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Dopo
il successo di “Dimmi come mai”, ecco un giallo intrigante e ben
confezionato dal duo Alessandra Alioto e Rosalba Repaci che
appassiona e fa riflettere sulle vicende narrate in una casa di riposo di
Genova. Qui la morte di un’assistita per un’ “overdose” di acqua
bollente nella vasca da bagno in cui era immersa, fa gettare i sospetti
sull'infermiera Angela, accusata di negligenza e sospesa dal servizio in attesa
delle indagini del Maresciallo De Scalzi.
La morte,
come fatto ineluttabile che accomuna gli ospiti di Villa Graziosa,
diventa lo spunto per raccontare la loro condizione di vita nell'ultimo tratto
che li separa dalla fine. Significativa è la descrizione della struttura
divisa su tre piani: il piano terra destinato
agli uffici e servizi, il primo frequentato da ospiti ancora lucidi e autosufficienti,
e il secondo dagli anziani colpiti da demenza senile. Una descrizione che
ricorda il purgatorio dantesco, una piramide a scalare in cui la
beatitudine sembra essere inversamente proporzionale alla consapevolezza del
vivere e dell’essere ancorati, fino al momento del “trapasso”, ai patemi
e alle sofferenze terrene.
La
ricerca del colpevole, che pure incuriosisce il lettore spingendolo a
divorare le pagine del libro, quasi passa in secondo piano rispetto
all'impronta psicologica che le autrici hanno saputo imprimere ai personaggi
della storia, tutti ben descritti e radicati in un tessuto sociale molto
aderente alla realtà.
Come
la raffinata Evelina, ospite della struttura dotata di una dolcezza
infinita, che ancora si commuove per le piccole cose e fa battere il cuore per
il “coinquilino” Aldo, a sua volta impegnato a ricucire il rapporto con
sua figlia, occasione di riscatto che la vita concede a tutti anche se si è all'ultimo
percorso. O come Bruno, ospite brontolone ma dalla battuta sempre
pronta, o la timida e insicura Iole, sua partner in tante memorabili
partite a carte. E che dire del Maresciallo De Scalzi? Personaggio dinamico
e brillante che si fa aiutare nelle indagini dal brigadiere Ippolito,
accoppiata che ricorda, per certi versi, il duo Rocca-Cacciapuoti di una
fortunata serie televisiva. E sullo sfondo ( ma non troppo), la storia d’amore
tra Gilda, capo sala di Villa Graziosa, e Paolo, figlio
della vittima, a suggellare la solidità delle emozioni semplici, quelle che
nascono in punta di piedi e che durano per sempre.
Insomma
ci sono tutti gli ingredienti per leggere tutto d’un fiato questo giallo
accattivante in cui si snodano tante storie e dove anche la morte
diventa dolce se … si fa attendere.
LA
TRAMA: La tranquilla casa di riposo “Villa Graziosa” di Genova è
messa in subbuglio dopo la morte di Franca, ospite della struttura trovata nella
sua vasca da bagno con la temperatura dell’acqua a 50 gradi. Un incidente? Una
disattenzione dell’infermiera Angela? Le indagini affidate al Maresciallo De
Scalzi scopriranno un mondo sconosciuto ai più, ma pieno di vitalità e di cose
ancora da raccontare per chi ha imboccato l’ultimo tratto della propria
esistenza. Il tutto a dispetto della morte, dolce o amara che sia …
LE
AUTRICI: Alessandra Alioto, di La Spezia, e Rosalba Repaci, di Genova,
hanno debuttato con successo nel 2014 con il romanzo “Dimmi come mai”. Educatrice
professionale, la prima, ed esperta nel sociale, la seconda, hanno rinnovato il
loro sodalizio con “La dolce morte” perché formula vincente non si
cambia. E c’è da giurarsi che sarà così anche stavolta.
UN
PASSO DEL ROMANZO: “ … il Parco di Nervi si popolava sempre di bagnanti
accaldati che dalla scogliera sottostante risalivano per godersi un po’ di
verde frescura. Tardavano soltanto i più sensibili, gli amanti della luce del
tramonto, di quel chiarore che si spegneva sulla linea d’orizzonte del mare,
quando l’aria calda iniziava a stemperarsi, il sole a infuocarsi e i rumori a
diventare ovattati. Entrando nell'acqua caldissima e limpida, si fermavano a
guardare il mare infinito, godendosi il silenzio.”
GIUDIZIO:
Cinque stelle per le brave autrici ligure. Tranne rarissimi casi, non si è mai
scrittori per caso. Per fare un buon libro ci vuole competenza, attenzione nei
particolari e pathos narrativo. Ingredienti che ci sono tutti ne “La
dolce morte”.
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