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UNA VITA DIVERSA

SANREMO 2013: LE MIE PAGELLE


Cala il sipario sulla 63esima edizione del Festival di Sanremo ed è tempo di bilanci. Gli ascolti record hanno premiato la coppia “Fabio Fazio - Luciana Littizzetto, che hanno condotto la kermesse canora più importante dell’anno con professionalità, ironia e capacità di tenere incollati al televisore, in media, oltre 12 milioni di telespettatori. 

In questi tempi di austerity e di spending review è sicuramente un dato eccezionale, come sottolineato dallo stesso direttore di RAI 1, Giancarlo Leone, che ha parlato di “segno di discontinuità con i parametri di business del passato” nell'obiettivo di arrivare al pareggio tra le entrate e i costi della manifestazione.

La formula della doppia canzone dei concorrenti è certamente innovativa, ma andrebbe sviluppata meglio nei tempi della scelta. Le canzoni vanno ascoltate più di una volta prima di esprimere un giudizio più aderente al proprio gusto personale. In qualche caso la scelta di un brano anziché dell’altro, non è sembrata molto condivisa ed ha lasciato più di un rimpianto anche da parte degli stessi cantanti. Ma tutto è migliorabile.

La parola adesso passa alle vendite e agli ascolti post – Sanremo, perché si sa che per la musica, come nella vita, gli esami non finiscono mai.

Infine, ecco le mie pagelle sulle canzoni in gara con una precisazione: si tratta di giudizi esclusivamente personali, frutto della mia esperienza di musicista e paroliere, senza nulla offendere agli interpreti e ai loro beniamini.

Marco Mengoni (L’essenziale): L’X-Factor 2010 sbanca il Festival con un brano molto godibile e orecchiabile che conferma i pronostici della vigilia. Al primo ascolto è stato subito … colpo di fulmine! 
Voto 8.

Elio e le Storie Tese ( La canzone mononota): Si consolano con il premio Miglior arrangiamento e quello della critica (forse esagerato) dedicato a Mia Martini. La loro canzone esalta le qualità stilistiche della band ma non sembra bissare il successo ottenuto con “La terra dei cachi”. Voto 6,5.

I Modà (Se si potesse non morire): Brano ripetitivo del loro repertorio, che nulla aggiunge e nulla toglie. L’onda di “Viva i romantici”, album tuttora presente nelle superclassifiche, ha dato una grossa mano al loro terzo posto. Voto 6

Chiara (Galiazzo) (Il futuro che sarà): Mastodontica, da incutere timore anche al più imperterrito dei latin lover, la vincitrice della sesta edizione di X-Factor, sfodera una canzone che non eccelle ma che esalta le sue ottime qualità canore. Voto 7.

Malika Ayane (E se poi): Di bello ha la schiena tatuata e una gestualità che ricorda quella delle bambine alle prime recite scolastiche. Il brano sembra una reminiscenza del “già sentito”, ma è comunque orecchiabile. La voce gradevole di Malika merita un repertorio migliore. Voto 6,5.

Maria Nazionale (E’ colpa mia): E’ sicuramente “colpa sua” se è andata a Sanremo pensando di essere al Festival di Napoli. Personalmente mi piaceva l’altra canzone (“Quando non parlo”) di Enzo Gragnaniello, precipitosamente bocciata dalla giuria. Voto 5.

Simone Cristicchi (La prima volta che sono morto) Ha presentato un testo ironico, ben scritto e fedele al suo stile. Ma niente di più. Voto 6.

Almamegretta (Mamma non lo sa): Durante la loro esibizione ho temuto che l’audio del mio televisore non funzionasse bene. La voce del solista sembrava provenire dall'oltretomba  Non si è capita una sola parola, tranne il refrain “Mamma non lo sa” (e invece dovrebbe saperlo). Meglio che tornino nell'anonimato. Voto 4.

Marta sui Tubi (Vorrei): La formula delle due canzoni proposte dai cantanti è sicuramente innovativa, ma per loro ci sarebbe stato bisogno di … una terza. Voto 4.

Raphael Gualazzi (Sai, ci basta un sogno): Canzone accettabile per gli amanti del genere. Si notano l’ottima performance al pianoforte e una voce che forse tende troppo ad imitare (l’inimitabile) Pino Daniele. Voto 5.

Annalisa (Scintille): Fa “scintille” con una performance degna della scuola di Amici. Si consolerà con  le vendite e gli ascolti post - Sanremo. Voto 6.

Daniele Silvestri (A bocca chiusa): La sua esibizione ci ha fatto restare, come il titolo della canzone, “a bocca chiusa”. Nessun  commento da fare. Voto 5.

Simona Molinari (e Cincotti) (La felicità): Non è la felicità di Romina e Albano anche se il pezzo è di tutt'altro genere. Senza infamia e senza lode. Voto 5.

Max Gazzè (Sotto casa): La sua ballata evoca la nostalgia dei reduci della Siberia. Forse il coro dell’Armata rossa, che si è esibito nella prima serata con Toto Cutugno, era ancora presente dietro le quinte per intonare il refrain finale.  Non sarà indimenticabile. Voto 5.

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