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Ognuno
di noi ha un lato oscuro che si annida in qualche parte nascosta della
propria anima. A volte invisibile, a volte no, ma quando si manifesta è
preponderante, dominante, incalzante come la pressione sanguigna che trasforma
le percezioni e tutto diventa rigenerativo o degenerativo.
Non
si è mai buoni o cattivi fino in fondo, e del resto l’uno non c’è
se non esiste l’altro. Sono connotazioni dell’essere contrapposte ma in un
certo senso complementari tra loro, una sorta di dipendenza giustificativa del
proprio rivelarsi in luogo dell’altra.
“L'uomo
non è veracemente uno, ma veracemente due.” Lo scriveva Robert Louis Stevenson
nella sua opera più celebre Lo strano caso del dottor Jekyll e del
signor Hyde, pubblicata nel 1886 con un successo senza precedenti
nella storia della letteratura horror. Metaforica rappresentazione della doppia
personalità che si manifesta o regredisce attraverso la pozione imbevuta
dal protagonista per soppiantare la parte peggiore di sé.
Sulla
scia di una corrente letteraria che predilige l’analisi (e la
retro-analisi) dell’animo umano ambiguo
e distruttivo, l’opera di Stevenson anticipa il tema dello sdoppiamento che
qualche anno più tardi (1890) il suo coevo Oscar Wilde riproporrà ne “Il
ritratto di Dorian Gray”. Anche qui il patto con il diavolo
suggellato dal protagonista farà emergere il lato oscuro della perdizione
e dei facili costumi, l’eterna giovinezza in cambio dell’anima che Dorian
vedrà imbruttirsi attraverso la deturpazione del suo ritratto.
Al
di là dei corsi e ricorsi della letteratura, il lato oscuro è una costante che
si rivela in tutte le forme possibili e in ogni tempo, passato, presente o
futuro. In antropologia criminale sono note le due teorie contrapposte
che assegnano ora alla componente genetica ora a quella ambientale l’origine
del Male. Ma v’è anche una terza spiegazione che combina entrambi i
fattori ed è forse la più plausibile.
Posto
che ciascuno di noi è naturalmente predisposto al Bene o al Male, sono
le componenti ambientali date dall'educazione ricevuta, dagli incontri e dalle
relazioni che si allacciano ad orientare le scelte di vita facendo
emergere la parte migliore o peggiore di se stessi.
Insomma,
la naturale inclinazione ad assumere comportamenti positivi in luogo di quelli
negativi (e viceversa) è più o meno marcata a seconda di ciò che ha
rappresentato il proprio vissuto. E del resto non si può comprendere a
fondo il benessere interiore e la beatitudine dei sensi se non si è provato dolore,
ansia, sofferenza, sicché il lato oscuro emerge proprio dalle ferite che non si sono rimarginate.
Quelle
ferite che non si vedono ma che fanno più male.
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