DICONO DI ME ...













La prossima vita: il romanzo di Vittoriano Borrelli

Recensione della scrittrice Antonella Senese 

La prossima vita è il primo romanzo di Vittoriano Borrelli, appassionato di scrittura e di musica, già paroliere, compositore e autore di canzoni , molte delle quali racchiuse nella raccolta “Le parole del mio tempo”, pubblicata nel 2012 con lo stesso editore Giuseppe Meligrana.

La prossima vita è un romanzo elegante e garbato, che narra la storia di Leo Ferretti, insegnante con la passione per la pittura, sposato con una donna di cui non è più innamorato e che non condivide la sua arte.

Leo Ferretti si ritrova a ripercorrere le fasi più importanti della sua vita  dopo una grave perdita, analizzando passo dopo passo le sue scelte e gli errori commessi negli anni.

Una vita non vissuta appieno, una vita che molti giudicherebbero mediocre e priva di qualsiasi emozione, scossone, imprevisto.

Una vita che il protagonista non avrebbe mai voluto per sé ma che sembra intrappolarlo in un matrimonio ormai fallito, tenuto in piedi solo dalla nascita di un figlio che comunque non riuscirà a regalargli quella gioia e quella felicità proprie di un neo papà.

Gli eventi renderanno la sua esistenza sempre più infelice e incline alla rassegnazione, fino a credere che ormai sia tutto perduto.

Quando Leo Ferretti crederà di non avere più la possibilità di cambiare e di essere felice, qualcosa metterà tutto in discussione e lo riporterà alla realtà, una realtà che gli permetterà di ponderare in futuro le sue scelte per non incorrere negli stessi errori.

Un romanzo scorrevole, lineare e ben redatto che mette in evidenza la capacità di Vittoriano Borrelli di accostarsi alla cultura con serietà e passione, data anche l’influenza innegabile esercitata su di lui dal suo “mentore” Alberto Moravia.

Nonostante sia la sua prima vera esperienza editoriale riesce ad emergere la sua preparazione e la sua capacità di espressione sempre corretta, garbata e senza inutili fronzoli.

Un linguaggio semplice e ben articolato che il lettore apprezzerà di sicuro.

Un romanzo diretto, una storia che nel momento in cui sembra essere finita, regala un finale a sorpresa che ti lascia interdetto ma con un sorriso di approvazione.

Una lettura piacevole e distensiva: non posso fare altro che incitare l’autore a cimentarsi con una nuova prova

Antonella Senese

ALBERTO MORAVIA: LA VITA INTERIORE



Pubblicato nel 1978 dall’editore Bompiani, l’uscita del romanzo fu preceduta da sette stesure del manoscritto in altrettanti anni nei quali l’Italia precipitava nel baratro del terrorismo e della contestazione sociale.

Come racconta lo scrittore, l’opera “…era un enorme groviglio di fili. Così prima ho dovuto fare il gomitolo e poi sfilarlo.”

Il romanzo è una lunga intervista che il personaggio principale Desideria, concede al narratore ed ha come tema conduttore la ribellione verso una classe sociale, la borghesia, che Moravia definisce “decadente” e “corrotta”.

Attraverso il simbolismo della vita interiore (nella vita pratica si agisce realmente, ma nella vita interiore tutto avviene simbolicamente”.), per mano della “Voce” apparsa come a Giovanna D’Arco, Desideria racconta, -in una sorta di viaggio intro e retrospettivo-, la sua repulsione alla borghesia "pariolina" rappresentata dalla madre adottiva, Viola, verso la quale nutre un sentimento di odio-amore, mai del tutto risolto.

Così, da ragazzina grassa e insignificante, simile ad un’oloturia, Desideria intraprende la sua ribellione nel momento in cui, incontrando la “Voce” e sacrificando per lei la verginità, diventa  bella e desiderabile ed attua un piano strategico che la porterà, con una serie di azioni simboliche, a dissacrare il linguaggio, la cultura, la religione, la famiglia, il denaro, la vita umana e infine l’amore.

Il linguaggio forte e immediato, talvolta scurrile e postribolare, contribuisce ad assegnare al personaggio Desideria i connotati tipici della contestazione giovanile culminata, sul piano effettuale, nell'azione omicida che, tuttavia, le farà toccare con mano, il fallimento di una rivoluzione ideologica inattuata e inattuabile.

E’ il romanzo più terribile e nel contempo più dirompente del grande scrittore romano, che ha il merito di segnare uno spartiacque fra l’impostazione tradizionale del racconto letterario e quella più evoluta e sregolata del periodo post-sessantottino.

Avverso agli inizi dalla critica, “La vita interiore” ottenne un buon riscontro nei lettori ed è ancora oggi uno dei romanzi più ricercati ed apprezzati.

FALCONE E BORSELLINO: RICORDO INDELEBILE DI UOMINI VERI


Nel mio libro “Le parole del mio tempo” c’è una canzone dal titolo “Uomini che non ci sono” che è una sorta di denuncia della società dell'apparire.

