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Era
soprannominato “lo scapolo di bronzo” per le sue immancabili défaillance
nei confronti del gentil sesso. Rolando Galletto, di nome e di
fatto, riusciva a collezionare un numero anche considerevole di appuntamenti
con donne facili e piacenti, ma quando arrivava al dunque, ecco che le
sue parti basse restavano inoperose e non davano segni di vita.
Avete
presente una macchina che non vuole sapere di partire? A Rolando
accadeva qualcosa di simile: la chiave di accensione, pur inserita a
dovere, non procurava al motore nessuna reazione se non un cupo
borbottamento che sapeva tanto di derisione o di sfottò per i tentativi
goffi e disperati dell’infausto automobilista.
Per
Rolando era una mortificazione che si ripeteva puntualmente ad ogni incontro galante.
A nulla servivano i preparativi che pure riusciva ad allestire con cura
e dovizia di particolari. Tutto era pensato a puntino, dall'abbigliamento
sempre alla moda, alla location del ristorante o del night club
scelti a seconda della personalità dell’accompagnatrice: rustici o artigianali
per le amanti della natura e delle tradizioni, sofisticati ed eleganti per quelle
più esigenti.
Ma
le varie Antonietta, Cristina, Rossella o Cesarina si susseguivano come figure
femminili stereotipate che partecipavano ad una festa in cui mancava la
classica ciliegina sulla torta. Era come se al momento dell’assaggio il dolce
si sgretolasse e colasse dalla forchetta ancor prima di essere assaporato.
“Sai
qual è il tuo problema?”, provai ad indagare un giorno in cui Rolando si
presentò a casa mia tutto mogio e demoralizzato.
“Spara.”
“Il
profumo. Ne fai uso in gran quantità. Anche adesso che sei entrato da appena
cinque minuti e hai già infestato tutta la stanza.”
“Che cos'ha il mio profumo? Le donne lo adorano.”
“Sembra”,
sogghignai con una risatina di tre note in crescendo.
“L’ho
letto da qualche parte. Il profumo può essere una delle cause dell’impotenza
maschile.”
“Stai
scherzando?”
“Mai
stato così serio. Dovresti lavarti solo con acqua e un pizzico di sale, senza
aggiungere altro.”
“Capirai!
Io che sudo anche d’inverno, sai che bell'odore!”
“Fidati”
rassicurai il mio amico titubante con una pacca sulla spalla.
“ E
poi sai come diciamo noi napoletani? L’omm addà puzzà!”
Forse
fu per disperazione o per stanchezza per i tanti tentativi a vuoto che Rolando,
come mi raccontò qualche tempo dopo, decise di eseguire alla lettera tutti
i miei consigli.
Quella
sera si presentò a casa di Cecilia, che aveva conosciuto da poco, con un
paio di jeans e una camicia bianca a maniche rivoltate, sbottonata al punto
giusto da mostrare nell'ampia apertura ciuffi di peli scuri e ricciuti.
Soprattutto si era raccomandato di non mettersi, come gli avevo suggerito,
nemmeno una goccia di profumo.
Arrivati
al dunque, Cecilia e Rolando si accomodarono sul divano e iniziarono a
pomiciarsi. Tutto sembrava funzionare alla perfezione, la virilità di
Rolando sprizzava da tutti i pori come non gli era mai capitato. ‘Vuoi
vedere che quel genio del mio amico aveva ragione?’, pensò tra sé, mentre
con una mano prese a sbottonare la camicetta di Cecilia.
Sarà
stato l’impeto o l’eccessivo entusiasmo, fatto sta che Rolando andò a
cozzare con la testa contro la mensola sopra il divano facendo cadere la
boccetta di profumo che vi era appoggiata. Tutto il liquido si cosparse sui
corpi dei due amanti emanando nell'aria un odore forte e inebriante.
Risultato?
Fine dell’incantesimo. Tutto si dissolse in un secondo e quella serata
che doveva essere per il mio amico sventurato immemorabile, si aggiunse alle
altre come le cose effimere che svaniscono allo spegnersi di un
fiammifero.
LO SCAPOLO DI
BRONZO
Racconto breve
di
Vittoriano
Borrelli
(Ogni riferimento
a fatti o a personaggi reali è puramente casuale)
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