LA VITA STA ANDANDO VIA


La vita sta andando via con il suo carrozzone pieno di cianfrusaglie e di cose vetuste che non servono più. Sta andando via come il giorno al tramonto, un fiore che appassisce dopo essersi nutrito di luce e di vento fino a divenire un sottile pezzo di carta tra le pagine di un diario che non leggi più.

La vita sta andando via mentre si consuma alle tue spalle l’ultimo insulto di chi è rimasto indifferente ai tuoi dispiaceri, al tuo bisogno di cancellarli come si fa con una gomma sopra uno scarabocchio.

Sta andando via la vita che hai tanto amato e desiderato fino a immaginarla diversa, colorata, piena di sorprese, di abbracci mancati e di occasioni di riscatto dopo aver accumulato sul tuo cammino polveri di cenere e di delusione.

La vita sta andando via sul tuo viso struccato che si fa fatica ad indovinare l’antica giovinezza e il candore acerbo degli anni passati. Come una maschera che si leva per mostrare rughe incipienti, solchi oscuri  che si propagano sul manto epidermico incerto ed indefinito.

Sta andando via la vita per ogni attimo sprecato, per ogni indugio, per ogni respiro trattenuto in luogo della spensieratezza, della voglia di far emergere l'anima fanciullesca che non invecchia mai.

La vita sta andando via ed è una sola, bella ed intrigante, dolorosa e rigenerante, multiforme e multi-ingrediente, come una pietanza che può piacere o disgustare a seconda della parte che si sceglie di mordere.

Fermala questa vita che sta andando via
... come un aquilone che ti scappa di mano per liberarsi e svanire nel cielo.

Fermala questa vita che sta andando via
... che ancora ti sta aspettando per essere afferrata, graffiata, accarezzata.

Fermala questa vita che sta andando via
...  indulgente, benevola, redenta e riconciliatrice.

Fermala questa vita che sta andando via
prima che scappi via da te
Per sempre.

L’AMORE SENILE


Non c’è più inibizione nell'amore senile anche se le relazioni adolescenziali dei nostri tempi hanno bruciato tutte le tappe. Il periodo dell’infanzia si è ormai ridotto notevolmente che si smette quasi subito di giocare per diventare adulti troppo presto. Ma dopo una maturità più o meno lunga si arriva alle porte della senilità con un’esplosione dei sentimenti che libera gli antichi retaggi.

Cambia il modo di guardarsi, di sfiorarsi e di accarezzarsi, nell'amore senile prevale il disincanto ma anche la voglia di recuperare il tempo perduto specie se nel frattempo i sentimenti si sono appiattiti e non hanno più lo stesso slancio e la stessa energia della prima giovinezza.

Si cerca di indovinare nell'altro quello che si è stati un tempo, avidi ricordi che riaffiorano come quando si rispolvera un album di fotografie dai contorni confusi e sbiaditi. E se il respiro si fa affannoso per colpa di qualche acciacco, è solo un sospiro che un abbraccio caldo ed affettuoso saprà controllare.

Scivolano le mani nell'amore senile su percorsi languidi e irregolari raccogliendo qua e là briciole di emozioni prima che il vento se li porti via per sempre. Nel focolare della stanza che somiglia ad una nuvola nel cielo si consumano gli ultimi spiccioli dell’antica passione e ci si addormenta sognando di risvegliarsi ancora insieme.

L’amore senile è la linfa di una gioiosa vecchiaia, la vitalità che esplode a dispetto dei segni del tempo, l’argento indorato dal sole, il cuore che batte a mille per sentirsi ancora vivi. E’ un film che si riavvolge dall'inizio per riscrivere daccapo una storia in bella copia senza  cancellature.

L’amore senile è l’eterno in un attimo, lo sguardo proteso all'orizzonte, un sorriso luminoso e raggiante che si apre sul mondo per accogliere un nuovo mattino.

LA CERTEZZA DI AVERTI


La certezza di averti è la paura di perderti, il saperti distante ma raggiungibile in qualsiasi momento mi procura sollievo e conforto. Quando tutto è scontato e banale, diventa poco importante, così che le persone e le cose non ci appartengono più. 

Il senso della vita è non pensare mai all'invariabilità delle reazioni e delle relazioni, perché tutto si evolve o s’involve a seconda di come orientiamo i nostri comportamenti. Non esiste la staticità dei sentimenti ma la loro dinamicità ed estrema mutevolezza. Si può amare di più o di meno ma mai allo stesso modo.

Anche l’odio può aumentare o diminuire alla stregua dei buoni sentimenti, perché tra il bene e il male ci passa sempre un centimetro di differenza. Pianificare la propria vita affinché tutto vada sullo stesso binario è solo una sospensione, più o meno lunga, della vita stessa. È come trovarsi ad un incrocio e non decidere quale direzione prendere, così che si rimane sempre allo stesso punto senza crescere mai.

