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In questi giorni RAI 1 ha trasmesso la fiction “Altri
tempi”, che ha visto protagonista una bravissima Vittoria Puccini nei panni di una prostituta di una casa di
appuntamenti.
La miniserie, in due puntate, ha ottenuto ottimi ascolti (oltre cinque milioni), grazie anche al
modo garbato con cui è stato trattato un argomento, di per sé impudico e
imbarazzante, che sarebbe potuto sfociare tranquillamente nella volgarità o
urtare, nella migliore delle ipotesi, la suscettibilità dei soliti moralisti e
benpensanti.
La mercificazione del sesso nel mestiere più antico del mondo, è
purtroppo una realtà ancora molto attuale: cambiano le sfaccettature
(prostituzione di strada o in case
chiuse o aperte), cambiano gli interpreti (etnia sempre più variegata
nell'era della globalizzazione del
tutto e del niente), ma il risultato è sempre lo stesso: la dignità delle persone che viene colpita,
mortificata, fino ad essere annullata
per mano di un’azione (lo sfruttamento),
prevaricante e prevaricatrice.
Se cambiando l’ordine dei fattori
il prodotto non cambia, allora “Altri tempi” della fiction sono anche
i nostri tempi. Oggi come ieri e domani come oggi, si continuerà a discutere di un fenomeno che
trova le sue radici nella povertà, nel bisogno come stato di necessità, nelle
debolezze e nelle fragilità individuali, finanche nella sotto-cultura.
Su questo tema particolarmente "scottante" e delicato, ho
scritto nel 1997 una canzone, “Lucciole”, pubblicata nel libro: “Le parole del mio tempo”. So che una canzone non serve a risolvere un
problema così complesso e complicato, ma è un omaggio che ho voluto fare a
coloro che sono stati costretti, per un motivo o per un altro, ad imboccare una
strada sbagliata.
La ripropongo agli amici del blog sperando che possa, quanto meno, far
riflettere. Sarebbe già un successo.
Strade che finiscono davanti al buio
marciapiedi pieni di colore umano
qui non ci son stelle solo buchi sulla pelle
Scende anche stavolta lenta e silenziosa
questa notte brava bella e maliziosa
fatta per aprire cuori freddi e finestrini
Eccole che danzano sopra le ore
lucciole che ballano senza parole
con il capo in fondo si alzano ed è già il conto
Volti sconosciuti altri molto noti che
sfidano la notte e i bagliori tiepidi
che si vedono spuntare all'improvviso
quando tutto è già finito
E le trovi nei bar
con la spesa sul tram
certe hanno anche un figlio
e un marito coniglio
Altre sono chissà
a curarsi l'età
le ferite che il mondo
ha lasciato giù in fondo
(Orchestra)
Lucciole che ballano senza nascondersi
anche se non vogliono devono accendersi
aspettando il giorno
senza neanche un sogno
per tornare sulle strade
che finiscono davanti al buio
marciapiedi pieni di colore umano
Qui non ci son stelle
sono andate …a farsi belle!
(LUCCIOLE, dall'album “Non c'è stato il tempo” – Le parole del mio tempo)
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