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Le recenti elezioni
amministrative per il rinnovo di alcuni consigli comunali hanno fatto
registrare un deciso calo degli elettori, reso ancora più marcato con il turno
di ballottaggio del 9-10 giugno, u.s., che ha visto coinvolte città importanti
come Roma capitale.
Rispetto al 1° turno, vi è stata
una significativa flessione del numero dei votanti, sceso in media del 11,25%,
contro la quale nemmeno il cattivo tempo degli ultimi sussulti dell’inverno
(data la latitanza della primavera) è servito ad invogliare gli elettori più
refrattari o inclini alle gite fuori porta.
La media nazionale dei votanti è
stata del 48,51%, come dire che la maggioranza degli italiani ha preferito la
strada dell’astensione anziché quella della partecipazione democratica.
Questa disaffezione, mista a
stanchezza e delusione degli elettori verso le istituzioni, già peraltro
avvertita con le recenti politiche del febbraio scorso, appare ancor più
significativa se si pensa che l’interesse dei cittadini, almeno a livello
locale, dovrebbe essere maggiore.
Sono finiti i tempi in cui le
consultazioni elettorali rappresentavano il momento topico dell’espressione
della volontà popolare, diritto/dovere primario e assoluto che i padri della
nostra Costituzione avevano voluto imprimere nei principi fondamentali
all'indomani dell’infausta esperienza del fascismo.
Chi non ricorda quel bellissimo
film del 1963, “Gli onorevoli” in cui
uno straordinario Totò recitava la
parte di Antonio la Trippa, candidato
alle politiche, che per ottenere il consenso popolare tormentava i suoi
condomini ripetendo da un imbuto a mo’ di megafono la mitica frase “Vota Antonio”. Sublime un passaggio del
film in cui il grande comico napoletano pronunciava la battuta: “A proposito di politica, ci sarebbe qualche
cosarella da mangiare?”
La pellicola, che è un ritratto
di sottilissima ironia, si conclude nell'episodio in questione con la presa di
coscienza del personaggio La Trippa sui torbidi affari della politica che lo
porterà a rinunciare alla sua candidatura per difendere i veri principi morali.
Oggi come ieri le cose non sono
cambiate molto anche se di acqua ne è passata sotto i ponti; la questione del “politicamente corretto” (o del suo
rovescio che è lo stesso), lungi dall'essere risolta, ha assunto proporzioni ancora
più significative. Manca la politica del “fare” in luogo di quella del “mal-fare”, mancano
precisi punti di riferimento da prendere a modello, a cominciare dalla
famiglia, ormai fortemente in crisi.
Manca, in altri termini,
quell'insegnamento che lo scrittore statunitense H. Jackson Brown junior ha saputo ben racchiudere in queste poche ma
significative parole: “Vivi in modo che quando i tuoi figli
penseranno alla correttezza e all'integrità penseranno a te.”
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