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Quando
si ha freddo nell'anima non c’è fuoco che possa riscaldarla. E’ come
la neve che scende silenziosa depositandosi sulle nostre pareti interiori come bianche stalattiti che il tempo non
cancella.
Il
buco nell'ozono, le stagioni intermedie che non ci sono più, il disgelo
dei ghiacciai, tutto fuori si trasforma e s’intiepidisce, ma dentro sembra
che l’inverno abbia messo le proprie radici trovando terreno fertile in chi non
sa sorridere o non ha più voglia di farlo.
Non
si può essere felici per sempre e nemmeno soffrire in
eterno, ma di questi tempi c’è una generale tendenza ai comportamenti
mistificati che si ostentano quando si versa nell'uno o nell'altro stato d’animo. Quasi che la
realtà, così vuota di valori e di punti di riferimento, abbia imposto
certi modelli dell’agire sociale in cui a predominare è il
consenso di massa prima ancora che la condivisione consapevole
di ciò che si comunica.
Consenso
o asservimento ad un savoir-faire preconfezionato. Sembrano queste
le parole chiavi per far funzionare la macchina delle
relazioni sociali. Poco importa domandarsi se si è davvero felici o soddisfatti
di quello che si fa, perché ciò che conta è il giudizio che si
può trarre dalla vasta platea di uditori e osservatori.
In politica,
soprattutto in quella dei massimi sistemi, la ricerca del consenso (che non è
condivisione) rappresenta la regola per l’ascesa al potere, la
pregiudiziale che trascende in compiacimento e autoreferenza una volta varcata
la soglia della stanza dei bottoni.
Qualcuno
può obiettare che è sempre stato così, ma nei tempi moderni è cambiata la
modalità d’uso: l’alfabetizzazione informatica ha reso tutti
vittime e carnefici delle informazioni che veicolano nel web, con una
forza visiva capace di abbagliare l’immaginario collettivo in luogo della
riflessione.
Tutto
accade velocemente, e tutti si preparano allo stesso modo ad un altro Natale,
un’altra festa in maschera, salvo raccogliere i cocci di quello che resta di
un’allegria vagheggiante dopo aver mandato giù l’ultimo bicchiere.
Accade così che l’ultima neve non scende più dal cielo e non imbianca le montagne.
E’ il vuoto che resta quando si spengono le luci e i rumori si acquietano per far posto al silenzio, unico ed assordante.
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