ELISA VANGELISTI, INTERVISTA COL"VAMPIRO"

Elisa Vangelisti è una scrittrice emiliana che ha pubblicato una quadrilogia di opere dedicate al mondo del paranormale.

Elisa ha aderito tempo fa alla mia iniziativa “La vetrina degli emergenti” facendo conoscere ai lettori di questo blog i primi due romanzi della saga: Il Ragno e l’Iguana e  Il nono cielo.

Sposata con tre figli, nell'intervista che qui riporto si racconta a 360° non nascondendo nulla della sua personalità forte e volitiva che le ha permesso di dedicarsi a questa meravigliosa "arte dello scrivere" con indomita passione e perseveranza.


IO: Il Ragno e l’Iguana, Il nono cielo, Un posto dove andare, L’amore non muore mai, sono quattro opere di una quadrilogia ispirata al romanzo paranormale.  Come e quando ti è nata la passione per la letteratura fantastica?

ELISA VANGELISTI: E’ nata prestissimo, non appena ho iniziato a leggere, sollecitata da mio padre, appassionato di libri e di fantascienza alla Asimov, per intenderci. Durante l’adolescenza mi sono avvicinata al romance storico e solo dopo molti anni al paranormale. Mescola tutto questo ed ecco il paranormal romance, ramo del fantasy contemporaneo.

IO: Il filo conduttore delle opere, a parte i riferimenti “paranormali”, sembra essere la vita dei sentimenti, degli stati d’animo e delle aspirazioni individuali che travalicano l’immaginazione ponendosi su un piano tangibile e concreto. E’ come se questa trasposizione tu l’abbia usata per far comprendere meglio emozioni che altrimenti resterebbero solo nell'immaginario. Condividi questa chiave di lettura?

ELISA VANGELISTI: Certamente. Dico spesso che il paranormal è solo una scusa per raccontare una storia d’amore più incisiva e un po’ fuori dagli schemi. A tratti il lettore nemmeno ricorda di leggere di sensitive e vampiri, ma piuttosto di sentimenti estremi di persone comuni. Sentimenti che ognuno di noi avverte, ad esempio, soprattutto agli inizi, quando l’innamoramento impera. La narrazione avviene in prima persona, proprio per trasmettere al massimo le sensazioni del protagonista.

IO: Il genere “fantastico” è particolarmente ricercato da una fascia di lettori in continua espansione. Anche il cinema, con film di successo come Twilight o Intervista col vampiro , ha investito molto con produzioni di questo tipo. Secondo te perché  la gente si appassiona tanto a questo genere?

ELISA VANGELISTI: Credo che il fantastico sia più adatto per sognare e fuggire dalla realtà quotidiana. Non che la vita reale sia insoddisfacente, ma a volte è necessario ricaricarsi e quale modo è migliore per farlo se non sfogandosi con qualcosa di impossibile che non accadrà mai? Il binomio sesso-pericolo non è un’invenzione di questi tempi, né le doti dell’eroe sono una novità. La novità è aver trasformato eroi negativi in eroi positivi e un po’ più umani, avvicinandoli a noi per farceli comprendere meglio. Questo per il filone fantastico che mi compete, ma anche per altri esseri come elfi, lycan, alieni e quant'altro.

IO: Il mondo femminile che racconti nelle tue opere quanto assomiglia a te? C’è qualche personaggio che hai voluto proiettare nell'immaginario come trasposizione della tua persona?

ELISA VANGELISTI: Nei miei libri si può leggere tutto ciò che sono e tutto ciò che vorrei essere. Ogni personaggio ha qualche mio pregio e/o difetto, non solo quelli femminili. Ho enorme repulsione per i ragni e ho sublimato questa avversione facendoli amare alla mia protagonista. Altra cosa che non ho mai detto è che non tollero i morsi e i miei protagonisti umani, in questa saga, vengono morsi continuamente. Mi hanno descritta come un mix di saggezza e ingenuità, quindi abbiamo una saggia Maja e una ingenua Rynn. So essere riflessiva (Alexander), ma anche impetuosa (Gabriel) e così via.

IO: La quadrilogia si conclude con “L’amore non muore mai”, una sorta di invito a credere nei buoni sentimenti. Quanto è importante per te l’amore?

ELISA VANGELISTI: Moltissimo, è il motore che fa girare tutto. Nello specifico, si tratta di amore in senso lato: per i genitori, per i figli, per il compagno, per la vita. L’amore fuggevole e quello che dura, entrambi con un valore preciso; l’amore che sostiene e cura, quello che distrugge. L’amore finito e quello infinito. L’amore che unisce e quello che divide.

