorgermi di te, metterti in ghingheri
col vestito più bello e non notare in te alcun cambiamento. Sei semplicemente
invisibile al mio cospetto come le cose senza importanza che scivolano via.”
Un
pensiero del genere potrebbe appartenere ad un distratto cronico o più
probabilmente ad una persona che ostenta
disinteresse, se non indifferenza, verso chi cerca in tutti i modi di farsi
notare per essere amato e accettato.
Quanti
di noi vivono all'ombra di chi domina la scena delle parole e delle immagini,
supplementari e mai complementari del più bieco protagonismo? Ciononostante ci ostiniamo
a ritagliarci uno spazio, pur piccolissimo che sia, nel mondo che conta o che pensiamo
possa valere tanto, salvo accorgerci (quasi sempre troppo tardi) di essere solo
un punto, cornice sbiadita di un dipinto antico e replicato.
Subalterni
o crocerossini? Ci affanniamo a cambiare il mondo e le persone che ci stanno
accanto, ma sono sempre gli altri a cambiare noi, a renderci diversi rispetto
ad un contesto che non ci appartiene e che forse non ci è mai appartenuto.
Luigi
Pirandello così scriveva nella sua “Sei personaggi in cerca di autore”:
“E
come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e
il valore delle cose come sono dentro di me; mentre, chi le ascolta,
inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo
com'egli l'ha dentro? ”
Nell'opera
del grande scrittore siciliano il tema centrale è l’impossibilità di trasporre
fatti e vicende della vita reale nella rappresentazione scenica, ma esiste
anche un’altra chiave di lettura, più sottile e latente, data dall'incapacità
di saper registrare, interpretare e comprendere i bisogni, le sollecitazioni e
le istanze di chi ci sta accanto.
“Non
mi accorgo di te” è quindi il triste epilogo in cinque parole di un
atteggiamento che non lascia scampo all'intesa, alla vicinanza e comunione dei
sensi. E’ uno spartiacque inflessibile e desolante tra chi ama per essere amato
e chi invece, pur ricevendo carezze e attenzioni, non reagisce allo stesso
modo.
Il
risultato è una cupa solitudine non solo individuale, ma anche e soprattutto
sociale che ridisegna i destini di un mondo che volge lo sguardo altrove e non
si accorge di te.
Spesso
è il paradosso, l’espressione roboante e ad effetto a rendere l’idea, a
massimizzare un concetto che in altri termini resterebbe solo allo stato
embrionale.
Ecco
perché:
“Potresti
stare con dieci uomini a letto e non accorgermi di te, metterti in ghingheri
col vestito più bello e non notare in te alcun cambiamento. Sei semplicemente
invisibile al mio cospetto come le cose senza importanza che scivolano via.”
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