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C’è
chi passa metà della sua vita a cercare la felicità domandandosi
nell'altra che cosa sia mancato per non averla trovata. Succede, il più delle volte, per mancanza di sintonia relazionale tra le
proprie aspettative e la risposta ai comportamenti attesi. Dovrebbe essere tutto più
semplice e invece non lo è quando si vive in un tempo parallelo, diverso
e sovrapposto a quello reale, tangibile e immanente ma fortemente deludente.
Si
tende allora a virtualizzare ogni cosa sperando che tutto ciò che
si è idealizzato possa, come per incanto,
materializzarsi e trasporsi nel tempo effettivo riempiendo quel vuoto emozionale
che si è andato formando. Ma le persone non sono mai come le desideriamo sicché
il rimpianto, misto a delusione, diventa la molla che fa scattare l’allontanamento
e l’abbandono .
Il
tempo parallelo non invecchia mai, alberga nell'anima di chi si fa scudo
del suo divenire per affrontare le intemperie e le inquietudini in una sorta di
sopravvivenza, necessaria e unica. E’ figlio del dolore che non si è
superato nel tempo effettivo perché le ferite, quelle più profonde, non
si rimarginano mai.
C’è
un passaggio de “La
prossima vita”
in cui Leo e sua moglie Cinzia, ciascuno deluso dall'altro, decidono di
interrompere qualsiasi comunicazione tra loro salvo recuperarla, nel tempo
effettivo, con la cosa più materiale e scontata:
“Muti
di giorno, la sera sembrava fatta apposta per dare sfogo al nostro linguaggio
dei sensi e per ristabilire tra noi quell'equilibrio che la vita diurna pareva
mettere in bilico. Insomma, cercavamo di recuperare attraverso il rapporto
fisico il senso di appartenenza alle cose e alla realtà ed, alfine, alla nostra
stessa esistenza.
Quella
solitudine e quell'essere distanti, che di giorno ci faceva comportare come due
stranieri inibiti nel linguaggio e nella comunicazione interpersonale, di notte
si trasformava in una sorta di àncora di salvezza che ci restituiva, attraverso
la congiunzione carnale, il senso di essere una coppia che viveva sotto lo
stesso tetto e che, bene o male, doveva agire come tale, almeno fino a quando
la vita che ci eravamo imposti non sarebbe cambiata.”
Nel
tempo parallelo agisce il simbolismo, l’attesa e la speranza che tutto
possa cambiare da un momento all'altro. E’ l’antitesi di quello che si dice
comunemente: “La realtà supera l’immaginazione”, per indicare qualcosa
di straordinario e di inaspettato.
Invece nulla accade rispetto alle proprie aspettative e il tempo vissuto è qualcosa d’incompiuto, un cronometro che segna le rughe e il decadimento fisico mentre dentro tutto resta intatto e inesplorato.
Come un bambino perennemente in attesa che la porta di casa si spalanchi per fare entrare il sole.
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