IO: Le copertine dei tuoi libri sono molto belle. Chi le ha disegnate?

ELISA VANGELISTI: Grazie! Merito di Max Rambaldi, una illustratrice molto brava a disegnare che ho conosciuto tramite il mio ex editore. La si può contattare su facebook a questo indirizzo https://www.facebook.com/boccadimiele?fref=ts.

IO: Le tue opere sono state pubblicate con la YouCanPrint, in Self-publishing. Perché questa scelta?

ELISA VANGELISTI: L’esordio è avvenuto con una casa editrice che non ho piacere di nominare. I nostri rapporti sono stati brevi e sconfortanti. Dopo la delusione e aver afferrato il concetto, mi sono chiesta cosa avrei voluto fare. Ho deciso di non mollare, ma - non fidandomi più di nessuno – non ho voluto propormi a un altro editore, preferendo il Self. Non sono perfetti, ma almeno sono padrona di me stessa. Oltre alla collaborazione di Max Rambaldi, non posso non citare Francesca Traversari, che mi ha aiutato con i testi degli ultimi due romanzi. Sto rivedendo i primi due seguendo i suoi insegnamenti.

IO: Nella tua biografia racconti che non sai “stare senza sfiorare carta o una tastiera.” Quali libri leggi e come coltivi la tua passione per la musica?

ELISA VANGELISTI: Leggo tutto il leggibile sul mio genere e romance in generale, possibilmente uscite recenti perché non amo i classici. Cerco degli esordienti che mi piacciano, ma sono molto esigente e non è facile. Storie con protagonisti insoliti, romanzi in cui l’amore e i rapporti tra le persone si intrecciano e scavano nella profondità dei personaggi, lotte feroci all’interno di se stessi, differenze insormontabili da superare… mi piace questo genere di cose. Gli urban fantasy, invece, mi annoiano, anche se i miei luoghi, pur avendoli visti solo sul web, sono reali. La musica occupa tutto lo spazio lasciato libero da lettura e scrittura. La ascolto in casa mentre svolgo faccende, in auto, al supermercato, mentre sono al lavoro, a luce spenta prima di dormire.

IO: Quali sono i tuoi prossimi progetti?

ELISA VANGELISTI: Sto scrivendo un romanzo autoconclusivo dello stesso genere, anche se qui non avremo vampiri, ma demoni diversi. Vorrei scrivere qualcosa di più breve per contenere il prezzo. La saga è composta da volumi di 400 pagine circa. Il primo, nell’edizione d’esordio, ne aveva 524! Inferiore è il numero di pagine e più contenuto è il prezzo. La carta costa, non esco in digitale.

IO: Dove i lettori possono trovare le tue opere?

ELISA VANGELISTI: Le vendo direttamente. Possono contattarmi su facebook nel mio profilo https://www.facebook.com/elisa.vangelisti.9, nel mio gruppo I lettori de “Il Ragno e l’Iguana” https://www.facebook.com/groups/458653487494503/, acquistarle da Feltrinelli, ordinarle nelle librerie fisiche, negli store online più famosi come IbsAmazon, DeastoreWebsterMondadori eccetera e nel sito della YouCanPrint.

IO: Grazie per l’intervista. Ti faccio i miei in bocca al lupo.

ELISA VANGELISTI: Grazie a te.

LIGABUE, IL DIPINTO MIGLIORE

E’ stato un vero e proprio trionfo il ritorno di Ligabue all'Arena di Verona, dove si è esibito in una kermesse di sei giorni che si concluderà il prossimo 23 settembre e che ha mandato letteralmente in visibilio i tantissimi fans accorsi in ogni parte d’Italia e non solo.

Il concerto, inizialmente previsto in quattro serate, è stato prolungato di altri due appuntamenti dopo che appena un’ora dall'apertura delle prevendite si era già registrato il tutto esaurito.

A parte lo spavento nella prima serata in cui la rock-star emiliana è scivolata sul palco infortunandosi ad una spalla (vedi video), lo spettacolo è proseguito senza altri intoppi in un crescendo di entusiasmo e di sana adrenalina.

