QUALCUNO CI AMA LASSÙ

Chissà che cosa abbiamo fatto
per meritarci questo poco spazio?
Chissà se siamo come cartolina
oppure manichini in vetrina?

La neve non si scioglie siamo a pezzi
Da qui ormai non partono più treni
Ma non si può dire che siamo soli
e poi il sole è già spuntato fuori

Forse davvero qualcuno ci ama lassù!
Forse potremo conoscerci ancora di più
Magari ci cercheranno domani
anche quelli più lontani

Forse davvero qualcuno ci ama lassù!
Forse potremo restare una volta di più
in questa nostra esistenza a lunga scadenza
con un amore di riserva

Città e semafori col rosso
con quella nostalgia che abbiamo addosso
Chissà se siamo come due pezzi di pane
oppure due ragazzi di poche risate?

E qui il vento taglia ogni sguardo
questi anni che da soli se ne vanno
Poi la luce filtra dalle persiane
Ma quanto tempo ancora ci rimane?

Forse davvero qualcuno ci ama lassù!
E forse un po’ di fortuna l'ho avuta sei tu
Non mi lasciare da solo lontano
Teniamoci per mano!

Forse davvero qualcuno ci ama lassù!
E sarà bello rinascere una volta di più
Fammi appoggiare la testa su di te
e portami via con te!




(DA: LE PAROLE DEL MIO TEMPO)

LUCI DI CITTÀ

Luci di città che non si spengono mai in queste notti d’estate in cui si dorme poco ma si sogna di più. Corre l’immaginazione sulle finestre illuminate di case e palazzi oltre le quali ognuno custodisce la propria storia.

Non ci sono più le città vuote di una volta, quelle agostane in cui era bello godersi il silenzio e una tranquillità quotidiana sorniona ed assopita. Colpa della crisi, dei nuovi poveri che erano i ricchi di ieri, che si viaggia di meno e si medita di più.

Capita così di trovarsi in giro su strade insolitamente affollate, negozi aperti e piazze addobbate di ombrelloni e tavolini davanti a bar e gelaterie prese d’assalto dagli avventori di città. Molti di loro non sono più partiti e hanno lasciato le valigie impolverarsi in cantina per un altro anno ancora.

Si passeggia sui viali alberati con i lampioni che in lontananza sembrano tante stelle che brillano nell'oscurità suburbana stuzzicando la fantasia di chi ha  ancora voglia di sognare e di volare via. E si sa che il pensiero corre sempre più velocemente dei desideri che non si avverano. 

Capita allora di vedere il mare sulle strade lastricate e sentire nell'aria quella brezza marina che è un ricordo dell’infanzia o un momento vissuto neanche tanto tempo fa, quando per essere felici bastava semplicemente stare insieme, stringersi ed abbracciarsi anche se si aveva poco o niente.

In queste notti d’estate afose e svogliate si fa festa anche in città con i fuochi d’artificio che spuntano dietro ai palazzi per illuminare  squarci di cielo che ti affretti a rubare con lo sguardo.

E ti sembra già abbastanza per emozionarti stando affacciato al balcone mentre tutto intorno è un’ipotesi di gioia che quasi ti vien voglia di sorridere. Aspetti che l’ultima luce delle case si spenga per andare a dormire ma qualcosa ti spinge ad attardarti in questo spettacolo notturno.

C’è ancora tutta un’alba da scoprire.

LE DIECI REGOLE PER VIVERE MEGLIO

Mosè ebbe il suo ben da fare quando ricevette dal Signore il decalogo per governare al meglio i popoli della Terra. Per i fedeli basterebbe osservarlo e farlo osservare dalla prima all'ultima parola e  tutto sarebbe più semplice, divino, paradisiaco.

Si sa che certe parole vanno ripetute a ciclo periodico per essere memorizzate ed interiorizzate. Pensate alle preghiere del Vangelo che vengono recitate in ogni funzione religiosa per essere tramandate e tradotte, almeno si spera, in azioni concrete.

Ma non sempre gli insegnamenti, da qualunque parte arrivino, sono seguiti alla lettera. Nell'era moderna multimediale, dove la mania di protagonismo nei social imperversa a tutto campo, accade sovente assistere alla libera (e a volte fin troppo) esternazione del pensiero con consigli, pareri e suggerimenti decantati da un podio virtuale su cui ci si sente maestri del mondo.

