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L’annuncio shock di Papa Benedetto XVI delle proprie
dimissioni da Pontefice con effetto dalle ore 20,00 del 28 febbraio p.v., ha
destato scalpore e sgomento in ogni parte del mondo.
Papa Ratzinger, eletto nel 2005 come successore del compianto Papa Wojtyla, ha giustificato questa sua decisione, -che ha pochissimi precedenti nella storia ecclesiastica-, con
l’avanzare dell’età che non gli permetterebbe di proseguire l’Alta Missione nelle migliori condizioni fisiche.
Questo gesto di abdicazione, che
ricorda quello di alcuni pontefici nell'era del potere temporale (l’ultimo caso
di dimissioni risale ad oltre sette secoli fa ad opera di Celestino V), merita rispetto pur lasciando più di un dubbio per i
tempi, i modi e l’inusualità della rinuncia.
A molti è sorto spontaneo il
paragone con Papa Giovanni Paolo II che
fino all'ultimo istante, nonostante le precarie condizioni di salute, volle
portare a termine il suo pontificato perché, come confidò allo stesso Papa
Ratzinger è “una responsabilità unica
data dal Signore e che solo il Signore può ritirare".
E’ vero che la grandezza di Papa Wojtyla, che seppe unire le
coscienze più contrapposte, raccogliere e avvicinare i giovani alla fede
religiosa pur nel rispetto delle sue diverse manifestazioni, avrà rappresentato
per il Papa dimissionario un’eredità di gran peso, non scevra di termini di confronto
agli occhi e nel cuore dei fedeli di tutto il mondo.
Può anche darsi che il
susseguirsi delle vicende sulla pedofilia di alcuni sacerdoti, e da ultimo sul
“femminicidio “ denunciato del tutto
impropriamente dal parroco di Lerici, hanno destato imbarazzo e disorientamento
negli ambienti vaticani, tali da rendere più difficile e conflittuale il
sentimento di appartenenza e di identificazione religiosa, già fortemente in
crisi per le divampanti disgregazioni sociali.
Si aggiunga il recente scandalo
del “Corvo”, ovvero l’indebita
sottrazione di alcune carte del Papa ad opera del suo maggiordomo Paolo Gabriele, che avrà probabilmente
inferto il colpo finale all'attuale Vescovo di Roma, inducendolo a prendere una
decisione “storica” che può anche essere letta come inadeguatezza nell'affrontare le grandi questioni della Chiesa.
Lo stesso discorso di Papa Ratzinger sulle divisioni che deturpano la Chiesa, pronunciato in occasione dell’omelia del
mercoledì delle ceneri, sembra fornire motivazioni più ampie di quelle ufficialmente esposte.
Sono dubbi e domande che forse
non troveranno risposte, ma che si propagano come una voragine nel vuoto che resta…
Commenti
Si dice "morto un papa se ne fa un altro" a rappresentare la "naturale" consequenzialità degli eventi.
RispondiEliminaPersonalemente tale rinuncia, a mio avviso, rappresenta un allontanamento della chiesa da qulle che sono le leggi naturali preordinate a cui la chiesa stessa soggiace.
Tale aspetto mi inquieta poichè evidenzia il ritorno al "dominio temporale della chiesa" poichè vengono introdotte logiche aziendalistiche ( quando lei dice "...essere letta come inadeguatezza nell'affrontare le grandi questioni della Chiesa...).
In sostanza il Papa si dimette perchè non ha raggiunto gli obiettivi assegnati.
Che sia uno dei segreti di Fatima??
E' una chiave di lettura che condivido. Grazie per il commento.
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