L’eterno rivale di Vasco Rossi, con un look rinnovato (capelli corti) e da “ammogliato”, (complici, forse, le sue recenti nozze) ha sfornato un repertorio ricco dei suoi maggiori successi, proponendo in anteprima il singolo “Il sale della terra” dall'album che porta lo stesso titolo, in uscita il prossimo 26 novembre.
Il brano, che ha già ottenuto in pochi giorni oltre due milioni di visualizzazioni su YouTube, è stato preceduto da video messaggi sulla crisi e sul potere, temi del testo che fotografano la situazione sociale del momento.

Nella serata di martedì scorso, quasi in fotocopia alla “prima”, il Liga ha aperto le danze con uno dei suoi brani più intensi: “Il giorno di dolore che uno ha” dove spicca tra gli altri il bellissimo inciso “quando l’hai capito che la vita non è giusta come la vorresti te … la tua pelle si farà sopra il giorno di dolore che uno ha.”

Tra le hit riproposte, la mitica “Niente paura”, canzone ufficialmente eletta dai chirurghi come la più ascoltata nelle sale operatorie a mo’ di “effetto terapeutico o beneaugurante” per la buona riuscita degli interventi.

Ma il culmine dello spettacolo, quello che forse ha maggiormente emozionato il folto pubblico dell’Arena,  si è avuto con “Buonanotte all'Italia”, brano di raro pathos emotivo, eseguito con lo scorrimento delle immagini di personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport che purtroppo ci hanno lasciati:

Da Sandra Mondaini e Raimondo Vianello a Pier Paolo Pasolini, da Totò a Eduardo De Filippo, fino alla recenti scomparse di Margherita Hack, Rita Levi-Montalcini, Marco Simoncelli, Little Tony, Franco Califano e Stefano Borgonovo.

Il ritratto di un'Italia che non c’è più che Ligabue ha saputo raffigurare nel suo dipinto migliore.

 
 
 



LA DECADENZA DEL PENSIERO

Il tema della decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore per effetto della condanna definitiva nel processo Mediaset, è da alcune settimane al centro di un dibattito politico aspro e controverso, che si è particolarmente infiammato in vista del pronunciamento della Giunta del Senato previsto per il 18 settembre p.v.

Si è assistito ad un vero e proprio carosello di opinioni e di interpretazioni sulla retroattività o meno della legge 6 novembre 2012, n. 190,  meglio nota come “Legge - Severino” o come “Legge anti-corruzione”, tese a dimostrare la propria fondatezza più per un tornaconto “ideologico” o di parte, che per una manifestazione del pensiero libera e incondizionata.

A favore della irretroattività della legge viene invocato il principio costituzionale secondo cui “Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso”. (Art. 25, c. 2). In sostanza si associa la decadenza (ritenuta sanzione accessoria) al reato da cui trarrebbe origine, come intima connessione temporale in ossequio all'altro principio (giurisprudenziale) del “tempus regit actum”.

I sostenitori della tesi avversa ritengono invece che la legge Severino sia pienamente conforme al dettato costituzionale, posto che il decreto legislativo attuativo (n. 235 del 31 dicembre 2012) fa riferimento a condanne definitive intervenute successivamente alla sua entrata in vigore. Per costoro la questione della irretroattività è quindi un “falso” problema e appartiene piuttosto al novero delle disquisizioni meramente scolastiche.

Personalmente propendo per tale ultima interpretazione e ciò indipendentemente da qualsiasi valutazione sulla giustezza o meno della condanna inflitta al cavaliere “smascherato”.

La decadenza dalle cariche elettive ex d.lgs. 235/2012 non è infatti configurabile quale sanzione accessoria al reato (la cui competenza, peraltro, sarebbe del solo giudice come avviene per l’interdizione dai pubblici uffici) ma è l’effetto di una condanna definitivamente accertata a tutela dell’integrità dell’assemblea (in questo caso il Senato della Repubblica) secondo le finalità morali sottese al provvedimento legislativo. A fortiori, ragionando diversamente e visti i tempi elefantiaci della giustizia italiana, dovremmo aspettare almeno un decennio affinché la legge Severino sia  effettivamente applicata.

Credo comunque che l’aspetto più rilevante non è tanto la decadenza “berlusconiana”, quanto piuttosto l’incapacità dello Stato italiano di garantire se stesso e i propri cittadini attraverso regole certe e ragionevolmente accettate come in qualsiasi Paese che voglia definirsi “civile”.

In questo vespaio di dubbi, interpretazioni e soluzioni di comodo si annidano pensieri che fanno dell’astrattezza un’arma letale per confondere e destabilizzare le coscienze.