In questa grandine di parole ognuno sembra avere la ricetta per vivere meglio. Francesco Gabbani nella sua “Occidentali’s Karma” lo rimarca a più riprese:

Intellettuali nei caffè
Internettologi
Soci onorari al gruppo dei selfisti anonimi
L’intelligenza è démodé
Risposte facili
Dilemmi inutili

In questa invasione (barbarica) dei “tuttologi del web” si fa presto a voler imprimere le proprie idee come se fossero le migliori perle di saggezza. Ecco un esempio delle dieci regole di comportamento che si possono trovare sui social.

Regola n. 1: Tieni ben chiuse le finestre del web. Certi spifferi fanno male alla salute.

Regola n. 2: Non desiderare il profilo degli altri se non vuoi che ti rubino il tuo.

Regola n. 3: Scrivi di getto e senza pensare, apprezzeranno il tuo istinto.

Regola n. 4: Metti mi piace a più non posso, te li restituiranno con gli interessi.

Regola n. 5: Intervieni alle discussioni con qualunque commento, l’importante è partecipare.

Regola n. 6: Posta le foto più belle che ti convincerai anche tu di esserlo.

Regola n. 7: Dosa le tue uscite sociali, possibilmente una volta al giorno e prima dei pasti.

Regola n. 8: Non dimenticare di santificare le feste. Augura a tutti buona domenica.

Regola n. 9: Rispondi a chi ti domanda così che quando domandi ti verrà risposto.

Regola n. 10Scegli bene gli emoticon se vuoi esprimere al meglio le tue emozioni.

Ma ce n'è un'altra, la mia: Dimentica le 10 regole precedenti e sii te stesso sempre, fuori e dentro di te.


ELETTRA

Elettra era seduta sulla poltrona e lo guardava attonita e smarrita. Non avrebbe mai voluto apprendere dall'uomo che le stava di fronte quella terribile notizia, ma si trattenne dal cadere nella più cupa disperazione abbozzando un’espressione sobria e composta.

“Purtroppo i risultati delle analisi parlano chiaro. Ci sono pochissimi margini di errore.”
“Quanto tempo mi manca?”
“Due, tre mesi al massimo.”

Si alzò quasi di scatto, prese la borsa che aveva appoggiato sulla scrivania e si girò verso la porta con una piroette da consumata ballerina. Ascoltò le ultime parole dell’uomo che le raccomandava di iniziare al più presto il ciclo di chemioterapia e senza alcun commento uscì dalla stanza.

Per strada Elettra cercò di riordinare le idee per quanto il mondo le fosse crollato addosso e non sapesse esattamente cosa fare. Ricordò la madre morente dello stesso male che prima di passare all'altro mondo si era affannata a darle le ultime istruzioni per un futuro sereno e tranquillo. Ma Elettra non aveva figli, non si era mai sposata e non aveva uno straccio d’uomo accanto.

Con lei si sarebbe interrotta quella catena ereditaria che il destino aveva voluto colpire i componenti della sua famiglia, -dagli ascendenti ai discendenti-, dello stesso tragico epilogo.

Entrò in un bar e si sedette ad un tavolino sorseggiando il caffè che l’amica barista le aveva preparato secondo i suoi gusti: lungo con una goccia d’anice e un po’ di latte freddo. Prese a sfogliare distrattamente un giornale e ad un tratto gli occhi caddero su un articoletto in fondo a una pagina. 

Si trattava di uno di quegli annunci dedicati alle persone sole in cerca di una notte d’amore con uomini muscolosi e prestanti. Indugiò pensando al suo aspetto fisico, per niente attraente, che avrebbe fatto scappare anche il più intrepido dei gigolò.

Si fece coraggio, compose il numero e ricevette le informazioni del caso annuendo di tanto in tanto come se avesse ben compreso di cosa si trattasse. Sembrava a suo agio e pensò che ciò fosse dipeso dal referto di quella mattina che non le lasciava scampo e che, proprio per questo, le aveva infondato una certa spregiudicatezza.  Pose alcune condizioni e fissò l’appuntamento per la sera seguente.

Elettra abitava in una casa vicino al mare alla periferia della città, in un contesto isolato che aveva scelto per rigenerarsi dal tran tran quotidiano e dal traffico che ronzava impetuoso davanti all'ufficio dove lavorava. Ogni occasione era buona per rifugiarsi sulla spiaggia e dare sfogo ai suoi pensieri più reconditi mentre la voce del mare faceva da sottofondo a quello scenario unico ed impareggiabile.

