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Tanto
vituperato da essere bandito quasi quanto il temibile corona-virus, il festival
di Amadeus è stato invece un successo senza precedenti, con un pubblico
di telespettatori sempre in crescendo dalla prima all'ultima serata. La
settantesima edizione, quella del venti-venti, ha battuto tutti i record d'ascolto che non si registravano da oltre un decennio.
A
buon diritto il bravo Amadeus si è guadagnato il nomignolo di Amarecord
per il successo conseguito, tanto da essere seriamente candidato a fare il bis
per la prossima edizione. Ma qual è il segreto di cotanto consenso? Forse la
variabilità dello show, mai uguale a se stesso, capace di offrire uno
spettacolo dalle multiformi sfaccettature e di attirare un pubblico variegato,
dai più giovani ai più attempati. A partire dalla conduzione che ha visto al
fianco di Amadeus la partecipazione di Fiorello, che è una garanzia, e di
Tiziano Ferro sempre molto apprezzato dai suoi fans.
Bene
anche le collaboratrici di turno, fra tutte, Rula Jebreal, giornalista di
origine israeliana, con il suo toccante monologo contro la violenza sulle donne.
Altrettanto azzeccata la scelta degli ospiti, quasi tutti italiani, da Albano
e Romina Power presentati dalla figlia Romina junior, al ritorno dei Ricchi
e Poveri nella loro formazione originaria con Marina Occhiena, la
bionda silurata quasi quarant'anni fa per una tresca con il compagno della
brunetta Angela. Più discutibile la presenza di Benigni i cui messaggi
“proletari” sono apparsi in contrasto con il suo lauto cachet.
Fra
tutti, merita una citazione a parte la commovente esibizione di “Io sto
con Paolo”, eseguita con la presenza sul palco di Paolo Palombo
colpito a soli 18 anni dalla SLA. Il brano, cantato dal rapper Kumalibre
con l’assistenza del fratello di Paolo, Rosario, che ha gestito il
monitor per la comprensione del testo da parte dello sfortunato ragazzo, ha
emozionato la platea e il pubblico televisivo. Un momento di forte pathos e di
spettacolo intelligente.
Sul
fronte della musica hanno fatto discutere le esibizioni alla Renato Zero prima
maniera di Achille Lauro, cantautore controverso ma con un folto
pubblico giovanile al seguito, e la squalifica di Morgan in coppia con Bugo
per aver contravvenuto alle regole del festival: nella fattispecie il cambio
provocatorio del testo da parte dell’ex di Asia Argento che ha suscitato le ira
di Bugo che ha abbandonato la scena.
Vince
Diodato ma nel complesso le canzoni presentate sono state di buon
livello sia pure con qualche bocciatura.
Ecco le mie pagelle (in ordine di classifica
finale):
- DIODATO: Fai rumore. Vince il meno favorito alla vigilia. La canzone è orecchiabile ed è ben interpretata dal cantautore tarantino. Voto 7
- FRANCESCO GABBANI: Viceversa. Non ai livelli di Occidentali’s Karma, brano con cui conquistò la vittoria tre anni orsono, questo Viceversa è comunque di buona fattura con un testo che inneggia alla reciprocità delle relazioni affinché durino nel tempo. Voto 7,5
- PINGUINI TATTICI NUCLEARI: Ringo Starr. Forse la vera sorpresa del festival con un’esibizione sulla scia dello Stato Sociale, gruppo pop che partecipò alla kermesse nel 2018 con “Una vita in vacanza”. Piacevole. Voto 7
- LE VIBRAZIONI: Dov’è. Brano dalle ampie sfumature autobiografiche che racconta il mal d’amore di Sarcina con l’ex compagna, è stato a lungo in lizza per la vittoria finale. Gradevole. Voto 7
- PIERO PELU’: Gigante. Pelù debutta a Sanremo con un’esibizione rock alla sua maniera. Brano orecchiabile e di sicuro successo. Voto 8
- TOSCA: Ho amato tutto. Le qualità canore di Tosca non si discutono ma la melodia poteva essere migliore. Voto 6
- ELODIE: Andromeda. Ritmo incalzante e buona esibizione. Piace già a molti giovani. Voto 7
- ACHILLE LAURO: Me ne frego. A parte l’impatto scenico, discutibile quanto si vuole ma efficace nel messaggio anticonformista che ha voluto trasmettere, il brano è già uno dei più ascoltati alle radio. Voto 7+
- IRENE GRANDI: Finalmente io. La mano di Vasco Rossi, autore del brano, si vede e si sente. Non ripete però la più collaudata “La tua ragazza sempre”, scritta per lei qualche anno fa dallo stesso Vasco. Voto 6
- RANCORE: Eden. Carina ma…senza rancore. Voto 6-
- RAPHAEL GUALAZZI: Carioca. Ballabile e orecchiabile, in linea con il Carnevale brasiliano di questi tempi. Voto 6
- LEVANTE: Tikibom bom. Il titolo sembra la marca di un chewing gum. Ma niente più. Voto 5-
- ANASTASIO: Rosso di rabbia. Lo siamo anche noi, a dispetto del testo nettamente migliore dalla solita melodia rap. Voto 4
- ALBERTO URSO: Il sole a est. Il brano è di gran lunga inferiore alle qualità canore di Urso. Voto 4
- MARCO MASINI: Il confronto. Forse il testo più intenso e introspettivo. Non male. Voto 7
- PAOLO JANNACCI: Voglio parlarti adesso. A parte la somiglianza impressionante con il compianto papà Enzo, la canzone e il testo sono ottimi. Posizione in classifica immeritata. Voto 8
- RITA PAVONE: Niente (Resilienza 74). Gli anni passano ma la voce è sempre giovane e graffiante. Rita non sfigura e meritava maggior fortuna. Voto 7
- MICHELE ZARRILLO: Nell'estasi o nel fango. Più estasi che fango. Buon ritmo e melodia. La classifica non lo premia ma il brano avrà maggior successo in quella che conta di più. Voto 7
- ENRICO NIGIOTTI: Baciami adesso. Un passo indietro (forse due), rispetto alla canzone dedicata al nonno presentata un anno fa (Nonno Hollywood). Voto 5
- GIORDANA ANGI: Come mia madre. Non ripete i successi conseguiti ad Amici. Canzone impegnata. Forse troppo. Voto 5,5
- ELETTRA LAMBORGHINI: Musica (E il resto scompare). Brano da discoteca eseguito da una cantante improvvisata che si è tolta lo sfizio di esibirsi a Sanremo. E’ già scomparsa. Voto 5
- JUNIOR CALLY: No grazie. Per lo meno è educato. Ma nulla più. Voto 4
- RIKI: Lo sappiamo entrambi. Parabola discendente per l’ex vincitore di Amici di qualche anno fa. Voto 4
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