E sono pensieri che si insinuano nelle menti più facilmente accessibili, fino a divenire fluttuanti, sfuggevoli, decadenti…


MORAVIA: GLI INDIFFERENTI

Entrò Carla; aveva indossato un vestitino di lanetta marrone con la gonna così corta, che bastò quel movimento di chiudere l’uscio per fargliela salire di un buon palmo sopra le pieghe lente che le facevano le calze intorno alle gambe …”

Inizia così uno dei capolavori di Alberto Moravia, Gli Indifferenti, pubblicato nel 1929 a spese dell’autore, ovvero in modalità “self publishing”, all'epoca molto diffusa, ed ora ritornata prepotentemente in auge in risposta alla latente crisi del mercato editoriale.

Il romanzo è ambientato nell'epoca fascista, subito dopo il delitto Matteotti, ed è incentrato sulle vicende di una famiglia borghese, gli Ardengo, oberata dai debiti, che accetta passivamente e con indifferenza di farsi guidare, manipolare e infine sottomettere dal perfido Leo pur di preservare la propria posizione sociale.

Personaggio trainante della storia è Michele, fratello di Carla e figlio della “decadenteMariagrazia, voce della coscienza del giovane Moravia, che cerca in tutti i modi di sovvertire un ordine precostituito, tipicamente assonante del regime fascista, ma le sue azioni, pur autentiche sul piano ideologico e propositivo, si rivelano in concreto fallimentari obbedendo ad una rassegnazione inevitabile e restauratrice di uno status sociale conservatore ed immutabile.

Rispetto alla sorella Carla, che invece dimostra una capacità di adattamento e di accettazione di regole che considera ineluttabili e logiche, l’atteggiamento di Michele è quello del rifiuto di queste stesse regole ma tutto si traduce nell'incapacità (e nell'indifferenza) del ragazzo di poterle cambiare ponendosi ai margini di una realtà reietta e abietta, come un osservatore passivo e impotente di fronte allo scorrere degli eventi.

LA TRAMA:  La famiglia borghese degli Ardengo, composta dalla vedova Mariagrazia e dai figli Carla e Michele, teme di dover vendere la lussuosa villa di residenza per far fronte ai propri debiti. Viene in loro soccorso Leo, amante di Mariagrazia, che dopo una corte serrata alla figlia Carla, propone a quest’ultima di sposarlo per evitare l’alienazione dell’immobile. Tenta di opporsi il fratello Michele che intuisce le velleità manipolatrici di Leo e progetta di ucciderlo, ma nel momento decisivo dimentica di caricare l’arma fallendo miseramente nel suo intento omicida.
Michele subisce senza ricambiare la corte della matura Lisa, fa da contraltare alla capacità di adattamento della sorella Carla rifiutando qualsiasi approccio relazionale con il mondo esterno.
Si arriva così alla scena finale, un ballo in maschera, in cui tutti i personaggi partecipano con la propria coscienza indifferente …

UN ALTRO PASSO DEL ROMANZO: “Vediamo …” pensò (Michele), “vediamo … la questione ha due facce … : una interna, una esterna … interna la mia indifferenza, la mia mancanza di fede e di sincerità … esterna, tutti gli avvenimenti contro i quali non so reagire … e ambedue le facce sono egualmente intollerabili.

L’AUTORE: Alberto Moravia (vero nome Alberto Pincherle, Roma 1907-1990), è uno degli scrittori più prolifici e di successo del novecento. Vanta un curriculum cospicuo e di qualità. Oltre a Gli indifferenti (1929), alcuni suoi capolavori, come La romana (1947), La provinciale (1953), La ciociara” (1957), La noia (1960), L’attenzione (1965), La vita interiore (1978), sono stati riproposti in versione cinematografica riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica. Con La ciociara vince nel 1962 l’oscar grazie alla straordinaria interpretazione di Sophia Loren.

GIUDIZIO: Il romanzo è un vero e proprio capolavoro del genere “esistenzialista”. Introspettivo, ideologico, e sociologico, con tecnica sopraffina nella rappresentazione dei dialoghi e dei personaggi che sono lo specchio fedele della realtà di quell'epoca.
Nonostante sia la sua prima opera, Moravia dimostra fin da subito spiccate doti stilistiche e soprattutto una capacità di esegesi narrativa e contemplativa, tipica di quel neo realismo di cui sarà il principale esponente.

Gli indifferenti” si colloca al vertice della letteratura mondiale ed è da esempio per chi vuol intraprendere la carriera di scrittore. Da leggere e da conservare con cura nella propria biblioteca.