Del doman non v’è certezza”, scriveva Lorenzo de’ Medici nella poesia Canzona di Bacco, scritta nel 1490 in occasione del carnevale. Esortazione a vivere il presente prima che la giovinezza svanisca ma anche un monito: cogliere l’attimo nel momento stesso in cui lo si vive senza pensare al passato o al futuro.

Oscar Wilde era un fautore dell'incertezza come la migliore delle certezze: Credere è molto noioso. Dubitare è profondamente avvincente. Essere sul chi va là è vivere. Farsi cullare nella certezza è morire.

Il tema della certezza (e del suo contrario) è affrontato anche nel film Into the wild dove si narra la vera storia di Christopher McCandless, un giovane benestante che rinuncia alle certezze materiali della vita per andare a vivere nei ghiacci dell'Alaska : C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo.

Carpe diem, cogli l’attimo.

Indietro non si torna.

Carpe diem, cogli l’attimo.

Domani è già tardi.

Ecco perché la certezza di averti…

…è la paura di perderti.

LA SECONDA VOLTA


Ero così soddisfatto della mia prima volta che avevo deciso di riprovarci non appena se ne fosse presentata l’occasione. Avevo provato il classico brivido sulla schiena, uno scombussolamento totale dalla testa ai piedi che mi aveva reso per pochi interminabili minuti schiavo di un’emozione forte ed incontrollabile.

A pensarci bene quella mia prima volta aveva avuto su di me un effetto quasi ipnotico, come se fossi stato rapito da una goduria intensa e dirompente da sperare che non finisse mai o, quanto meno, che durasse per il tempo necessario da tenerla in serbo nei momenti meno emozionanti della mia vita.

Paragonavo quell'esperienza al modo di alimentarsi degli scoiattoli, animali previdenti che in estate fanno scorta di cibo per l’inverno. Insomma, ero così inebriato dalla mia prima volta che pensavo potesse bastare nei periodi di carestia in cui ci sarebbe stato poco o niente da procacciare.    

Ora vi chiederete che cosa mi sarà capitato per essere così su di giri. Per darvi un indizio, immaginate di trovarvi in un castello incantato popolato da dame, servitori, giullari e musicanti. Un corteo di gente dal quale voi, nelle vesti di un re o di un principe, siete serviti e riveriti come un prete sull'altare.

Quale migliore occasione per avere tutto a portata di mano con un semplice schiocco delle dita? Una dama da accogliere nel proprio giaciglio per essere piacevolmente coccolato; una squadra di servitori per soddisfare ogni desiderata prelibatezza; dei giullari che si esibiscono con giochi strabilianti e, infine, un’orchestra per allietare ore vuote e senza brio.

I piaceri della vita che si materializzano a comando, brividi intensi che filtrano nel sangue e si propagano nel tessuto epidermico, occhi che si chiudono in senso di beatitudine mentre tutto si compie e si risolve in un’esplosione orgasmica.

Peppino, il mio amico invidioso e ficcanaso, aveva cercato in tutti i modi di saperne di più:

“Allora Guerrino, com'è stata la tua prima volta?”
“Sapessi! Una goduria di quelle che non si scordano mai.”

Peppino si era fatto prima rosso e poi paonazzo ed io mi divertivo a vederlo così divorato dall'invidia.

“Ma va! E che cosa ti è preso mai? Una sfrenata lussuria?”
“In un certo senso è stato proprio così: una lussuria che mi ha pervaso tutto il corpo al punto che avrei replicato volentieri.”
“E perché non lo hai fatto?”
“Lo farò stasera e sarà la seconda volta.”

Per l’occasione mi ero vestito in ghingheri: abito scuro e una camicia di seta sbottonata al punto giusto da far intravedere i miei pettorali ben sviluppati frutto di duri esercizi in palestra.

“Posso venire anch'io? Dai che ti faccio compagnia.”
“No che non puoi, reggeresti il moccolo. E poi nel posto dove devo andare è tutto esaurito.”
“ E va bene”, fece il mio amico con tono rassegnato, “però mi racconti tutto più tardi.”

Ho lasciato Peppino con la promessa che gli avrei riferito ogni cosa nei minimi particolari. Ho preso la moto e con la mia compagna Stefania mi sono involato alla volta di “Ciro ‘o scugnizzo”, il ristorante a picco sul mare dove ho scoperto una zuppa di pesce da leccarsi i baffi. Siamo entrati nel locale ed io non vedevo l’ora di gustarmi la mia seconda volta.

LA SECONDA VOLTA

Racconto breve
di
Vittoriano Borrelli

(Ogni riferimento alla realtà è puramente casuale)