Arrivò l’ora dell’appuntamento e l’uomo che aveva “ingaggiato” si presentò puntuale con un mazzo di rose rosse e un sorriso che mostrava denti bianchissimi e ben curati.

La commedia ebbe inizio.

“Mi sono innamorato di te dal primo giorno che ti ho vista. Ricordi?”
“Cosa?”
“Il mare, i gabbiani, la spiaggia deserta. Tu che eri seduta sulla riva e guardavi chissacchè. Mi son detto: sarà una stella caduta dal cielo, o una conchiglia che le onde hanno voluto trascinare sulla riva per essere raccolta e conservata con cura.”
“E poi?”
“E poi ci siamo incrociati con lo sguardo ed è scoccata la scintilla.”

Elettra non sapeva se ridere o stare al gioco, quel gioco che lei stessa aveva voluto inscenare rifacendo il copione di un romanzo rosa che adesso aveva deciso di trasporre nella realtà indossando i panni della protagonista. Decise di continuare nella finzione lasciandosi andare ai baci e alle carezze di quel corteggiatore professionista che si muoveva con esperienza ma che non aveva fatto i conti con lo stato d’animo della donna, confuso e disorientato.

A dispetto del nome, le avances sempre più spinte dell’ospite non la elettrizzavano ma la irrigidivano oltremodo facendola sentire un’estranea, qualcosa di avulso dal personaggio che si era inventato allorché aveva messo in atto quell'assurda messinscena.

“Credo che sia il caso che ci fermiamo. Ma non preoccuparti, ti pagherò lo stesso la prestazione.”

L’uomo provò ad insistere ma lo sguardo glaciale di Elettra fu così eloquente da convincersi che, almeno per quella sera, il suo lavoro poteva considerarsi concluso. Prese il denaro pattuito e salutò la donna dichiarandosi disposto a riprovare anche il giorno dopo.

Ma Elettra sapeva che non ci sarebbe stato nessun domani, perché la vita non la si recupera in fretta anche quando il destino è segnato e si vogliono bruciare a tutti i costi le tappe per un briciolo di felicità.

Scese in spiaggia e arrivò fino alla battigia. Sentì le acque del mare lambirle i piedi sciogliendola da quell'intorpidimento che il finto fidanzato le aveva procurato. 
E pensò che era così bello guardare il mondo davanti a sé in compagnia del silenzio.

ELETTRA

Racconto breve
di

Vittoriano Borrelli

IN DUE NEL VINO

Lasciamo tutti i nostri problemi
nel traffico della città
e poi rubiamo quattro pensieri
a questa notte che verrà
Se il vino ci ha trovati invecchiati 
è colpa della nostra realtà
se adesso bevo un altro bicchiere 
non è il mio corpo che ha sete

Guarda che al mondo nessuno vuol darci una mano
se siamo sbagliati vuol dire che ci hanno ingannati

Nei giochi di luce inventiamo un letto di futilità
ridiamo tanto per non farci scoprire dalle ombre della verità

E siamo arrivati già a metà dell'incoscienza
cos'è che ci rende schiavi di questa sofferenza?

In due nel vino e il mondo lasciamolo là
in due nel cielo chissà se è vero o no che ti odio un po’
La città si risveglia forse ancora assopita
e noi ci arrendiamo alla nostra vita

E poi chissà se anche tu sei come me?
Chissà se nell'anima c'è ancora la voglia 
di stare abbracciati
nel fumo di questa stronza città?

Che strano desiderio ci prende in due piegarci alla nullità
e fare poi qualche altra cazzata vendendoci la libertà
E andare avanti senza ideali perdendo tutte le occasioni
morire senza più credenziali magari in tutte le stagioni

Musica prendimi e scivola sopra il mio corpo
persuadi anche lei e poi riportala al mondo

Ma in due nel vino ci s’incontra per complicità
In due nel sole chissà se è vero o no che ti amo un po’
La città ormai sbadiglia per la solita storia
e noi naufraghiamo nel nostro mistero ancora

E va quest’età con un anno in più
chissà se nell'anima c'è ancora la voglia
di stare abbracciati 
nel fumo di questa stronza città?

(Testo e musica di V. Borrelli.