DISCO ESTATE 2013: LE MIE PAGELLE

La bella stagione 2013 sta per lasciarci con gli ultimi sussulti dell’anticiclone delle Azzorre che porterà, sia pure ancora per pochi giorni, tempo soleggiato e gradevole per la felicità di uno sparuto gruppo di vacanzieri.

A parte queste digressioni meteorologiche, l’estate 2013 si ricorderà più per i bollenti spiriti a palazzo Chigi a mò di verifica della tenuta sempre più traballante del governo Letta, che per quelli più miti e spensierati al ritmo delle canzonette più in voga della stagione.

Ci accorgiamo, senza troppa fatica, che il panorama musicale offertoci non sarà ricordato tra quelli più proficui. Sembra che anche la spensieratezza abbia perso floridezza e intensità in vista di un autunno molto più “caldo” di quanto non lo sia stata quest’estate effimera e svolazzante.

Dalle balere ai concertini di strada si sono udite canzoni non eccelse, che presto torneranno nell'oblio insieme, si spera, alle nefandezze politiche e sociali del momento.

Ecco, allora, le mie pagelle della disco italiana che ho avuto modo di ascoltare, a volte distrattamente, altre con pigra attenzione e cauto sollazzo. 
(I lettori, se lo desiderano, possono cliccare sul rispettivo titolo per ascoltare il brano):

Max Pezzali: L’universo tranne noi”Il suo primato in classifica con l’album “Max 20” , è tutto dire rispetto alle scarne proposte musicali dell'estate. Il brano non fa impazzire anche se è  un ”amarcord” ben strutturato e gradevole. Voto 6,5.

Eros Ramazzotti (con Nicole Scherzinger): Fino all'estasi”. Solito Eros. Solito ritmo. Solito tutto. Ottima comunque la performance della partner che ricorda, ma solo nella cadenza del nome, l’ex compagna nella vita, Hunziker. Voto 6.

Gianna Nannini: “Indimenticabile”.  Spero che non lo sia davvero. La rock-star senese non ripete i fasti di “Sei nell'anima”. Voto 4.

Emma Marrone: Dimentico tutto”. Noi pure. E di sicuro sopravvivremo. Che sia l’inizio della fine? Voto 4.

Jovanotti: “Tensione evolutiva”. Alla soglia dei suoi 25 anni di carriera che saranno celebrati con uno show su Raiuno il prossimo 2 settembre, Lorenzo Cherubini, “eterno” Jovanotti, sfodera un brano gradevole ma che lascia più di un ragionevole dubbio nelle parole del testo: 
“Ci vuole pioggia vento e sangue nelle vene …” Ermetismo dell’era moderna? Voto 6,5.

Moreno: Che confusione”. Nella baraonda di quest'estate, la “confusione” di Moreno ci sta tutta. Piace molto alle ragazzine. E questo è il “solo” suo successo. Voto 5.

Antonio Maggio: Anche il tempo può aspettare”. Orecchiabilissima. Da canticchiare sotto la doccia. Ma dopo la terza “rinfrescata”, già stanca. Voto 5.

Clementino: O’Vient A dispetto del tenerissimo nome, la canzone, sia pure ben ritmata, non lascia tracce indelebili. Un punto in più per essersi aggiudicata la vittoria alla prima edizione del Music Summer Festival-Tezenis Live”. Voto 6.

Greta: L’estate”. La seconda classificata all'ultima edizione di Amici, spolvera un brano orecchiabile, destinato però a durare nello spazio di… un’estate. Voto 6

Negramaro:Una storia semplice”: Tratto dall'omonimo album, forse il video è ancora più bello del brano. Le atmosfere sonore sono tipiche delle qualità stilistiche del gruppo. 
Voto 6,5.

Neffa: Molto calmo ”. E’ difficile esserlo dopo averlo ascoltato. Il ritmo calzante del refrain genera istinti più “bellicosi”. Voto 5.

Vasco Rossi: “L’uomo più semplice”. Brano ben ritmato che ricorda, sia pure in maniera molto sbiadita, la mitica “Bollicine”. Ma è solo un flash di una più “onorata” memoria. Voto 6.

Coez: Siamo morti insieme. Lo siamo anche noi. A sentirlo cantare. Voto 4.

DJ Matrix feat. Paps'n'Skar & Vise “Voglio tornare negli anni 90 E’ proprio il caso di ritornarci, se non altro per recuperare melodie migliori. Per questo buon auspicio la canzone merita un bel voto. 
Voto 7