Credo che in occasione dell’anniversario del duplice e atroce attentato mafioso che ha visto la morte di Giovanni Falcone e, poco tempo dopo, di Paolo Borsellino l’accostamento ai temi di questa canzone, sotto il profilo dell’incapacità di essere uomini veri, sia più che appropriato.

I valori trasmessi da questi due grandi uomini, ovvero il senso della legalità e delle Istituzioni, rappresentano tracce indelebili della nostra memoria che nessuno mai potrà cancellare.

Dovremmo ricordarci ogni giorno, e non solo in occasione delle ricorrenze annuali, quanto Giovanni Falcone e Paolo Borsellino abbiano fatto e rappresentato tracciando un insegnamento che tutti, e in particolare le nuove generazioni, dovrebbero cogliere e far proprio per una società migliore.

Quando penso a queste straordinarie figure i fallimenti dell'attuale classe politica dirigente emergono in maniera ancora più dirompente e suonano come rigurgito alle politiche del malaffare, dei complotti irrisolti, delle offerte promozionali a base di “veline” per accaparrarsi le “fedelissime” poltrone di una Casta che, purtroppo, non accenna a crollare né ad essere abbattuta.

Ho molto apprezzato la posizione assunta dai familiari di Paolo Borsellino, che in occasione della commemorazione del 19 luglio 2012 hanno preteso che nessuna rappresentanza politica fosse presente.

Proprio nel 2012, a distanza di vent'anni dalle stragi di Capaci e di via d’Amelio, l’accusa del coinvolgimento dello Stato nella mafia con il conflitto di attribuzione sollevato dal Capo dello Stato contro i giudici di Palermo, aveva assunto contorni quanto meno preoccupanti.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: uomini veri che, purtroppo, non ci sono più.

A noi che crediamo in una giustizia migliore spetta l’impegno di onorare ogni giorno la loro memoria perché, come disse Borsellino:

Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.

VERRA'


Verrà la pace che hai desiderato
ti porterà un amore inaspettato
oppure tornerai nel tuo seme
perché quaggiù nessuno ti vuol bene

Verrà la voce che non hai ascoltato
il padre che non ti ha mai coccolato
e impregnerai sul viso della gente
la tua freschezza nuova di sorgente

Verrà...Verrà...

Verrà qualcuno e non sarà un miraggio
rimuoverà in avanti il tuo coraggio
e sarai molto meno personaggio
si fermerà da solo questo viaggio

Verrà... Verrà...

Verranno giorni allegri di proposte
non lascerai agli altri le tue risposte
non ti ritroverai in una chiesa
inginocchiato contro la tua resa

Verrà chi non ti ha mai considerato
chi ha avuto tutto e non ti ha più cercato
perdonerai chi non ti ha capito
e griderai a te stesso:
"Non sono finito!"

IL COMANDANTE SCHETTINO IN TV: SI SALVI CHI PUO’!


Ha fatto scalpore, suscitando giuste e sacrosante reazioni di indignazione nell’opinione pubblica, l’intervista al comandante Francesco Schettino che Canale 5 ha mandato in onda il 10 luglio 2012 nel corso del programma di Salvo Sottile “Quinta colonna”.


Il responsabile del  naufragio della Concordia, che il 13 gennaio scorso ha visto la morte di 30 persone, dietro lauto compenso (€ 57.000)  si è esibito in una sorta di autodifesa del proprio operato che la stessa magistratura inquirente ha giudicato contraddittoria e per nulla convincente.

Ciò che ha irritato maggiormente l’opinione pubblica non è stata tanto la performance del sig. Schettino, quanto piuttosto la scelta di Mediaset (e di una parte del giornalismo televisivo) di  darne spazio e risonanza  all’insegna del sensazionalismo, della mercificazione dei sentimenti e della ricerca della notizia ad ogni costo  senza  alcuna ponderazione dei fatti e, soprattutto, senza rispetto alcuno per le indagini della magistratura in corso e per il dolore dei familiari delle vittime del tragico evento.

E’ una faccia di questo mondo che non ci piace e che, purtroppo, siamo costretti a guardarla e a subirla ovunque ci rivolgiamo.

E’ ora di finirla con questo scempio. Che vinca l’audience del silenzio!

TIZIANO FERRO: ASCOLTARLO E’ … UNA COSA SEMPLICE.


A sette mesi dall’uscita dell’album “L’amore è una cosa semplice”, Tiziano Ferro ha già conquistato per quattro volte il disco di platino, riconoscimento che certifica la soglia delle 240.000 copie vendute. (Un disco di platino, in Italia, equivale infatti a 60.000 vendite).


L’ultimo lavoro del cantautore di Latina è forse il migliore per qualità, intensità e attenzione nei  particolari. 

I testi sono ben curati, la voce, già egregia, è di un livello più maturo e coinvolgente, gli arrangiamenti sono ben adeguati alle atmosfere sonore dei singoli brani.

Delle canzoni proposte, oltre alla gettonatissima “La differenza tra me e te” spiccano per particolare pathos “La fine”, della quale si sottolinea l’inciso : “arriverà la fine, ma non sarà la fine….”, e “L’ultima notte al mondo”, forse la canzone più bella per purezza e delicatezza di stile, di cui si riporta il testo e il video.

Di recente è uscito il singolo “Per dirti ciao”, canzone che Tiziano commenta così: "Ho scoperto  che alcune canzoni dell' ultimo album sono arrivate ai fan con una forza maggiore di quanto mi aspettassi e in base a questo ho scelto 'Per dirti Ciao' come nuovo singolo. Pur essendo ritmata, è una canzone malinconica, la storia di un biglietto che non è stato consegnato in tempo. Il testo nasce da una lettera di una giovane vedova che mi raccontava di come le mie canzoni avessero fatto da colonna sonora alla storia d'amore vissuta con il marito".

Il tour di Tiziano Ferro, che ha già totalizzato 23 concerti all’insegna del tutto esaurito, prosegue in alcune delle più prestigiose location all'aperto del nostro paese: oltre al grande appuntamento del 14 luglio allo Stadio Olimpico di Roma, sono in programma tappe a Piazzola Sul Brenta (8 luglio, Anfiteatro Camerini), Cagliari (18 luglio, Fiera), Bari (22 luglio, Arena della Vittoria), Palermo (25 luglio, Velodromo) e Gela (28 luglio, Stadio Comunale), ed una data al Forest National di Bruxelles (4 luglio).

 L’ULTIMA NOTTE AL MONDO
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Cade la neve ed io non capisco
che sento davvero, mi arrendo, ogni riferimento è andato via... 
spariti i marciapiedi e le case e colline... sembrava bello ieri. 
Ed io, io sepolto dal suo bianco mi specchio
e non so più che cosa sto guardando. 
Ho incontrato il tuo sorriso dolce, con questa neve bianca adesso mi sconvolge,
la neve cade e cade pure il mondo anche se non è freddo adesso quello che sento
e ricordati, ricordami: tutto questo coraggio non è neve.
E non si scioglie mai, neanche se deve. 
Cose che spesso si dicono improvvisando: 
Se mi innamorassi davvero saresti solo tu,
l'ultima notte al mondo io la passerei con te
mentre felice piango e solo io, io posso capire al mondo
quanto è inutile odiarsi nel profondo! 
Ho incontrato il tuo sorriso dolce, con questa neve bianca adesso mi sconvolge,
la neve cade e cade pure il mondo anche se non è freddo adesso quello che sento
e ricordati, ricordami: tutto questo coraggio non è neve.
E non si scioglie mai, neanche se deve. 
Non darsi modo di star bene senza eccezione,
crollare davanti a tutti e poi sorridere.
Amare non è un privilegio, è solo abilità,
è ridere di ogni problema... mentre chi odia trema. 
Il tuo sorriso dolce è così trasparente che dopo non c'è niente,
è così semplice, così profondo che azzera tutto il resto e fa finire il mondo. 
...E mi ricorda che il coraggio non è come questa neve. 
Ho incontrato il tuo sorriso dolce, con questa neve bianca adesso mi sconvolge,
la neve cade e cade pure il mondo anche se non è freddo adesso quello che sento
e ricordati, ricordami: tutto questo coraggio non è neve.





GIACOMO LEOPARDI: POETA "INFINITO" ...


Il 29 giugno u.s. è stato l’anniversario della nascita del grande poeta Giacomo Leopardi, nato nel 1798 a Recanati (allora nello Stato Pontificio) e morto a Napoli  il 14 giugno del 1837. 

Attualmente le sue spoglie si trovano nel parco di Piedigrotta del capoluogo campano.
Non ci sono aggettivi per esprimere la grandezza di Giacomo Leopardi, uomo geniale dotato di una sensibilità e di una intelligenza fuori dal comune, che ha lasciato una eredità storica e culturale di assoluto e indiscusso valore.
Le tematiche affrontate nella sua breve ma intensa vita, pur dominate da un pessimismo estremo e irrisolto, hanno ben rappresentato con acutezza ed ingegno le contraddizioni dell’Uomo e le sue  insofferenze per il continuo divenire di un tempo, inesorabile e implacabile, che porta via le gioie e le occasioni  di una vita felice.

Per omaggiare questa straordinaria figura ho scelto la poesia “L’infinito” una delle liriche fondamentali dei Canti pubblicata dall’Autore nel 1826 insieme ad altri scritti con il titolo di Idilli.

E’ una poesia che mi ha particolarmente colpito fin dai tempi della scuola per il suo messaggio fortemente intimistico e ideologico che è quello di voler superare le inquietudini e i limiti del mondo, a dispetto degli ostacoli del paesaggio (la siepe che impedisce la vista dell’orizzonte) e della Natura (l’improvviso stormire del vento tra le fronde) per immergersi nell’infinito dell’universo e fondersi con esso in una sorta di catarsi dello spirito umano.